La guerra russo-ucraina minaccia la sopravvivenza di centinaia di milioni di individui in tutto il mondo come sostenuto dai nostri redattori Gino Lanzara (vedi articolo), Andrea Forte (vedi articolo) e da me medesimo (vedi articolo). Evidentemente, nello scriverlo avevamo buone fonti… dato che ieri, il ministro degli Esteri lituano, Gabrielius Landsbergis, traendo le conclusioni da un discorso molto setrio, ha proposto un piano per affrontare questa cruciale emergenza globale durante i colloqui a Londra con il ministro degli Esteri britannico, Liz Truss.
“Il tempo è molto molto breve. Ci stiamo avvicinando a un nuovo raccolto e non c'è altro modo pratico per esportare il grano se non attraverso il porto di Odessa sul Mar Nero", ha detto al Guardian. “Non c'è modo di immagazzinare questo grano e non esiste nessun altro percorso alternativo adeguato. È imperativo mostrare ai paesi vulnerabili che siamo preparati a fare i passi necessari per nutrire il mondo”.
La Gran Bretagna si è subito attivata, discutendo con gli alleati circa l'invio di navi da guerra nel Mar Nero per proteggere i mercantili che trasportano grano ucraino. Una "coalizione dei volenterosi" mirerebbe a rompere il blocco russo per poche settimane fornendo un "corridoio di protezione" da Odessa attraverso il Bosforo per il prezioso cereale.
Londra ritiene che il tempo per evitare una crisi alimentare mondiale stia per scadere e vorrebbe fare anche di più degli Stati Uniti che stanno per inviare missili a lungo raggio per eliminare la minaccia costituita dalle navi russe.
Landsbergis ha proposto che la coalizione potrebbe includere alcuni paesi Nato e altri paesi che dipendono dal grano. Uno fra questi potrebbe essere l'Egitto, uno dei più minacciati e che di recente ha respinto un carico di grano depredato dai Russi in Ucraina.
Landsbergis, inoltre, ha suggerito che l’operazione di scorta navale non dovrebbe essere gestita dalla Nato: suo compito sarebbe quello di proteggere le navi cariche di grano mentre si dirigevano attraverso il Mar Nero dalle navi da guerra e dai sottomarini russi.
Ha detto al Times: “Quello che abbiamo visto ora è solo l'inizio. Il peggio deve ancora venire nelle prossime cinque o sette settimane quando arriverà il primo raccolto” senza il quale intere popolazioni “nell'Africa settentrionale, nel Medio Oriente e nel sud-est asiatico pagheranno prezzi esorbitanti per il grano, mais e le altre merci di cui hanno bisogno per mettere il cibo sulla loro tavola”. L'Ucraina deve essere messa in condizione di esportare 80 milioni di tonnellate di grano quest'anno e l'unica opzione è di farlo attraverso Odessa. È proprio il caso di dirlo: costi quel che costi.
Consideriamo, inoltre, che una carestia in Africa e in Asia porterebbe decine di milioni di profughi sulle spiagge italiane fra la fine del 2022 e il 2023, proprio quella che avevamo definito una delle armi di Putin contro l’Occidente.
Da bravi italiani, probabilmente non ci interessa la cosa adesso: a parte la questione immigrazione, forse faremmo bene a pensarci dato che la pasta, la pizza, il pane e gli altri prodotti da forno che noi mangiamo sono gran parte fatti con i cereali ucraini. E che anche per l’olio di girasole e molti alimenti per gli animali dipendiamo da Kiev. Insomma, la festa è finita: presto qualcuno ci chiederà se vogliamo stare a guardare o… guadagnarci la pagnotta partecipando alla missione.
Foto: Royal Navy