Sono in corso da ieri i colloqui fra il presidente ucraino Zelensky e il suo omologo Duda in merito al "comportamento aggressivo" da parte della Russia. Il virgolettato è di Varsavia, che continua: "Le provocazioni e le escalation russe rappresentano un enorme pericolo per la sicurezza di gran parte del continente”.
La posizione polacca
“La Polonia sostiene l'Ucraina” ha affermato la presidenza polacca, ma soprattutto, ha continuato “non accetterà la politica aggressiva della Russia e si oppone a qualsiasi concessione". Ciò detto, l’ospite ha chiosato dicendo che Varsavia ritiene "che l'Ucraina meriti il pieno sostegno del mondo occidentale e degli alleati della NATO". Non crediamo che negli uffici del Pałac Prezydencki si legga Difesa Online la mattina, ma di certo questo risponde alla nostra domanda di ieri sulle preoccupazioni polacche (v.articolo).
L’operosità britannica
Il nuovo cancelliere tedesco Scholz e il primo ministro britannico Johnson hanno fatto sapere di aver avuto un colloquio telefonico sugli sviluppi della tensione tra Russia e Ucraina. Non è stata all’ordine del giorno la questione del sorvolo del territorio tedesco da parte dei mezzi della RAF incaricati di rifornire Kiev di armamenti e di consiglieri militari, dato che - come comunicato da Londra - non è stato mai richiesto, avendo gli aerei sorvolato il Mare del Nord, la Danimarca e la Polonia per arrivare in territorio ucraino.
Nelle ultime ore Londra ha anche sentito il generale Milley, capo di stato maggiore congiunto degli Stati Uniti dal 2019, il quale ha tracciato, col suo omologo britannico, il trasferimento di mine anti carro e di un gruppo di circa trenta uomini di un corpo d’élite britannico in Ucraina per aiutare ad addestrare l'esercito ucraino sulle nuove armi anticarro dal Regno Unito. Le truppe fanno parte del Ranger Regiment, un’unità di quattro battaglioni e circa mille uomini costituito appena due mesi fa e parte del programma Future Soldier del governo britannico.
La NATO non sta a guardare
Mentre Londra da segni di attivismo, gli altri alleati NATO non stanno a guardare. La Repubblica Ceca, memore forse dell’invasione a guida sovietica del 1968 (137 morti e 300.000 profughi, lo ricordiamo per la cronaca), ha inviato alcuni pezzi di artiglieria in Ucraina nelle ultime ore. Non da meno la Spagna, che ha inviato navi da guerra per unirsi alle forze navali della NATO nel Mediterraneo e nel Mar Nero. Un dragamine iberico è già in rotta e una fregata salperà entro tre o quattro giorni, ha detto il ministro della difesa Robles ai giornalisti. Il governo di Madrid sta anche valutando l'invio di aerei da combattimento in Bulgaria, ha affermato ufficialmente.
A tutto questo fa eco il segretario di stato americano Blinken il quale sostiene che governi e cittadini di tutto il mondo dovrebbero preoccuparsi di ciò che sta accadendo in Ucraina in quanto “non si tratta di una lontana disputa regionale o dell'ennesimo esempio di bullismo russo. I principi in gioco hanno reso il mondo più sicuro e più stabile per decenni”.
Mosca fa il suo gioco
L'amministrazione russa delle città ucraine occupate di Simferopol e Kerch ha deciso oggi di annullare le lezioni nelle scuole a causa delle minacce di bombe. Non è dato di sapere se si tratta di un’esercitazione o di propaganda atta a educare la popolazione in vista di un conflitto.
Lavrov, intanto, è tornato a parlare delle proposte di sicurezza russe che prevedono il ritiro delle forze di altri paesi della NATO dalla Bulgaria e dalla Romania. Non ha rammentato la Polonia, dato che avrebbe rappresentato una provocazione eccessiva. Ha anche chiesto la partecipazione americana nel Formato Normandia, insieme a Francia e Germania. Questi ultime si sono prontamente opposte.
Occhi aperti, siamo Yankee
Infine, è da segnalare l’impegno americano nel sorvegliare la situazione attorno e sopra l’Ucraina per mezzo del pattugliatore marittimo USN P8 Poseidon AE67FE in missione sul Mar Nero, del C-135W Rivet Joint JAKE11 e dei droni USAF RQ4 Global Hawk UAVGH000, che stanno sorvolando le steppe ucraine.
Luigi ed Emanuele, amici per sempre
“Ho ribadito (al ministro degli esteri ucraino) il pieno sostegno dell'Italia all'integrità territoriale e alla sovranità dell'Ucraina e il non riconoscimento dell'annessione illegale russa della Crimea". Questo disse il ministro degli esteri italiano Luigi di Maio il 10 giugno. Nell’ultimo commento ufficiale del ministero sulla questione il 19 gennaio, invece, “ha sottolineato la convinzione dell'Italia nella necessità di ulteriori sforzi per stabilire un dialogo politico con Mosca” e a tal fine “la necessità di stabilire un coordinamento tra i membri della NATO al fine di raggiungere una risposta unificata, equilibrata e proporzionata, scoraggiando ulteriori tensioni tra Russia e Ucraina”. Il sostegno da pieno, insomma, si è svuotato.
Va notato che la posizione della Farnesina rispecchia molto quella dell’Eliseo, nel senso di un dialogo “europeo” con la Russia senza la mediazione americana, che invece è quella cercata proprio da Mosca, perché una ex superpotenza - e ci mancherebbe altro! - non si fa calmare certo da Emmanuel Macron e Luigi Di Maio, scusate la franchezza.
Draghi dixit
Pensando al più grande dispositivo militare aggressivo mai schierato in Europa dall’invasione della Cecoslovacchia nel 1968, vale a dire circa 175.000 truppe con importanti armamenti, tornano alla mente le parole, trascurate dai media nostrani ma ben riportate all’estero, pronunciate dal premier durante la conferenza stampa di fine anno a Roma. Anticipando l’attivismo diplomatico “disarmato” e ben poco autorevole di Di Maio e Macron, Draghi ha richiamato l'attenzione sulla mancanza di una propria forza militare dell'UE e ha anche sottolineato i punti deboli di eventuali sanzioni che potrebbero essere dirette al Cremlino. “Abbiamo missili, navi, cannoni, eserciti? Al momento no! E proprio adesso la Nato ha priorità strategiche diverse”.
Draghi ha affermato che le sanzioni economiche (sottinteso: stop all’acquisto di gas russo) sarebbero l'unico mezzo possibile di "deterrenza", ma l'Europa non è nella posizione di rinunciare alle forniture di Mosca1.
1https://www.ft.com/content/dd808ad2-585c-488d-a62b-8f963b1a4bb7
Foto: the presidential office of Ukraine