Se la qualità di un reparto è correlata alle capacità di un comandante (vedi: “La mia Leadership” promosso dal Centro Alti Studi per la Difesa, relatore il presidente del Casd amm. Giacinto Ottaviani), la logistica rappresenta l’elemento principale di qualsiasi attività operativa si voglia affrontare.
Al Casd, dove vengono formati i comandanti, il ceo di Elettronica Domitilla Benigni è sicura: il leader deve essere empatico con il cambiamento e l’assertività gerarchica non si adatta alla nuova società, dove non servono leader eroi, soli al comando, ma gruppi coinvolti in processi diffusi.
Quindi oltre alla regola delle tre C – colonnello, capitano e caporale - che abbiamo visto nel tributo all’Arma di Fanteria, potremmo sostenere che la logistica si inserisce a buon diritto nel dogma stabilendo tre criteri qualitativi: comandante, preparazione e organizzazione in un contesto trasversale.
Il nostro resoconto, quindi, descriverà i benefici di una buona e funzionale logistica che viaggia su gomma, cioè sui mezzi militari.
Attendamenti
Alla fine degli anni ‘80 durante un campo in una fredda località in provincia di Treviso ricordo una tenda in tessuto strutturata come docce comuni di battaglione.
Al suo interno passavano intrecci di tubature con ugelli che spruzzavano acqua (non molta), tanto vapore che rendeva confuse le forme dei presenti, alcuni sgabelli grigi per riporre la biancheria e una caldaia che faceva i capricci. Poco distanti nel prato, anche dei lavandini amovibili sorretti da una struttura metallica.
Questa soluzione, certamente poco pratica rispetto ai successivi moduli shelter, era quella ereditata dal secondo conflitto mondiale, dove erano preziosi il lavoro e l’ingegnosità dell’idraulico del minuto mantenimento. In caserma le cose andavano meglio.
In effetti la motivazione del personale passa anche dal suo trattamento, ma allora al centro dell’attenzione c’erano coloro che erano in spe (servizio permanente effettivo, ndr) e potevano contare su maggiori attenzioni. L’esperienza era comunque istruttiva e formativa anche per i soldati di leva, ma evidentemente non permetteva uno smalto impeccabile.
Rapidità e accoglienza
Arriva in paticolare dall’esercito americano il concetto di campo base con servizi simili a quelli di caserma. Tra le prime strutture tecniche autocarrozzate (moduli fissi) su motrici o rimorchi utilizzate dall’esercito italiano, diverse sono di derivazione U.S. Army, attrezzate al loro interno come posti comando, centro nodale per le comunicazioni e officine.
L’impiego pratico dei moduli container adibiti ai servizi comincia a diffondersi alla fine degli anni ottanta ottimizzandosi nell’ultimo decennio del secolo scorso, quando le esigenze del nostro esercito stavano cambiando drasticamente.
I servizi per i militari dello U.S. Army tenevano in considerazione le diverse necessità dei militari durante la giornata e, ferma restando l’importanza di un modulo medico infermieristico, non mancavano spaccio, lavanderie, docce e wc campali, palestre, centro per comunicazione etc… Tutte realtà componibili racchiuse in moduli container dispiegabili in poco tempo e che richiamano la vita e l’organizzazione circense.
Andando indietro nel tempo, ricordiamo che il generale Franco Angioni, che nel 1982 guidava la missione Italcon, per venire incontro alle necessità di Beirut e facilitare i rapporti con la popolazione, fece arrivare dall’Italia la tensostruttura più grande allora esistente per allestire un ospedale: un tendone da circo colorato. Un’idea funzionale che si dimostrò vincente.
I moduli
Tutti i servizi diretti in missioni, esercitazioni o protezione civile escono dalle caserme sul piano di carico degli Iveco ACM90, Astra SMR 44.31, Astra APS, SM 84.45 o SM88.42 8X8. Tutto è maniacalmente catalogato e l’efficienza è superiore a quella che generalmente può incontrarsi in caserma. Persino il rancio è migliore!
Lo spostamento dei moduli dagli autocarri avviene con autogru o con sollevatori idraulici telescopici tipo Merlo o Manitou.
Tempo fa un esperto di calamità naturali mi diceva che i primi tre elementi logistici che bisogna garantire ai soccorritori sono: cibo, bagno e branda.
