All’orizzonte dell’approvvigionamento dei veicoli militari si sta profilando una piattaforma che mette al centro versatilità e innovazione?
Sembra proprio di sì come dimostra il mezzo che tratteremo, il nuovo Flyer della General Dynamics, il quale ha le carte in regola per candidarsi per ora come sostituto del concetto VAV (Veicolo d’Assalto Veloce) con l’equipaggiamento WMIK (Weapon Mounted Installation Kit) una realtà sinora allestita sull’AR 90.
In effetti sappiamo che i veicoli per interventi speciali, i VAV - Land Rover Defender AR 90 – sembrano essere giunti a fine vita operativa e che lo Stato Maggiore dell’Esercito ne sta valutando - e l’operazione sembra già in corso - la sostituzione affidando l’indagine esplorativa a un reparto d’élite dell’Esercito Italiano, il 9° reggimento paracadutisti Col Moschin, il quale certamente non farà sconti a questo nuovo 4x4 ma anzi, cercherà di far emergere eventuali problematiche nell’uso operativo identificandone la configurazione più idonea alle nostre Forze Armate.
Tutti sappiamo che gli Stati Uniti investono nella spesa militare un’ingente quota del PIL e che molte linee guida della Nato passano per forza di cose dagli USA. Tra queste linee guida vi è l’impegno, per i Paesi dell'Alleanza, di produrre modelli simili che, in molti casi, prevedono una configurazione analoga ma allestita autonomamente in base alle esigenze operative. Si potrebbero così spiegare le similitudini tra l’italiano VTMM Orso e il francese HIGuard piuttosto che tra l’LMV Lince e diversi veicoli rientranti nel concetto americano MRAP (Mine Resistant Ambush Protected).
General Dynamics è un colosso statunitense che progetta e costruisce apparecchiature speciali per usi civili e militari, come radar o sistemi sottomarini o aerei, ma anche innovazioni che gravitano intorno ai carri armati. Con la cessazione della produzione dell’HMMWV (High Mobility Multipurpose Wheeled Vehicle) noto con il nome di Hummer H1 e il soprannome di Humvee, avvenuta nel 2010, l’Esercito USA ha affidato in parte al successore Oshkosh Defence, società dello Stato del Wisconsin, il compito di produrre per la patria dei corazzati che, seppur operativamente adattabili, lasciavano un vuoto nella categoria inferiore di veicoli tattici più leggeri, ma pur sempre versatili e aviotrasportabili come lo era la vecchia Jeep Willys.
Dal 2013, la General Dynamics ha dato vita al progetto Flyer 60 e 72, dove già il nome richiama la leggerezza di questi mezzi. Infatti nelle versioni base, la massa a terra del Flyer 60 si attesta intorno alla tonnellata e mezza, che diventano due per la versione più grande, il Flyer 72 che potrebbe considerarsi il sostituto dell’Hummer, anche se i dubbi non mancano. Caratteristiche che consentono al loro economico motore di origine automobilistica, un turbodiesel di soli 2.0 cc L (longitudinale) da 195 cv, GM DOHC JP8 euro 5, alloggiato posteriormente ai Flyer, di raggiungere circa i 160 km/h mantenendo un baricentro basso e lasciando agli imponenti e sporgenti pneumatici il compito di non far toccare nell’off road estremo la scocca, che risulta interamente protetta.
I Flyer 60 e 72 ricordano in un certo senso quegli innocui ragni di acqua dolce con zampette lunghe e corpo molto piccolo che si arrampicano rapidamente ovunque e se qualcuno di voi è appassionato di trial 4x4 potrà associare i Flyer alle immagini sbalorditive di quei veicoli super leggeri che riescono a scalare spettacolarmente enormi massi infangati. Tuttavia il richiamo delle forme dei Flyer al Dune Buggy è notevole, e qualcuno si è lasciato scappare simpaticamente anche il termine Go Kart, nonostante le misure del multiruolo siano notevolmente maggiori.
