L’ingresso della Svezia e della Finlandia nell’Alleanza Atlantica rischia seriamente di causare, se non una guerra aperta con la Federazione Russa, lunghi periodi di tensione nel Baltico.
Prima della guerra in Ucraina, l’opinione pubblica svedese era fortemente contraria a un ingresso di Stoccolma nella Nato, neanche dopo il finto attacco russo del 2013, allorquando i sistemi difensivi svedesi furono incapaci di allertare la propria aviazione e vennero mobilitati i danesi per allontanare gli “invasori”.
Nel recente vertice di Madrid, i capi di stato e di governo dell’Alleanza hanno concesso al sultano Erdoĝan tutto ciò che voleva per dare parere favorevole a un ulteriore allargamento della NATO. Si sono sacrificati i curdi, ma gli americani li avevano già “regalati” ai turchi. La paura maggiore è che si sia regalato il Mediterraneo occidentale ad Ankara, con tutto quello che c’è dentro.
Con il probabile spostamento dell’asse atlantico verso il Baltico, la Turchia avrà mano libera nel Mediterraneo occidentale, paesi come la Grecia e l’Italia ne saranno fortemente danneggiati. Ankara sta compiendo un notevole sforzo per rafforzare la propria Marina Militare. A questo punto non sarebbe da escludere neanche un reinserimento dei turchi nel programma F-35.
Tuttavia, anche se questo non dovesse accadere la Marina ha provveduto a riconfigurare la nuova unità d’assalto anfibia Anadolu in drone-carrier, imbarcando i TB3 Bayraktar di prossima entrata in servizio (equipaggiati tra l’atro con missili aria-aria Akdogan). Inoltre, nei prossimi 10 anni, Ankara costruirà 15 nuove unità, tra corvette, fregate e cacciatorpediniere, oltre a 6 sottomarini Type 214, tali battelli potrebbero essere armati con il missile da crociera Gezgin, prodotti localmente e propulsi da motori Ivchenko-Progress Al-35, provenienti dall’Ucraina.
La Turchia potrà quindi disporre degli assetti navali necessari per porre in essere la dottrina del Mavi Vatan, ovvero la “Patria Blu” che proietterà la Turchia da potenza continentale a marittima.
Tutto ciò a danno della nostra ZEE (Zona Esclusiva Economica), già fortemente limitata dalle politiche aggressive di libici e algerini, d'altronde l’Italia non ha né gli strumenti politici né militari per poter minimamente contrastare i piani di Ankara. Gli unici a poterli ostacolare, ma solo temporaneamente, potrebbero essere i greci, la cui Marina Militare ha lanciato un programma di acquisizione di nuove unità navali dalla francese Naval Group, quest’ultima preferita a Fincantieri per la costruzione di tre nuove fregate.
Anche la questione cipriota, prima o poi, dovrà trovare una soluzione. La separazione in due entità distinte (una turca e l’atra greca) dell’isola, dopo la guerra del 1974, non potrà durare all’infinito.
Foto: presidency of the republic of Turkey