La cucina rotabile ossia il complesso rimorchio, è il pezzo più storico ed è tutt’ora molto funzionale: riesce a produrre sino a 200 razioni per ciclo di cottura. Tuttavia, grazie ai moduli shelter, sono più che raddoppiate le razioni e la versatilità delle cucine da campo (foto), permettendo l’allacciamento alla rete o fonte idrica e, l’utilizzo di utensili elettrici. Si aggiunge, rimanendo nell’area cucina, il modulo panificio su un container standard ISO1C, uno tra gli elementi fondamentali. Anche il semirimorchio cella frigo ATP (temperatura protetta) che qualcuno ricorderà nella sua esperienza militare, è stato sostituito da container frigo a due celle capaci di conservare fino a 5.800 Kg di cibo nel primo modulo e 5.000 Kg nel secondo modulo, mantenendo la temperatura fino a -20 °C.
La circolare sanitaria n. 3718 del Regio esercito in materia di servizi igienici per i militari consta di ben 216 pagine e, seppur superata, più avanti riporterò su di essa una simpatica testimonianza.
Ampio spazio grazie ai moduli shelter, è ora dedicato al concetto moderno di servizi igienici, che spazia dai moduli lavatrici, ai lavabo e WC e complessi doccia. Sono menzionati nella diramazione n° 3/31166 del 2000 - direzione generale commissariato e servizi generali - ma è interessante sottolineare che la praticità dei container permette la sovrapposizione/allineamento ordinata di moduli con diverse tipologie di alimentazione e opzioni di scarico. Infatti le strutture realizzate per rispondere allo STANAG 2895 (condizioni climatiche) sono allestite e funzionanti sin da subito senza particolari allacciamenti, almeno nell’immediato.
L’unica accortezza è livellarle in altezza per permettere lo scorrimento dei liquidi mentre l’alimentazione (elettricità, caldaia/boiler) proviene dalle loro batterie da 24 volt, oppure dall’autocarro o dalle rete pubblica.
Discorso analogo va fatto per la fornitura idrica grazie ai serbatoi presenti nella struttura e comunicanti con le eventuali reti esterne.
Gli scarichi (acque chiare e scure) possono contare su serbatoi di contenimento, oppure terminare in pozzi nel terreno o venire allacciati alla rete fognaria.
Le strutture modulari comprendono le cabine wc/lavandino, altre i complessi doccia (seconda foto dell'articolo).
La specifica tecnica E/PV 1522 indica anche le colorazioni: marrone, verde o nero per mascheramento e verde NATO IR Stanag 2338.
Per il riposo sono attrezzate delle tende pneumatiche a tre, quattro o sei archi (peso intorno ai 300kg) o ad esoscheletro, le più leggere e rapide da installare. Trasportate con i container a bordo degli ACTL rappresentano l’alternativa funzionale ai moduli “notte”. Tra gli accessori campali ci sono i sistemi di gonfiaggio tende e i sistemi di riscaldamento/condizionamento esterni alle strutture che hanno dei prolungamenti flessibili da inserire in spazi predefiniti e si autoregolano in base alle temperature.
Le stessa tipologia di struttura (pneumo o eso), è impiegata dalla Sanità militare per allestire i vari reparti medici infermieristici.
La confidenza…
Il luogotenente con cui parlo è un trasmettitore originario della Tuscia Viterbese, ormai lontano da diversi anni dal nostro esercito, dov’era molto valorizzato per la sua competenza e umanità. Tutt’oggi è ancora ben aggiornato sulle novità e soprattutto, fresco di ricordi, come quello che segue: “...oggi non si usa più fare le latrine come 50 anni fa, è cambiato tutto e la pubblicazione che ho letto io non va più bene. Si usano i gabinetti su shelter e la pubblicazione spiega tutto nei minimi particolari... Posso riportarti una confidenza circa la minuziosità su ogni particolare del mondo militare.
Non so se hai conosciuto il capitano O..., una volta lo sentii mentre stava facendo un cazziatone a un suo tenente. Gli disse che sotto la naja non si deve inventare niente, c'è scritto tutto, anche come devi andare a cagare!
Ebbene aveva perfettamente ragione, tra tutte quelle pubblicazioni trovai pure come si dovevano costruire i gabinetti da campo a seconda del territorio dove si operava (deserto, montagna ecc. ecc.), c'era scritto la posizione che il militare doveva assumere per defecare e altre cose interessanti, per esempio, come smaltire la quantità di escrementi che venivano prodotti da una compagnia, un battaglione ecc. ecc. Spiegava anche come dovevano essere costruite queste latrine e la loro manutenzione.
Una pubblicazione molto interessante, che al di fuori conoscevano solo le persone interessate, come i medici.”.
Foto: web / Esercito Italiano