La differenza sostanziale tra la versione 60 e 72 è la larghezza, rispettivamente di 60 inch (1,5 m) per la più piccola e di 72 inch (1,8 m) per la più grande. Caratteristica interessante per l’avio trasporto. LA 60 poi, possiede solo 4 posti contro i 9 della 72, ma entrambe hanno una capacità di carico pari a 2 tonnellate e mezzo e un’economica autonomia d’esercizio su strada di poco meno di 600 chilometri.
Come si presentano i lightweight d’oltreoceano con guida centrale
Sia il 60 che il 72 sono studiati per offrire l’opzione open or armored - aperta o corazzata - ma entrambi possiedono una struttura portante tubolare che potrebbe ricordare il telaio di una formula uno alla quale viene assemblato tutto il resto. Questo telaio non deriva da alcun altro veicolo ma è stato appositamente progettato dalla GD & Flyer Defense LLC per questi due mezzi. La parte superiore è una gabbia tubolare probabilmente in lega o in titanio (costi a parte) e le sue funzioni, oltre a quelle di roll bar, sono molteplici così come la versatilità di questi due veicoli. Infatti oltre a permettere l’inserimento degli sportelli o dei pannelli balistici in kevlar, nella parte alta può ospitare una torretta a 360° in grado di sopportare le sollecitazioni di una mitragliatrice cal. 50 fissata alla struttura.
Un abito per ogni circostanza
Su questi mezzi tutto si può mettere e togliere, come i 9 sedili ad alto contenimento con cinture a 5 punti, ma forse quello che colpisce di più è la posizione di guida posta non a caso centralmente e avanzata rispetto alla linea dei due sedili presenti anteriormente. Infatti con il conduttore alla guida, gli operatori posti a sinistra e a destra di quest’ultimo, possono fissare alla struttura degli sportelli anteriori una mitragliatrice 7,62 con una maglia di proiettili contenuta in due box posizionati esternamente agli sportelli. I sedili posteriori possono essere orientati contromarcia per garantire il controllo durante gli spostamenti del mezzo. Sopra il roll bar è anche possibile applicare una slitta per far scorrere due barelle porta feriti uniformate Nato, senza che questo comporti necessariamente un allestimento come ambulanza.
Le caratteristiche tecniche
Entrambi i Flyer hanno, posteriormente, le doppie sospensioni indipendenti telescopiche con molle, mentre anteriormente le sospensioni sono sempre due per parte ma solo una con molla. Il suo assetto risulta comunque livellabile a secondo del terreno. Vi sono inoltre quattro freni a disco con sistema ABS e un cambio automatico a 6 rapporti utilizzabile anche sequenzialmente.
La trazione su strada è posteriore in modalità 4x2 sulla versione 72, mentre l’inserimento 4x4 avviene manualmente o per differenza di giri tra i due assi, ovvero quando le ruote foniche poste sulle 4 ruote trasmettono alla centralina una differenza di giri. La versione 60 invece ha la trazione permanente 4x4 e forse, anche se la notizia non è certa, potrebbe avere la trazione anteriore generata da un motore ausiliario elettrico.
Le lunghezze per entrambi i mezzi sono di poco più di 4 metri e mezzo e grazie ai pneumatici maggiorati run flat non sembrano esistere problemi di stabilità durante il rollio, almeno nella versione Open, dove osservando i video si possono apprezzare ampie derapate laterali sempre controllabili sullo sconnesso nonostante la tendenza al sottosterzo dovute alle maggiori masse presenti posteriormente.
Va sottolineato che i Flyer sono da considerarsi più degli strumenti di lavoro piuttosto che degli autoveicoli, almeno per come li intendiamo noi. Sono infatti molto scattanti e si addicono alle missioni di toccata e fuga o perlustrazione.
Possono affrontare senza problemi pendenze nell’ordine del 60% e puntare parallelamente le ruote anteriori su un ostacolo alto più di mezzo metro senza problemi nell’oltrepassarlo, piuttosto che attraversare guadi alla soglia dei 70 cm, ma considerata la quantità di componenti di cui sono composti, non so quanto possano essere impermeabili internamente. Hanno comunque un verricello standard anteriore e due alternatori da 12 volt e probabilmente anche due batterie.
