Negli ultimi giorni, l’offensiva siriana per raggiungere la città di Deir Ezzor assediata da tre anni a cavallo dell’Eufrate ha avuto un’accelerazione quasi imprevista.
Molti analisti occidentali nei mesi scorsi prevedevano una rapida liberazione di Raqqa da parte delle Syrian Democratic Forces, appoggiate dagli Stati Uniti, e una conseguente convergenza verso sud, lungo l’Eufrate.
L’obiettivo ufficiale USA era debellare l’ultimo lembo di territorio siriano controllato dallo Stato Islamico, ma in realtà sottintendeva raggiungere il confine siro-iracheno per impedire a Damasco di riprendere il controllo di quell’angolo di Siria (ricco di petrolio) e creare una connessione stabile con le milizie sciite irachene, ormai fortissime in Iraq.
Le cose sono andate diversamente, in parte per contingenze militari, in parte perché dai colloqui Trump-Putin del 7 luglio potrebbe essere emerso altro.
Di fatto i miliziani curdo-arabi delle SDF si sono impantanati a Raqqa, ancora non completamente liberata, fermandosi a nord est dell’Eufrate sulle posizioni di giugno. Ad ovest del fiume, le Syrian Democratic Forces sono state invece bloccate dalla rapida avanzata dell’esercito siriano che ha messo a punto una manovra generale articolata su tre direttrici:
- da Resafa (la romana Sergiopoli) verso sud-est con le famigerate forze Tigre del generale Al Hassan;
- da Palmira verso est in vista della roccaforte di Al Sukhna;
- da sud, dove il confine iracheno è ormai presidiato da forze fedeli a Damasco.
Secondo fonti militari, in queste ore sarebbero impegnati nello scontro con i miliziani ISIS in ritirata il 5° Corpo d’assalto (addestrato e affiancato da reparti speciali russi), la 1a e la 3a Divisione corazzata dell’esercito e imprecisate forze paramilitari. Da ovest starebbero convergendo anche i commandos dell’800° reggimento della Guardia Repubblicana. Si parla di decine di migliaia di uomini e centinaia di carri, pezzi di artiglieria e mezzi blindati appoggiati da continui raid aerei russo-siriani.
Sembra giunta l’ora quindi per completare l’Operazione Lavender, nome che richiama il colonnello siriano morto a Deir Ezzor e braccio destro del generale druso Zarheddine, attuale capo dei parà della Guardia Repubblicana assediati.
Le truppe siriane arroccate nella città e rifornite da anni solo per via aerea, hanno iniziato il conto alla rovescia per l’arrivo dei commilitoni.
I soldati di Damasco sembrano decisi a vendicare la Siria dall’orrore imposto dallo Stato Islamico in questi ultimi tre anni. Solo nel gennaio 2016 furono centinaia i civili innocenti (anziani e bambini) decapitati dalla foia omicida degli islamisti a Deir Ezzor.
La violenza dei combattimenti di queste ore viene descritta come inaudita anche perché il Califfato continua a mostrare ancora una incredibile reattività militare. I carri siriani avanzano e non ci si aspettano prigionieri.
(foto: SAA)