Israele si prepara alla prossima (imminente?) guerra

(di Maria Grazia Labellarte)
24/11/21

Ai primi di novembre il colonnello delle forze di difesa israeliane Yaniv Wolfer, capo del dipartimento di protezione dell'Home Front Command, ha rilasciato un’interessante intervista su un settimanale statunitense riguardo una recente esercitazione sulla protezione del confine settentrionale del paese. Secondo l'articolo, mentre l'esercito israeliano si prepara a scenari di guerra su diversi fronti, tra cui Libano e Siria, circa un terzo della popolazione del paese, non disporrebbe di rifugi antiaerei.

“Ci prepariamo alla guerra, ma speriamo che ci sarà la pace. In questa esercitazione, ci occupiamo della protezione del confine settentrionale e della mancanza di rifugi per i civili", ha dichiarato Yaniv Wolfer. “Stiamo parlando di un 30 per cento della popolazione che non ha alloggi. Ciò significa che solo il 70% dei civili ha un posto dove stare quando un attacco missilistico colpisce Israele".

L’esercitazione lungo il confine settentrionale del paese è stata fatta a fine ottobre dal comando del fronte interno, insieme all'Autorità nazionale per la gestione delle emergenze (NEMA) del ministero della Difesa, simulando le risposte a vari scenari di conflitto. Alle esercitazioni durate una settimana si sono uniti anche gli organi di emergenza, tra cui i vigili del fuoco, la polizia, il Magen David Adom (servizio medico d'emergenza, protezione civile, ambulanze e banca del sangue dello Stato di Israele, ndr) e le autorità del governo locale.

Le precedenti esercitazioni dell'Home Front Command hanno riguardato la Striscia di Gaza, che secondo Wolfer ha minacce più limitate e di entità minore rispetto a quelle presentate da hezbollah libanese nella parte settentrionale.

“Cercheranno sempre di sorprenderci. Cerchiamo di entrare nelle loro teste per cercare di immaginare quali possano essere le sorprese. Cerchiamo di capire non i punti di forza ma i punti deboli, ora, quando i missili non stanno ancora cadendo” - ha dichiarato Wolfer.

La questione dei rifugi è complessa: sebbene il rifugio sia il luogo più sicuro in cui trovarsi durante un attacco missilistico, non è una garanzia di protezione infallibile di fronte a un raffica di razzi diretti. "Abbiamo rifugi mobili che possiamo montare, ma non sono sufficienti. È un problema, ma non puoi costruire in un giorno o in una settimana quello che non hai fatto in 70 anni".

Ulteriore obiettivo dell'esercitazione è stato quello di migliorare le istruzioni per i civili, fornendo strumenti pratici per rispondere alle domande del pubblico, delle autorità locali e della stampa. Si stanno anche cercando luoghi specifici per posizionare rifugi mobili, ad esempio, ha osservato Wolfer, nei negozi di alimentari, in modo che i civili possano acquistare acqua e generi alimentari.

Responsabile anche della protezione da materiali pericolosi, nonché dei prodotti nelle fabbriche come ammoniaca, fluoro e bromo, Wolfer a riguardo dice: "dobbiamo assicurarci che in caso di attacco missilistico, i materiali pericolosi non vengano rilasciati nell'atmosfera e non colpiscano la popolazione. Nella baia di Haifa, ci sono molte altre fabbriche di materiali e le proteggiamo per prevenire eventi pericolosi".

Sull’attività Wolfer ha concluso: "alla fine di questa esercitazione, voglio essere in un posto in cui so esattamente cosa dire alla popolazione quando i missili colpiscono”.

Nel frattempo, sul fronte iraniano, in una conferenza sulla sicurezza alla Reichman University tenutasi martedì scorso, il primo ministro Bennett, ha descritto l'Iran "nella fase più avanzata del suo programma nucleare. Israele non è parte e non è vincolato dall'Accordo (Joint Comprehensive Plan Of Action, ndr)".

I negoziati JCPOA riprenderanno il 29 novembre dall'accordo del 2015 dal quale si è ritirato l'ex presidente degli Stati Uniti Donald Trump, ritenendolo insufficiente a disinnescare la potenziale fabbricazione di bombe. Un'opinione condivisa dagli israeliani.

Foto: IDF