Nella notte di ieri, dei soldati bielorussi avrebbero aperto il fuoco contro una pattuglia polacca impegnata a difendere la frontiera dai clandestini che il regime di Lukashenko spinge verso la frontiera orientale dell’Unione europea (leggi articolo). Non sappiamo se dei soldati di Varsavia siano rimasti feriti, ma vi raccontiamo questo episodio perché aiuta a capire l’evoluzione della crisi russo-ucraina.
Alle prime ore del mattino, il capo del consiglio della Federazione Russa ha accusato l'Ucraina di preparare un'operazione militare per riprendere manu militari il controllo sulle parti occupate del Donbass. L'Ucraina ha respinto tale affermazione, ribadendo che esiste solo una soluzione pacifica alla crisi con i capoluoghi degli oblast di Luhansk e Donesk attualmente occupati da miliziani filorussi (o truppe russe sotto mentite spoglie). Tuttavia, anche questo episodio si collega a quanto sta accadendo. Continuate a leggere e capirete perché vi abbiamo raccontato tutto questo.
Intanto, è bene notare che i movimenti delle truppe russe - che la NATO e Kiev stanno monitorando con allarme crescente - riguardano, per adesso, principalmente gruppi il cui dislocamento e soprattutto addestramento non è stata completato. A ben vedere, per adesso i Russi hanno fatto moltissima ammuina, spostando e ricollocando truppe, senza però accrescere in modo significativo la forza della loro minaccia militare, che dallo scorso aprile a ora è rappresentata da circa 130mila militari uomini schierati lungo i confini orientali dell’Ucraina e in Crimea. Questo numero di truppe non è sufficiente per un'offensiva su vasta scala, men che meno per prendere intere città come è il caso di Kharkiv di cui avevamo scritto nei giorni scorsi dipingendo uno scenario possibile (letti articolo).
Secondo le informazioni raccolte sul campo, sappiamo solo che:
- La Guardia nazionale russa ha condotto una serie di esercitazioni nella Crimea occupata e in Bielorussia per testare l'uso di tale forza in combattimento, ancora non sappiamo con quali risultati
- Le forze armate russe stanno adottando misure attive per accumulare scorte di cibo, carburante, lubrificanti e altre risorse materiali
- Non ci sono prove della disponibilità di un numero significativo di strutture mediche da impiegare in operazioni d’attacco, men che meno in un’invasione da terra
- A eccezione di alcuni allarmi bomba, non sono ancora emersi tutti gli indicatori critici e i segnali di intelligence che caratterizzano il completamento dei preparativi dell'esercito russo per un'operazione strategica offensiva su larga scala.
Insomma, le forze e le risorse di Putin appaiono al momento decisamente insufficienti per svolgere i compiti di un'operazione su larga scala, men che meno pronte al combattimento. Per quello, saranno necessari ancora molto tempo e una quantità significativa di misure e risorse. Anche se la Russia desse avvio a un’offensiva, è lecito dubitare della capacità della Russia di mantenere il territorio occupato in mezzo alla resistenza degli abitanti, che in numero superano di moltissime volte le esperienza delle truppe russe in Siria o durante altri conflitti armati negli ultimi decenni. È impossibile calcolare il corso di tale operazione e, una volta iniziata, c’è da dubitare della capacità di Mosca di controllare l’intero processo: anche se Putin sogna la spallata agli Stati uniti trent’anni dopo il collasso dell’Unione sovietica, nessuno sano di mente può dimenticare che il budget militare americano supera quello russo di dodici volte (!!!), che la capacità di investire a sostegno dell’eventuale resistenza ucraina da parte solo di USA e Regno unito sarebbe quasi illimitata, che la catena logistica, a partire dal Baltico, dalla Polonia e dalla Romania, è tutta a favore di Kiev.
In conclusione, al giorno d’oggi e per le settimane a venire un'operazione offensiva su larga scala nel tentativo di impadronirsi di vasti territori ucraini è un'avventura che non ha possibilità di esito positivo per la Russia, anzi sarebbe a dir poco un suicidio e costerebbe all’attuale leadership putiniana ben più che la rielezione alle prossime elezioni.
Allo stesso tempo, esiste una strada che i media stanno ignorando ma che è bella e spalancata per il Cremlino. Il 19 gennaio, il Partito comunista russo ha presentato una bozza di risoluzione alla Duma, proponendo che il parlamento presenti una richiesta al presidente Vladimir Putin di riconoscere le regioni separatiste ucraine di Donetsk e Luhansk come stati sovrani. La risoluzione afferma che il riconoscimento di queste regioni è necessario per proteggere i loro abitanti "dalle minacce esterne e dall'attuazione di una politica di genocidio". Il presidente della Duma Viacheslav Volodin ha risposto che i membri del parlamento del partito di Putin, Russia unita, sono anch’essi anche preoccupati per la questione della protezione della vita dei cittadini russi e dei compatrioti che vivono a Donetsk e Luhansk, spingendo Volodin a tenere consultazioni con i leader di partito per discutere la risoluzione1.
Rafforzare le discussioni sull'indipendenza di Donetsk e Luhansk potrebbe mirare a esercitare ulteriore pressione sull'Ucraina affinché faccia concessioni alla Russia. Se Putin decidesse di riconoscere queste regioni come stati sovrani, porrebbe fine agli accordi di pace di Minsk del 2014 e del 2015 a cui la Russia ha partecipato come mediatore tra le autorità governative ucraine e le autoproclamate repubbliche. Il riconoscimento delle due regioni separatiste potrebbe anche gettare le basi affinché la Russia dispieghi truppe militari proprio lì.
E qui torniamo alla storia di cui sopra, alla pattuglia polacca divenuta un bersaglio per le truppe di Minsk. È facile pensare che la stessa cosa potrebbe accadere, e non una volta sola, alle truppe di Kiev, innescando una reazione a catena e potenzialmente un conflitto, in tempi in cui Mosca sarà più pronta a una guerra vera.
Intanto, pensando anche a questo scenario, il 7 e l’8 febbraio i ministri degli esteri di Slovacchia, Austria e Repubblica ceca visiteranno Kiev per “mostrare pieno sostegno agli amici ucraini".
1https://www.atlanticcouncil.org/blogs/new-atlanticist/russian-hybrid-thr...
Foto: Straz Graniczna