Sale a 14 il numero della vittime dell’attentato avvenuto nelle prime ore di questo pomeriggio (3 aprile). Una bomba di fabbricazione artigianale tipologia IED (acronimo di Improvised Explosive Device) è stata lasciata in un vagone della metro ed è esploso alle 14,10 mentre il convoglio era in movimento nella stazione di Ploshchad Sennaya. Un secondo ordigno della medesima tipologia - rimasto però inesploso - sarebbe stato rinvenuto e messo in sicurezza nella stazione di Ploshchad Vosstania.
L’ordigno, che si suppone essere stato nascosto in una valigia abbandonata nel vagone, era basato sull’involucro di un estintore: imbottito con una quantità di tritolo (TNT) quantificabile in 200/300 grammi, chiodi di metallo e biglie metalliche per colpire passeggeri con risultati letali.
Per il primo ministro della Federazione Russa, Dmitry Medvedev, si è trattato senz’altro di "attentato terroristico”: in base all’articolo 205 del codice penale il Comitato investigativo nazionale russo ha aperto un'indagine basata su tale ipotesi.
La Russia non era vittima di un attentato interno ai suoi confini da quelli che colpirono Volgograd nel 2013, ad opera di due kamikaze del Daghestan affilati a Vilayat Dagestan, e da quello che colpì Mosca nel 2011, quando un kamikaze che indossava una cinta esplosiva si fece saltare in aria dell’aeroporto Domodedovo. L’attentato di Mosca venne rivendicato da una fazione secessionista cecena di matrice islamista.
Secondo l’affidabile agenzia d’informazione russa Interfax la polizia avrebbe individuato nei video della sicurezza della metropolitana pitroburghese due potenziali attentatori. I loro identikit sono stati diffusi a tutte le autorità. Uno dei due attentatori indosserebbe un pastrano scuro, un copricapo di foggia islamica e la barba lunga tipica dei seguaci salafiti: per questo la pista islamica è tra le prime seguite dall’FSB. Anche la pista cecena e quella di dissidenti politici sono tuttora nelle principali piste battute dalle autorità.
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