Tripoli brucia, Parigi e Cairo (insieme!) mostrano i muscoli, Roma… crede alle favole

(di David Rossi)
18/02/20

Mentre il mondo si concentra sul pericolo globale del coronavirus e la politica italiana va in fermento per i bisticci tra Renzi e Conte, l’Esercito Nazionale Libico (LNA) del generale Khalifa Haftar dà prova della capacità di tenere sotto tiro il porto di Tripoli, colpendo un cargo turco: una colonna di fumo è stata vista alzarsi per diversi metri a conferma dei danni seri inferti all’imbarcazione.

Intanto, a segnale della continuazione del conflitto armato, dei razzi BM21 di fabbricazione sovietica sono caduti sull’altopiano alle spalle della capitale libica, mentre un velivolo turco senza pilota è stato abbattuto dal LNA. Secondo le autorità di Tobruk, i pesanti bombardamenti sul distretto Qasr Bin Ghashir a sud di Tripoli avrebbe lasciato sul campo una situazione disastrosa per le forze fedeli al GNA di Sarraj. Che la situazione non sia facile per i filoturchi ce lo dice anche il fatto che l’aeroporto di Misurata sia chiuso a causa dei numerosi colpi di artiglieria.

Francia ed Egitto conducono significative esercitazioni navali con la partecipazione della portaerei De Gaulle. A tutt’oggi, questo sembra un messaggio più serio rivolto a Ankara della richiesta adesione al cessate il fuoco a “tutti i Paesi” fatta dal governo italiano, forse ignaro del fallimento dell’esperimento di Berlino e ora impegnato a combattere contro i mulini a vento.

Il contemporaneo incontro fra Haftar e l’ambasciatore americano in Libia (foto) conferma ancora una volta che solo la classe politica estera italiana crede alla favola della missione europea per impedire il traffico di armi con la Libia.

Ma ve li immaginate i “caschi blu” dell’Unione impegnati a ingaggiar battaglia con la Marina Militare turca o con la Forza Aerea egiziana? Ah, no: il ministro degli esteri Di Maio parla di “monitoraggio dell’embargo”, che è come contare quante mucche sono rimaste nella stalla dopo che sono tutte scappate.

Ministro, se lei ci credesse un po’, forse faremmo a tempo a scegliere una parte, come ha fatto la Francia.

Foto: Twitter