Già da 48 ore, testimoni segnalavano l’ammasso di truppe senegalesi nel porto di Zinguinchor, non lontano dalla frontiera sud del Gambia; agenzie locali riportate da media inglesi, ne confermano in queste ore l’ingresso nella piccola repubblica dell’Africa occidentale.
Tutto ruota intorno alle elezioni presidenziali dello scorso dicembre, quando Yhahya Jammeh, presidente-padrone del Gambia dal 1994, ha perso le elezioni contro Barrow, rappresentante delle opposizioni, ma ha contestato l’esito del voto.
La fanteria di Dakar (i cosiddetti Jambars), in rappresentanza dell’ECOWAS (l’organizzazione dei Paesi dell’Africa occidentale), come preannunciato nei giorni scorsi dal capo di stato maggiore generale Ndiaye, è entrata in azione dopo il giuramento in contumacia di Barrow e l’ennesimo rifiuto di Jammeh di lasciare il palazzo presidenziale di Banjul, la capitale del Gambia.
La comunità internazionale si è schierata in appoggio al neo presidente eletto fin da dicembre, ma il timore di una guerra civile ha messo in agitazione i Paesi dell’area, fino a coinvolgere le Nazioni Unite; il Consiglio di Sicurezza ha preso in queste ore carico della questione.
Jammeh è noto per i suoi atteggiamenti pittoreschi (come il considerarsi guaritore del virus HIV) e per i suoi metodi brutali contro le opposizioni. Convinto sostenitore dell’islamizzazione del Gambia, il folcloristico presidente sembrerebbe però godere ancora dell’appoggio delle Forze armate o almeno di parte di esse. Nonostante le voci di fine 2016 che parlavano di colpo di Stato del comandante della Guardia Repubblicana generale Badjie, gli uomini in armi del Gambia (poco più di 2000 uomini, compresa Marina, forza aeree e le forze speciali di guardia al presidente) sembrano ancora al fianco del presidente uscente. Secondo il quotidiano Freedom, lo stesso Badjie avrebbe organizzato il reclutamento di centinaia di mercenari provenienti dai Paesi limitrofi per combattere le truppe dell'ECOWAS. Mentre Barrow invita i militari a non uscire dalle caserme, Jammeh ribadisce il rinnovo del suo mandato presidenziale per almeno altri tre mesi, in concomitanza con la durata dello stato di emergenza nazionale.
La situazione è caotica. Il Gambia è una striscia di terra circondata dal Senegal che si sviluppa in orizzontale tra l’Oceano Atlantico e il fiume che gli dà il nome. Grande come l’Abruzzo, è il più piccolo Paese africano ma s’inserisce in una regione politicamente molto instabile. Oltre i soldati del Senegal (Paese già impegnato nella guerra nello Yemen al fianco dell’Arabia Saudita), anche la Nigeria e il Ghana si sono dichiarati pronti ad intervenire, muovendo truppe ai confini e alimentando la tensione già altissima in tutta l’area.
(foto: GAF)