Ieri, a latere della visita della speaker della camera bassa americana, Nancy Pelosi, ha parlato Jim McGovern, un deputato di lungo corso del Partito democratico ma anche una figura bipartisan per quanto riguarda la questione della fame nel mondo: insieme al repubblicano Bob Dole, ex candidato alla Casa Bianca, vent’anni fa creò un programma alimentare per i bambini in età scolare e prescolare in Paesi in via di sviluppo. Per questa sua esperienza, vale la pena di capire perché abbia seguito la Pelosi nella sua visita in Ucraina ma soprattutto qual è la sua preoccupazione. Ha sostenuto, al termine del viaggio, che gli Stati Uniti - oltre a continuare a finanziare le organizzazioni di internazionali come il Programma alimentare mondiale delle Nazioni Unite - debbano “trovare un modo per aiutare gli ucraini a stabilire un corridoio umanitario che consentirà loro di spedire cibo via mare, per aiutare le persone più povere del mondo, in modo che non muoiano la fame".
È la prima volta che gli USA parlano di una rottura, da parte ucraina, del blocco navale imposto dalla Russia davanti alle coste dell’Ucraina nel Mar Nero: lo fanno attraverso un uomo politico molto apprezzato e in quanto, a suo dire, la brutale guerra di Putin non è più solo una guerra contro il popolo ucraino ma anche una guerra diretta contro i più vulnerabili del mondo e comporterà un aumento del rischio di morte per fame di milioni di persone.
L'Ucraina è, come ormai sanno anche i sassi e come ha ricordato il nostro Andrea Forte (leggi articolo), il granaio del mondo in quanto fornisce proteine e grassi - sotto forma di grano, mais, olio di girasole ecc. - ai paesi di tutti i continenti, specialmente in Africa e nel Medio Oriente. Fornisce anche derrate alimentari, in quantità importante, alle organizzazioni di soccorso, come allo stesso Programma alimentare mondiale delle Nazioni Unite.
Ebbene, da settimane si succedono le notizie di bombardamenti russi che comportano la distruzione di depositi di cereali in tutta l’Ucraina, in particolare nelle fertili pianure del sud e dell’est del Paese. No, non si tratta di bombe impazzite né della cronica mancanza di precisione degli attacchi delle forze russe: il Cremlino punta decisamente alla distruzione della catena logistica dell’agricoltura ucraina. Ma non si limita a questo. Ci sono decine di video presi da privati cittadini che mostrano mezzi delle forze armate russe impegnati, da fine aprile, nel trasferimento delle derrate alimentari custodite negli oblast occupati dalle truppe di Mosca verso il territorio russo. Sembra che siano stati portati in Russia anche fertilizzanti e macchinari agricoli, prelevati con la forza dalle aziende ucraine. Se queste immagini fanno venire i brividi agli Ucraini, in quanto riportano alla mente le memorie dell’Holodomor, quanto Mosca decise di fare pulizia (etnica) nelle steppe fra Ucraina e Kazakistan per mezzo di una carestia artificiale, al resto del mondo ricordano il cavallo nero dell’Apocalisse, quello che evoca il terrore della scarsezza di alimenti.
Il timore di molti è che, se la guerra voluta da Putin continuerà, il Cremlino colpisca i campi con ordigni incendiari o con armi chimiche per devastare le coltivazioni al momento del raccolto, ma anche per renderli inutilizzabili per l’uso futuro.
Come rivelato in molte interviste di “consiglieri di Putin”, fatte uscire sapientemente dal Cremlino al ritmo di una alla settimana sui media internazionali dopo il ritiro da Kiev, l’obiettivo finale non è solo l’occupazione di una parte sostanziosa del territorio ucraino, ma rendere il resto del Paese dipendente ed economicamente handicappato. Mosca non si è fatta scrupoli di distruggere le infrastrutture dei territori occupati - con la prospettiva di diventare territori annessi - segno che l’obiettivo è creare una zona cuscinetto, non necessariamente di alcun valore economico, usando a tale scopo l’Ucraina controllata direttamente e quella “dipendente”.
Colpire i terreni agricoli e impedirne - in modo provvisorio o definitivo - l’uso per la produzione di derrate alimentari potrà essere funzionale a questo fine, ma sarà anche una delle “armi mai viste” di cui ha parlato Putin: privati degli alimenti prodotti in Ucraina, milioni di Africani e Asiatici si riverseranno, fra la seconda metà del 2022 e la prima del 2023, sull’Europa e sugli Stati Uniti - ma soprattutto sul nostro continente, data l’estensione della frontiera marittima -, provocando un danno paragonabile a una guerra persa.
In questo scenario, la creazione di corridoi, suggeriti da McGovern, per il transito dei prodotti dell’agricoltura ucraina per l’export e le organizzazioni umanitarie non potrà basarsi solo sulla “parola di lupetto” di Putin: questo signore ha dimostrato ampiamente di non essere credibile e di mentire a suo piacimento. Insomma, la creazione di corridoi “concordati” pare una misura necessaria ma non sufficiente: bisognerà fornire all’Ucraina le armi per garantire la sicurezza dei futuri raccolti da attacchi aerei e missilistici, oltre gli strumenti per il loro stoccaggio e trasporto in piena sicurezza.
Alla fine, potrebbe essere necessario anche permettere loro di imporre detti corridoi, nell’ipotesi che la Russia facesse con questi lo stesso che con i corridoi per il transito dei rifugiati: ora ti lascio passare, fra poco ti sparo addosso (e in questo caso distruggo il raccolto). Evitare una catastrofica carestia artificiale globale, un nuovo holodomor ma su scala mondiale, pare una giustificazione sufficiente per qualunque azione…