La notizia è passata sotto silenzio. Il giorno di Santo Stefano la nave turca per perforazioni petrolifere Yavuz è salpata alla volta delle acque territoriali cipriote, più specificatamente a sud dell’isola, per iniziare le esplorazioni nella ZEE (Zona Esclusiva Economica) di competenza dell’ENI.
Ovviamente dal nostro Esecutivo non viene proferita parola in merito alla palese violazione (come se una nave italiana cominciasse a compiere perforazioni, senza autorizzazione, nello Stretto dei Dardanelli), nonostante siano ormai due settimane che la nave turca staziona in una zona dove non dovrebbe trovarsi.
Ricordiamo che la concessione è stata rilasciata all’ENI da uno Stato sovrano, Cipro, membro a tutti gli effetti dell’Unione Europea. Certamente, se i turchi avessero violato la zona riservata all’americana ExxonMobil la VIᵃ Flotta non sarebbe stata certo a guardare.
In questi giorni la Marina turca è impegnata nel trasbordo di uomini e materiali (in aperta violazione all’embargo dell’ONU) in Libia, onde poter alimentare la resistenza agli attacchi delle forze di Haftar e magari passare, nelle prossime settimane, all’offensiva.
Poco tempo fa, un quotidiano nazionale sottolineava come l’intervento dei militari turchi potesse essere un elemento di “civilizzazione” della guerra civile libica.
Tuttavia si omette di dire che al momento stanno giungendo in terra libica ex combattenti jihadisti, avvezzi ai massacri perpetrati nella guerra civile siriana, armati ed equipaggiati da Ankara.
La Turchia, quindi, è estremamente aggressiva in tutto il bacino del Mediterraneo, dove invece la Marina Militare Italiana è distratta in altre attività (come il supporto alle ONG).
Sarebbe necessaria una svolta politica da parte del Governo Conte, in modo tale da impiegare le unità della Marina Militare per bloccare qualunque naviglio con carichi illegali diretto verso le coste libiche, nel pieno rispetto della risoluzione dell’ONU, e magari sloggiare la Yavuz dalle acque cipriote.
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