Il 7 maggio il segretario generale della NATO, il norvegese Jens Stoltenberg, nel corso di un’intervista al giornale tedesco Die Welt, ha rilasciato dichiarazioni che hanno destato preoccupazione tra diversi commentatori. Infatti, il numero uno dell’Alleanza Atlantica ha dichiarato, tra l’altro, che "I membri della NATO non accetteranno mai l'annessione illegale della Crimea. Ci siamo inoltre sempre opposti al controllo russo su parti del Donbass nell'Ucraina Orientale". Nella medesima intervista, ha dichiarato che la NATO "non è parte belligerante", ma che ciononostante sta concentrando truppe ed equipaggiamenti sul proprio fianco orientale per proteggere gli Stati membri.
Le due dichiarazioni appaiono in un certo senso contraddittorie. La prima dichiarazione ha destato non poche perplessità in quanto è stata messa in correlazione (artificiosamente a mio avviso) con la dichiarazione del giorno precedente di Zelensky, che era stata interpretata quale disponibilità alla cessione alla Russia della Crimea come base di discussione per avviare un negoziato.
Non credo che Stoltenberg intendesse imporre un alt al presidente ucraino, ma così è stato interpretato da più parti e ciò appare naturale stanti le tempistiche delle due dichiarazioni. Infatti, la NATO non potrebbe accampare il diritto di porre il veto ad un accordo tra due Stati Sovrani, di cui peraltro nessuno dei due è membro dell’Alleanza .
Inoltre, il segretario generale della NATO non è né un capo di Governo né niente di paragonabile alla presidente della Commissione Europea. Infatti “il segretario generale è il principale funzionario internazionale dell'Alleanza. Ha la responsabilità di guidare il processo di consultazione e il processo decisionale all'interno dell'Alleanza e di garantire che le decisioni assunte dalle nazioni siano poste in essere. Il segretario generale è anche il principale portavoce della NATO”.
Ovvero, Stoltenberg dovrebbe essere il “portavoce” dei trenta paesi membri e non avrebbe l’autorità per impegnare l’Alleanza su un punto così delicato (quale l’eventuale base per l’avvio di negoziati tra Kiev e Mosca) senza aver ricevuto un mandato in tal senso.
Scarterei, pertanto, l’idea che il segretario generale avesse inteso intervenire in relazione alla tiepida apertura al negoziato da parte di Zelensky.
Purtroppo, però, la dichiarazione di Stoltenberg, per quanto non volesse essere correlata all’offerta negoziale di Kiev, ha verosimilmente avuto già alcuni effetti negativi e può essere sfruttata dalla Russia a propri fini propagandistici. Infatti, fornisce alla Russia ulteriori elementi utili, ove ce ne fosse bisogno, per sostenere che la NATO sia a tutti gli effetti parte “belligerante” e sia coinvolta nel conflitto al punto da voler avere voce in capitolo in merito alle eventuali trattative negoziali tra Kiev e Mosca.
Inoltre, le dichiarazioni di Stoltenberg possono risultare utili a chi voglia sminuire il valore della recente timida apertura negoziale di Zelensky (che di fatto non offriva reali concessioni) presentandola come una iniziativa che sia USA che NATO avrebbero boicottato anche nell’improbabile caso che potesse incontrare favore da parte di Mosca.
Un regalo alla Russia frutto di forse di sopravvalutazione del proprio ruolo e sicuramente di una poco attenta gestione delle proprie dichiarazioni.
Un ulteriore danno, questa volta interno a un’Alleanza che in questo momento tenta di dimostrare la massima coesione interna, è l’immagine che l’attuale segretario generale sembra fornire di essere il megafono della Casa Bianca più che il “portavoce” al servizio delle decisioni dei trenta paesi membri. Un’immagine che in questa fase estremamente delicata potrebbe non essere apprezzata in alcuni paesi della cosiddetta “vecchia Europa” (come da definizione di George W. Bush).
Foto: NATO