Lo scorso venerdì 23 marzo, due fregate della Marina militare cinese hanno intercettato e respinto un cacciatorpediniere statunitense impegnato in una missione di "liberta' di navigazione" nel Mar cinese meridionale.
Il Pentagono ha confermato la notizia specificando che si tratta del cacciatorpediniere USS Mustin (foto), classe Arleigh Burke, spintosi a 12 miglia nautiche da Mischief Reef, uno degli isolotti dell'atollo delle Spratly, sul quale la Cina, dopo averlo occupato nel 1995, rivendica la propria sovranità.
La Cina estende le proprie rivendicazioni sulla quasi totalità del Mar cinese, meridionale e orientale, in contenzioso con Giappone, Vietnam, Brunei, Malesia, Filippine e Taiwan, rivendicando la propria sovranità sulla base di un principio di demarcazione denominato “nine dash line”, definito unilateralmente. Le dispute, tra l’altro, riguardano gli atolli delle Paracel (occupati dalla Cina e rivendicati dal Vietnam) e delle Spratly (rivendicati interamente dalla Cina, Vietnam, Taiwan, e solo in parte da Brunei, Filippine e Malesia), dove Pechino ha realizzato una serie di infrastrutture militari, posizionato batterie missilistiche e dove, secondo gli Usa, starebbe ultimando basi aeree.
Poche ore dopo l'incidente, la Marina militare cinese ha annunciato lo svolgimento imminente di manovre navali nel Mar cinese meridionale, cui potrebbe prendere parte anche la Liaoning, prima portaerei cinese. La nave e il suo gruppo da battaglia hanno infatti già attraverso lo Stretto di Taiwan, e sono diretti verso il Mar cinese meridionale.
L’episodio, che si inserisce a pieno titolo nell’ambito del recente inasprimento delle relazioni commerciali e diplomatiche tra USA e Cina, è stato definito da un portavoce della Difesa cinese una “provocazione che ha seriamente danneggiato la sovranità e la sicurezza cinesi, violato le norme basilari del diritto internazionale e nuociuto alla pace e alla stabilità regionali".
(foto: U.S. Navy)