Solo da metà aprile 2023, gli scontri armati in varie aree del Sudan hanno causato più di 13.000 vittime e 10,7 milioni di sfollati (1,6 milioni di rifugiati nei paesi vicini e 9,1 milioni di sfollati interni, ovvero circa il 13% della popolazione globale totale).
1 sfollato interno su 8 a livello globale si trova in Sudan: si tratta della più grande crisi umanitaria al mondo in termini di sfollati interni. Mancano però gli aiuti umanitari: dei 4,1 miliardi di dollari necessari, ne sono stati inviati solo 83,8 milioni, ovvero il 3,11%.
Il conflitto
Gli scontri sono iniziati il 15 aprile 2023, quando le Forze Armate Sudanesi di al-Burhan (SAF) e le Forze Di Supporto Rapido di Hemedti (RSF) hanno iniziato a scontrarsi nella capitale Khartoum. Da allora il conflitto non si è mai fermato, anzi, si è intensificato a una velocità senza precedenti.
Sebbene Khartoum sia il centro del conflitto, si combatte anche nel Darfur. In questa regione, le RSF (composte dalle milizie arabe Janjaweed, già colpevoli del crimine di genocidio durante la repressione delle insurrezioni delle minoranze in Darfur tra il 2003 e il 2009) stanno perpetrando crimini contro l'umanità su cui sta indagando la Corte Penale Internazionale.
Il conflitto in Sudan, però, non va visto solo come una disputa interna: sono molti gli attori internazionali coinvolti. Ad esempio, l'Arabia Saudita e l'Egitto sostengono esplicitamente le forze SAF mentre gli Emirati Arabi Uniti e la Russia (tramite il Gruppo Wagner) sostengono le milizie RSF.
Hemedti, a tal proposito, ha appena terminato un tour in diversi paesi africani (Ruanda, Uganda, Sud Africa, Etiopia, Gibuti e Kenya), che sembrano sostenere la milizia.
L'Unione Africana e gli Stati Uniti hanno temporaneamente sospeso le mediazioni a causa della riluttanza di al-Burhan e Hemedti a collaborare.
Foto: IOM