Le notizie circa le esplosioni in Polonia, che sembra abbiano ucciso due civili, hanno causato una forte impressione nell’opinione pubblica occidentale e provocato l’immediata reazione (politica) da parte delle principali capitali. Il ministro degli Esteri russo Lavrov, che si trovava al G20, ha lasciato anticipatamente la riunione per fare immediato rientro a Mosca.
Le notizie si inseguono e, mentre alcuni rapporti puntano il dito contro le armi russe, che rappresenterebbero una potenziale grave escalation, arrivando a coinvolgere direttamente i paesi della NATO, dall’altro si tende a gettare acqua sul fuoco delle passioni, in attesa di meglio conoscere ciò che è successo realmente.
Un deliberato attacco missilistico russo contro la Polonia costituirebbe, infatti, una violazione del territorio della NATO e potrebbe rappresentare motivo per invocare l’intervento dell’Alleanza Atlantica, in base a quanto previsto dall’articolo 5 del Trattato. Si realizzerebbe così lo scenario peggiore dal 24 febbraio scorso, giorno in cui la Russia ha aggredito l’Ucraina, con un conflitto su vasta scala tra Mosca e le nazioni Alleate.
Tuttavia, l'invocazione dell'articolo 5 della NATO (difesa collettiva) non è automatica, come non lo è l’attuazione di misure che conducono a un conflitto su vasta scala.
Mentre si cerca di capire la dinamica dei fatti, il Consiglio di sicurezza nazionale polacco si è riunito in sessione di emergenza e un portavoce del Consiglio di sicurezza nazionale della Casa Bianca ha comunicato che “…si sta alacremente lavorando per raccogliere ulteriori informazioni...”. Certo è che, unitamente all’accertamento di quanto avvenuto, si sta anche procedendo a determinare quali saranno i prossimi passi più appropriati.
Si tratta di una nuova crisi emersa proprio quando sembrava che si stessero aprendo degli spiragli di dialogo, con i capi dei Servizi Segreti delle due potenze che si erano incontrati in Turchia.
Tuttavia, escludendo la possibilità di un attacco deliberato da parte dei russi, eventualità peraltro più volte esclusa proprio da Putin, che ha affermato che non aveva intenzione di dichiarare guerra alla NATO, c'è la possibilità che l'attacco non sia stato premeditato o, come suggerito da alcuni osservatori, potrebbe essere stato l’effetto della caduta di frammenti di missile intercettati della difesa aerea ucraina.
Certamente il malaugurato evento non avrebbe dovuto avvenire, ma ciò ha immediatamente acceso le polemiche e dato motivo a taluni per chiedere un’azione risoluta della NATO. Da parte russa, invece, si dichiara che si tratta di una provocazione per creare ulteriori tensioni in un’area che da nove mesi vede la sistematica distruzione del territorio da parte dei missili russi. L’Agenzia di Stato Tass ha, inoltre, immediatamente citato un portavoce che avrebbe affermato che "…l'Esercito russo non ha condotto attacchi su obiettivi vicini al confine di stato ucraino-polacco…". Suona molto come a dire, anche se i missili sono nostri, non è stato un attacco voluto.
Se ciò fosse vero e venisse accertato che si tratta realmente di un incidente, l’evento verrebbe ridimensionato, anche se rimane il fatto che non avrebbe mai dovuto accadere.
Molto dipenderà da come trascorrerà questa notte e da come la Russia, in primo luogo, riuscirà a gestire la crisi per evitare un ampliamento del conflitto su vasta scala, specialmente se fosse appurato che si è trattato di incidente e se Mosca fosse disposta, in qualche modo, a riconoscere l’errore.
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