La Francia non demorde nel Sahel

(di Tiziano Ciocchetti)
16/10/20

Liberato ora dall'ombra di Abdelmalek Droukdal, il leader di al-Qaeda nel Maghreb islamico, ucciso durante un'operazione delle forze speciali francesi condotta lo scorso giugno a Talhandak vicino Tessalit, Iyad ag Ghali, a capo del Gruppo per il Sostegno all'Islam e ai Musulmani (GSIM o JNIM, legati ad al Qaeda) ha messo a segno un significativo colpo politico convincendo le nuove autorità del Mali a rilasciare più di 200 dei suoi combattenti in cambio del rilascio di Soumaïla Cissé, politico di spicco, rapito nel Sahel circa sei mesi fa.

Ma oltre al signor Cissé, il GSIM ha anche liberato altri tre ostaggi, tra cui la franco-svizzera Mariam (o Sophie) Pétronin, rapita a Gao nel dicembre 2016, e due cittadini italiani, il missionario Pierluigi Maccalli e il turista Nicola Chiacchio. La missionaria svizzera Béatrice Stockly, invece, non ha avuto questa possibilità, i suoi rapitori l'hanno assassinata in circostanze che rimangono da precisare.

Le autorità francesi non erano coinvolte nei negoziati condotti da Bamako, essendo il rilascio di Soumaïla Cissé un obiettivo prioritario per le autorità maliane, insediate al potere in seguito a un colpo di stato militare che ha rovesciato il presidente Ibrahim Boubacar Keïta.

E tra i jihadisti rilasciati - in onore dei quali Iyad ag Ghali ha organizzato una festa nella regione di Kidal, roccaforte dei tuareg - ci sono diversi nomi noti, come quelli di Mimi Ould Baba Ould Cheick, cervello degli attentati a Grand Bassam, in Costa d'Avorio e Ouagadougou, in Burkina Faso e Fawaz Ould Ahmed, ex dirigente del gruppo al-Mourabitoune.

Tuttavia, in Francia, le dichiarazioni di Mariam Pétronin potrebbero aver causato qualche imbarazzo. "Chiamateli come volete, direi che sono gruppi armati di opposizione al regime", ha detto parlando dei suoi carcerieri, che ha persino assimilato a soldati. “Cosa ha fatto il governo di transizione? Ha chiesto il rilascio dei loro soldati. Alcuni sono stati rilasciati, non saprei dire quanti Ma sono stati subito rilasciati. Quindi, se hai un gruppo di soldati e alcuni vengono catturati, farai di tutto per farli rilasciare, che tu sia l'esercito francese, l'esercito congolese o l'esercito maliano o l'esercito americano, lo farei di tutto per farli rilasciare: il che ha senso. Jihad è guerra in francese ed è una guerra tra gruppi di opposizione armata al regime, troveranno la strada per la pace. In ogni caso, la auspico sinceramente”, ha detto a RFI l'ex ostaggio.

Tuttavia, tali osservazioni non sono piaciute al generale François Lecointre, capo di stato maggiore della Difesa (CEMA), che ha insistito per mettere un punto, durante un'audizione davanti alla Commissione per gli affari esteri e difesa del Senato, questo 14 ottobre.

“Per essere precisi, il nostro avversario non è un gruppo armato come un altro, ovvero un gruppo armato contrario al regime del Mali. Si tratta altresì di un'organizzazione terroristica internazionale [...] che ha giurato fedeltà ad al-Qaeda e il cui obiettivo è in diretto contrasto con la sicurezza dei francesi, sia all'estero che sul territorio nazionale”, ha esordito precisando generale Lecointre.

“È un gruppo che ha anche modalità di azione che sono chiaramente terroristiche. […] Non possiamo chiamare queste persone soldati e immaginare che possano essere paragonate ai soldati francesi. I soldati francesi sono soldati di un esercito regolare, che combattono secondo il diritto internazionale, nel rispetto del diritto di guerra (come durante la guerra d’Algeria? NdA), controllando la loro violenza e che sono legati, al di là della missione, da un’etica” ha proseguito il generale.

“In nessun caso possiamo confrontare questi soldati e il modo in cui adempiono mirabilmente la loro missione (consolidare l’egemonia francese nella regione? NdA) al comportamento di questi gruppi armati terroristici con cui ci troviamo di fronte. Infine, ovviamente, i soldati francesi non avrebbero mai l'idea di ottenere la liberazione di prigionieri francesi, da parte di alcun nemico, attraverso il sequestro di civili”, ha insistito il generale Lecointre.

"Voglio dire questo perché sono stati fatti commenti, al momento del rilascio della signora Pétronin che, mi sembra, rischiano di distorcere le considerazioni che dovremmo fare della situazione in Mali, dell’impegno delle Forze Armate francesi. Un impegno che resta oggi, più che mai, molto chiaro e guidato dalla volontà di abbattere l'idra terroristica e di garantire l'incolumità dei francesi”, ha proseguito il capo di stato maggiore.

"E che deve essere molto chiaro a tutte le famiglie che hanno perso i loro cari nelle battaglie che abbiamo condotto in Mali che non deviamo dalla missione, che la nostra lotta rimane la stessa e che è legittimo com'è", ha concluso il generale Lecointre, prima di confermare che "la Francia non è stata coinvolta in nessun tipo di trattativa con questo gruppo terroristico contro cui continueremo a combattere con la massima determinazione”.

Immagini: Le Monde / Assemblée nationale française / Ministère des Armées