Il Primo Ministro iracheno, lo sciita Al Abadi, annuncia ufficialmente che le operazioni contro i terroristi dello Stato Islamico sono entrate nella fase finale. Secondo il premier di Baghdad, tutti i combattenti che si arrenderanno avranno garantito un processo equo. Chi continuerà a combattere sarà inesorabilmente ucciso nei prossimi giorni.
L’annuncio segue le ultime evoluzioni militari che vedono progressi soprattutto nel settore ovest della città di Mosul. Di ieri pomeriggio la conferma della liberazione dell’area di Ramparts, intorno alla vecchia stazione dei treni, mentre sarebbero in corso le operazioni per assicurare l’Old Bridge, terzo dei cinque ponti sul Tigri che uniscono il lato orientale e quello occidentale di Mosul. Il Tigri, che continua la sua corsa in Iraq fino a congiungersi a Bassora con l’Eufrate (altro fiume cruciale nella lotta all’ISIS), è stato finora un punto di riferimento per tutta la battaglia di Mosul. La messa in sicurezza dei ponti è uno dei fattori che sta contribuendo a chiudere in trappola i terroristi del Califfato.
I combattimenti fra la 9a Divisione corazzata dell’esercito iracheno affiancata da reparti della Polizia Federale e i miliziani del Califfato sarebbero particolarmente aspri nell’area compresa proprio tra l’Old Bridge e il ponte di Jamhuryia, praticamente il cuore della città. Da menzionare a questo proposito il ruolo della Polizia Federale irachena, che a differenza dell’Iraqi Police Service svolge spesso un ruolo di controguerriglia urbana e partecipa ad operazioni speciali di rapido intervento, anche su larga scala.
Il capoluogo della regione di Ninive sembra ormai sull’orlo della capitolazione. Quasi il 90% della città è tornato sotto il controllo delle forze governative.
Rimane da vedere il ruolo futuro delle milizie sciite (Unità di Mobilitazione Popolare) che stanno dando un contributo sostanziale lungo tutto il fronte ovest di Mosul, verso il confine siriano. Va ricordato a questo proposito che Mosul è una città sunnita e che le operazioni anti ISIS messe a punto in Iraq, prima o poi dovranno sovrapporsi a quelle in corso in Siria, dove il panorama appare molto diverso.
(foto: al-Quwwāt al-Musallaḥa al-ʿIrāqiyya)