Lavrov, Hitler, Israele e un tweet: la figuraccia infinita del ministro

(di David Rossi)
03/05/22

Questo tweet che vedete non è la reazione di un leone da tastiera, né il post di un pensionato annoiato che passa le giornate sui social media anziché a guardare i cantieri per strada né il commento di un troll prezzolato, ma la presa di posizione ufficiale tramite Twitter del Ministero degli esteri russo. E fa cadere le braccia…

Leggiamolo insieme in italiano:

Abbiamo richiamato l'attenzione sulle dichiarazioni antistoriche del capo del ministero degli Esteri israeliano @yairlapid, spiegando ampiamente il corso dell'attuale governo israeliano a sostegno del regime neonazista a Kiev.

Segue un tentativo di arrampicarsi sugli specchi per dimostrare che un fenomeno marginale come la presenza di collaborazionisti ebrei durante gli anni dell’occupazione nazista, di per sé incolpi l’attuale presidente ucraino, che - lo ricordiamo - è di religione ed origine giudaiche, delle responsabilità che il Cremlino gli attribuisce per giustificare la guerra di aggressione russa contro l’Ucraina.

Che cosa pensare? Ci vengono in mente tre cose che condividiamo con i lettori: saremo sintetici per non annoiarvi.

Primo, dopo aver riscritto la storia dei popoli slavi ortodossi col suo saggio, scientificamente ballerino ma politicamente pesantissimo, sull’unità di Russi e Ucraini, nel 2021, ora Putin si appresta a riscrivere anche la storia dell’Ebraismo e della questione giudaica. Un po’ troppo per un signore che si è laureato dopo cinque anni di studio in Legge con tesi su “Il principio della nazione più favorita nel diritto internazionale”.

Secondo, la scemenza sulle origini ebraiche di Hitler detta dal ministro Lavrov, a sua volta laureato in relazioni internazionali e mai ricercatore di professione, viene taciuta nel testo allegato al tweet, anche perché il ministro ha fatto con essa una figura davvero meschina a livello globale. Valeva la pena negoziare un’intervista senza contraddittorio per poi dire una cretinata?

Terzo, come il signor Putin ebbe modo di ricordare puntigliosamente alcuni anni fa ad una giornalista italiana che gli poneva una domanda sulle organizzazioni criminali in Russia: “Mafia è una parola italiana”. Ebbene, sarà il caso di ricordare al padre padrone dello Stato russo che “pogrom è parola russa” e che alle radici dell’antisemitismo del XX secolo, da qualunque parte lo si guardi, si trovano i protocolli dei savi di Sion, inventati dall’intelligence russa alla fine del XIX secolo.

No, la Russia di Putin non ci insegna niente di nuovo, tranne il fatto che dobbiamo diffidare di chi ha sempre qualcosa da insegnare agli altri.

Le conseguenze inevitabili

Insomma, anche Gerusalemme alla fine si è accorta che il mondo non è più lo stesso dopo il 24 febbraio e i comuni interessi con la Russia in Siria non paiono più sufficienti a ritenere Mosca una controparte credibile.

Dato che gli errori dei leader non possono restare senza conseguenze, in queste ore il governo israeliano sta discutendo di una fornitura di aiuti militari all'Ucraina. Anche se l’invio immediato dei sistemi di arma più efficaci è probabilmente fuori discussione in questa prima fase, la fornitura di sistemi meno moderni, equipaggiamento da combattimento e sistemi di sorveglianza pare quasi certa. Israele sembra aver capito che con chi ragiona come Lavrov non si possono fare accordi troppo duraturi.

Insomma, come disse Albert Einstein, due cose sono infinite: l'universo e la stupidità umana, ma riguardo all'universo possiamo ancora nutrire dei dubbi.