La situazione sul campo in Ucraina parla di offensive e controffensive in corso e conferma sempre di più che se entrambe le parti non sono in condizione di perdere, nessuna delle due può davvero vincere.
I Russi beffati nel Sud?
Partiamo da Kherson, la prima - e finora unica - città ucraina caduta in mano ai Russi. Nonostante le enormi manifestazioni di protesta contro l’occupazione, quel che fa rumore sarebbe un blitz delle forze ucraine, preludio di una controffensiva in direzione sud sud-est.
L’attacco, anzi gli attacchi, delle forze ucraine del 15 marzo, non è chiaro se con artiglieria, droni o aeromobili, potrebbe rappresentare la più grande umiliazione inflitta alle forze armate e ai sistemi di difesa russi dall’inizio della guerra il 24 febbraio scorso. Se da una prima osservazione, sulla base delle immagini dei satelliti MAXAR era apparsa la distruzione di tre elicotteri e il danneggiamento dell’aerostazione, le immagini @planet prese a distanza di alcune ore mostrano i segni di un secondo attacco, se possibile, una devastazione ancora più grande. Bellingcat parla di ulteriori cinque aeromobili distrutti, ancora più segni di incendi e tre mezzi sfuggiti alla controffensiva di Kiev. Insomma, i russi non solo hanno fallito nel ricevere una prima offensiva, ma ne hanno avuto almeno una seconda, molto ben visibile.
Potete osservare le due foto, prese a distanza di tempo.
Appare grottesco che alle frequenti dichiarazioni del ministero della difesa russo in merito alla distruzione delle forze aeree e delle capacità di difesa antiaerea ucraine faccia seguito, oltre alla categorica smentita di Washington, questo scempio senza giustificazione.
La notizia si accompagna ad altre - ormai una consuetudine quotidiana per chi, come noi, segue in modo approfondito la guerra - di abbattimenti di aerei e elicotteri russi. Pur non avendo fornito video e foto di tutti, solo per la giornata di giovedì 17 marzo gli Ucraini hanno dichiarato l’abbattimento di 7 aerei, un elicottero e 3 UAV della Federazione russa.
Avanzata russa e resistenza “nazista” a Mariupol
I ceceni hanno occupato negli ultimi giorni importanti impianti siderurgici della città, in un distretto, comunque, difficile da tenere per le forze di Kiev. Intanto, i paramilitari ucraini del reggimento Azov - ricordiamolo: ideologicamente affini al nazionalsocialismo e spesso in attrito con le forze regolari ucraine - hanno mostrato immagini della distruzione di quattro carri armati e due veicoli corazzati per il trasporto di personale delle forze russe, sempre nella giornata del 17 marzo.
La battaglia di Kiev non è ad una svolta
Gli Ucraini paiono aver rinunciato a difendere lo spazio di territorio fra il nord-est del Paese e il centro abitato di Brovary (foto apertura), posto a 20-30 km da centro di Kiev, preferendo “attendere” gli attacchi russe fra le stradine e le rovine della cittadina, ormai rimasta quasi spopolata. È da notare che l’unica via percorribile per i Russi se vogliono aggredire Kiev da quella parte passa per il centro di Brovary, ma uscendo dalla zona residenziale si immette in un fitto bosco che copre per intero il fianco orientale della città. Avendo una profondità oscillante fra 5 e 10 km e una forma a L che avvolge la stessa Brovary su due lati, è da escludere che detto bosco possa essere aggirato, dato che si spinge molto a sud della capitale ucraina, o - per così dire - tolto di mezzo con l’uso di ordigni incendiari, dato che il terreno è fangoso e c’è ancora la neve.
L’impressione è che le truppe di Mosca si siano cacciate in un altro collo di bottiglia, come quello a nord-ovest di Kiev, dalle parti di Bucha e Irpin. Alcuni impianti industriali costruiti meno di un chilometro all’interno della foresta, potrebbero prestarsi al lancio di paradutisti russi, per colpire alle spalle i difensori a Brovary: tuttavia, stanti le difficoltà russe nei cieli dell’Ucraina, la cosa non avrebbe enormi possibilità di successo.
Da aggiungere è, infine, il fatto che le linee di rifornimento dalla Russia verso l’entroterra di Brovary appaiono straordinariamente lunghe e difficili da gestire.