La Russia - e il suo dominus Vladimir Putin - non erano mai stati così al centro dell’attenzione del mondo come negli ultimi due mesi. Sembrano tornati i tempi gloriosi in cui l’Unione sovietica sfidava in tutto il mondo gli Americani. Eppure, scricchiolii sinistri arrivano da una provincia che sembrava esser stata pacificata con la forza, una volta per tutte, e l’amico Erdogan, in visita a Kiev, non fa certamente sorridere Vladimir Vladimirovich.
La dittatura dello stato libero di… Cecenia
La Cecenia torna a far parlare di sé. Il Cremlino nega che la regione sia "fuori controllo", ma sempre più organizzazioni per i diritti umani e media russi lamentano che qualcosa di torbido stia accadendo e che la lunga mano del presidente Putin in Cecenia, l’ex ribelle e ora islamista filorusso Kadyrov, stia comportandosi in modo a dir poco inquietante. Nelle ultime settimane nella Federazione russa - e non solo nello stato federato ceceno - decine di parenti di critici di Kadyrov sono stati rapiti, secondo Amnesty International, compresi i membri della famiglia di Abubakar Yangulbayev, avvocato del Comitato contro la tortura, un gruppo russo per i diritti umani che ha denunciato gli abusi commessi da parte delle forze di sicurezza controllate da Kadyrov.
Prima di procedere, mettiamo le mani avanti: non si parla di una ONG finanziata dagli occidentali e intenta a preparare una rivoluzione colorata, ma di un’associazione di diritto russo, gestita da professionisti e intellettuali russi, perfettamente integrata e non sospettata di particolare attivismo contro il Cremlino.
Ebbene, il 20 gennaio, la madre di Yangulbayev, Zarema Yangulbayeva, da nubile di cognome Musayeva, è stata rapita dal suo appartamento a Nizhny Novgorod, a centinaia di chilometri dalla Cecenia, da uomini mascherati che hanno detto di essere poliziotti ceceni. Il giorno seguente, Kadyrov ha confermato che Yangulbayeva è attualmente detenuta in Cecenia, sostenendo che avrebbe aggredito un agente delle forze dell'ordine. Il leader ceceno non ha usato mezzi termini: ha sostenuto che è intenzione del suo governo di prendersi di cura dello stesso Yangulbayev, attualmente incarcerato in Cecenia, e che tutta la sua famiglia potrebbe presto ritrovarsi "in prigione o sottoterra". Nei giorni scorsi è arrivato al presidente Putin un videomessaggio registrato dallo stesso critico di Kadyrov, in cui esortava il leader russo a sostituire il suo uomo di fiducia con una persona “normale”.
Putin non ha menzionato la questione in pubblico, pur sollecitato. Il suo portavoce, Peskov, ha dichiarato il 21 gennaio che il Cremlino non aveva informazioni sul caso di Musayeva e dei suoi familiari e, comunque, di preferire non credere che sia avvenuto un rapimento. Sì, ha proprio detto così: preferisce non crederlo, quindi non lo ha escluso.
Erdogan e Putin: amici sempre in guerra
Alle cattive notizie interne russe, si aggiungono fatti e commenti dal summit turco-ucraino odierno: questa mattina, infatti, è atterrato a Kiev il presidente turco Erdogan. Lungi dall’essere solo una tappa della “mediazione” promessa a Putin nelle settimane scorse e per la quale la Turchia è disponibile a fare da ospite, la visita è stata l’occasione per firmare uno storico accordo di libero scambio, il cui l’obiettivo è di portare l’interscambio fra i due Paesi oltre i dieci miliardi di dollari, ma soprattutto, secondo Erdogan, di potenziare “a un livello più alto” la partnership turco-ucraina. La Turchia, ha affermato con enfasi, è sostenitrice dell’indipendenza e dell’integrità territoriale dell’Ucraina, compresa la Crimea, la cui occupazione da parte russa non ha riconoscimento internazionale. L’incontro ha offerto anche a Erdogan l’occasione per discutere la situazione dei Tatari ucraini, in gran parte esuli dalla Crimea occupata dai Russi e di cui Ankara si considera protettrice. Musica per le orecchie di Kiev…
Ultima, ma non meno importante, la conferma che il drone offensivo turco Bayraktar sarà prodotto anche in Ucraina, che conferma quanto sostenuto nei giorni scorsi da un alto funzionario americano sul Financial Times1, cioè che “nonostante i cordiali legami personali tra Erdogan e Putin, tuttavia, i due leader si sono spesso trovati in competizione piuttosto che cooperare, soprattutto nel regno della politica estera. Funzionari turchi sottolineano spesso di aver sostenuto la parte opposta ai russi nei conflitti in Siria, Libia e nel Caucaso. Sono molto orgogliosi del fatto che sono loro ad affrontare la Russia sul campo (in queste aree)", ha affermato un funzionario statunitense. "Questo è contraddetto dalla vendita dell'S-400, ma è anche vero."
