Ad un anno esatto dalla strage di civili inermi compiuta dall’ISIS a Deir Ezzor (300 uccisi, di cui la metà decapitati), la città siriana assediata dai terroristi torna a far parlare di sé.
Il capoluogo del Governatorato omonimo ha ormai fama leggendaria in tutto il Paese per aver resistito per 4 anni agli attacchi dei miliziani del Califfato. Rifornita dall’alto e circondata dal deserto, è tornata da qualche settimana al centro delle cronache militari e umanitarie per l’intensificarsi dell’offensiva jihadista.
Soprattutto dopo la caduta di Palmira dello scorso dicembre, su Deir Ezzor si è concentrato il fuoco delle milizie dello Stato Islamico, rinforzate dai flussi di combattenti che continuano ad arrivare dall’Iraq occidentale. Un’eventuale caduta di Deir Ezzor, garantirebbe all’ISIS la continuità territoriale nell’est della Siria, rendendo dislocabili altrove tutte le forze finora impegnate nell’assedio.
La città giace sull’Eufrate che scorre in diagonale da nord ovest a sud est. Le truppe siriane controllano la sponda occidentale del fiume e in particolare: buona parte del centro abitato, l’area dei campi petroliferi a ovest (dove è stanziata la 123a Brigata dell’esercito) e l’aeroporto situato a 3 km a sud est del centro cittadino. Gli islamisti stanno concentrando gli attacchi da alcuni giorni lungo la linea del distretto di Al Rasafah, nelle aree del cimitero e del check point Panorama, lungo la strada che porta a ovest.
Per ora i lealisti continuano a resistere causando gravi perdite ai miliziani ISIS. In queste ore, i bollettini parlano di controffensiva dell’esercito siriano, che conta circa 4000 uomini della Guardia Repubblicana nella città, guidati da Issam Zahreddine, generale druso della 104a brigata parà.
Gli attacchi aerei siriani e russi sulle postazioni jihdiste sarebbero molto intensi, con sortite continue (circa una ogni 10 minuti da 48 ore). La battaglia continua.
(immagine: SAA)