Il sultano Erdogan si prende il Mediterraneo, mentre il governo Conte assiste impassibile

(di Tiziano Ciocchetti)
08/12/19

Ankara va all’incasso con lo pseudo governo di al-Sarraj per il sostegno dato contro il generale Haftar.

Con un accordo economico/energetico con Tripoli, il presidente turco Erdogan sta ridefinendo i confini marittimi - ignorando le rivendicazioni territoriali di Cipro e, de facto, escludendo dalla mappa geografica l’isola di Creta - per accaparrarsi le zone del Mediterraneo ricche di gas naturale.

L’accordo stipulato contiene elementi di demarcazione della Zona Economica Esclusiva (dove transiteranno i gasdotti Tap e Eastmed) tra la Turchia e la Libia, provocando una frattura tra la Grecia e le aree limitrofe di Cipro ed Egitto.

Come è noto da tempo, al-Sarraj, la cui autorità è riconosciuta dagli Organismi Internazionali, sopravvive grazie alle milizie di Misurata, controllate e armate dal governo di Ankara. Quest’ultimo, inoltre, non smette di manifestare le proprie ambiguità, sostenendo indirettamente lo Stato Islamico ancora attivo nel paese nord africano.

La Turchia, quindi, si appresta ad allargare la propria influenza su tutto il Mediterraneo orientale, rivendicando tutti i giacimenti sottomarini di gas e petrolio, escludendo quindi l’ENI che non può certo avvalersi dell’appoggio del governo di Roma.

L’Esecutivo a guida Conte è assente, con un ministero degli affari esteri incapace di elaborare una strategia finalizzata a bloccare l’espansionismo di Erdogan.

Il ministro degli Esteri Di Maio, nel corso del recente incontro con il collega libico (del governo di al-Sarraj), ha ribadito che "non esiste una soluzione militare alla crisi libica". Invece, la soluzione della guerra in corso non può che passare per la vittoria militare di una o dell’altra parte.

Foto: presidenza del coniglio dei ministri