Questi enormi giochi geopolitici di Erdogan, che possono piacere o essere oggetto di seria preoccupazione, non sono minimamente condizionati dal fatto che la Turchia dipenda dalla Russia per il suo export quanto e più dell’Italia e della Germania, aggiungiamo noi.
Guerra di spie nei cieli
Mentre Zelenski e Erdogan si stringono la mano, assistiamo a un duro botta e risposta fra Minsk e Kiev sul sorvolo del confine bielorusso-ucraino da parte, secondo il governo di Lukashenko, di un drone di questi ultimi. Il governo ucraino lo ha smentito con decisione, definendola propaganda. Intanto, un Tupolev Tu-134AK, secondo alcune fonti dotato di sensori ISR (Intelligenza, Sorveglianza e Ricognizione), è stato tracciato su Flightradar24 diretto in Bielorussia. L’ultima volta era successo il 12 agosto 2020.
Quando hai un amico a Varsavia…
Nei prossimi giorni, il presidente della Polonia Duda ha fatto sapere che intende presentare al leader della Repubblica Popolare Xi Jinping una "prospettiva europea diversa" sull'Ucraina durante il suo viaggio a Pechino per partecipare alle Olimpiadi invernali, il suo ufficio.
Parola di Stoltenberg
Il segretario generale della NATO ha affermato che il dispiegamento di circa 30.000 soldati russi in Bielorussia per l'esercitazione congiunta il prossimo 10-20 febbraio sarà il più grande di questo tipo dalla fine dell’Unione sovietica. Ha, inoltre, lodato gli USA per il dispiegamento di proprie truppe nell'Europa orientale come garanzia della pace di fronte al rafforzamento del dispositivo militare russo ai confini dell'Ucraina. Infine, si è rallegrato con il primo ministro ungherese Viktor Orbán per aver avviato un dialogo più intenso con la NATO, in un momento in cui “tutti gli alleati concordano sull'importanza del dialogo e di una forte deterrenza e difesa”.
Forze russe qua, forze americane là
Quante sono queste forze messe in campo dai Russi? Kiev nei giorni scorsi ha contato 115.000 truppe russe schierate a martello attorno alle proprie frontiere. Nelle stesse ore, Mosca ha accusato Washington di “alimentare la tensione" in Ucraina proprio con il dispiegamento delle forze statunitensi nell’Est Europa, definito un “passo distruttivo”. Intanto, nel Baltico la Lettonia si dice pronta e disposta a ospitare più truppe dagli Stati Uniti, una possibilità oggetto di discussione di lunga data con il Pentagono. La cosa non piacerebbe per niente a Mosca, ce la sentiamo di dire.
Poka poka, RT DE
Infine, si apre un curioso fronte russo-tedesco. Mosca ha promesso che oggi annuncerà misure di ritorsione contro i media tedeschi a causa del divieto di trasmissione di Russia Today in Germania. Il media era stato accusato in passato di fare da eco alla propaganda no vax all’estero, mentre in patria è apostolo dell’importanza della vaccizione.
1https://www.ft.com/content/e2b7df41-6dc6-4ed5-88e5-ab0819967138
Foto: presidency of the republic of Turkey