Questo sembra il concetto che la General Dynamics ha voluto realizzare con i Flyer i quali però, se non allestiti in precedenza, devono essere seguiti necessariamente da qualche unità logistica che consenta di modificare i loro assetti. Il conflitto in Medio Oriente, come abbiamo già ripetuto più volte, ha dato anche il via a studi avanzati sui combattimenti, basti pensare ai moderni equipaggiamenti tattici o all’utilizzo dei droni inviati in avanscoperta prima di muovere uomini e mezzi ruotati.
I particolari dell'allestimento
Sono davvero ridotti al minimo essenziale e la strumentazione è molto spartana ma solida con gli interruttori ricoperti con guaine di gomma per l’impermeabilità. Ricorda quella dei natanti a motore e l’avviamento avviene spostando un interruttore dopo aver collegato la batteria direttamente dal cruscotto. Un display è posizionato sul cruscotto per mantenere il contatto con il posto comando ma forse può rilevarsi anche un visore IR. Le superfici esterne permettono di alloggiare zaini o materiale che rimane però a vista seppur fissato con cinghie autobloccanti. Infatti non esiste una sorta di portabagagli e l’abitacolo è deputato solo all'alloggiamento dei militari. La copertura del sotto scocca è composta da una lastra che rende il fondo dei Flyer volutamente resistente, ma piatto, a sogliola. Il kit corazzato prevede una cornice parabrezza e quattro sportelli pesanti che dovrebbero attestarsi a un livello di blindatura B6, ma il dato non è certo. La guida centrale con strumentazione laterale forse disorienta il conduttore, rispetto ai veicoli analoghi ma con guida laterale, e poi risulta molto aperto come struttura e lo si evince osservando le immagini, un connotato questo a favore della leggerezza ma che ha prodotto qualche legittimo interrogativo.
Perché un veicolo non italiano?
Una bella domanda che probabilmente molti si porranno. È bene sottolineare che i Flyer avranno probabilmente un ruolo operativo solo nei reparti d’élite, per cui il futuro dell’AR è ancora in discussione. Come sappiamo nel Gruppo italo americano Fiat FCA, dal 2014 sono confluiti tutti i marchi automobilistici rappresentati da Chrysler e tra questi ci sono la Jeep e la Dodge, costruttori storici di SUV negli USA.
È difficile credere che l’Italia non avesse l’interesse e le capacità per offrire un off road degno sostituto della Fiat Campagnola. In effetti, l’Iveco MASSIF è stato anche se molto in ritardo una valida risposta, anche se poco compresa, al vuoto occupato successivamente dalla Land Rover Def. È plausibile che questa mancanza sia da attribuirsi a manovre economiche pianificate già a partire dalla fine degli anni '80. Con la globalizzazione avviata nel nuovo secolo abbiamo osservato uno scambio di merci senza precedenti, grandi annessioni aziendali e imponenti holding dettare leggi sul mercato. In questo contesto, che ritengo opinabile, i 4X4 italiani sembrano avere attualmente un DNA yankee, come nel caso di Chrysler Jeep Renegade, Compass e Cherokee, i quali, se opportunamente militarizzati e allestiti magari con qualche posto in più, potrebbero risultare dei validi 4x4 sostituti degli AR in servizio nelle Forze Armate e forse anche più idonei e versatili per i servizi di “strade sicure”. Del resto, da quanto si apprende dalle notizie sul MUV (Multy Utility Vehicle) il sostituto in sperimentazione del VM90, il nuovo multiruolo dovrebbe essere relegato alle sole operazioni in ambito nazionale lasciando al tattico Lince LMV l’onore delle armi fuori area. Questo forse fa presupporre che i Flyer, verso cui la Difesa ha dimostrato interesse, potrebbero ricoprire i compiti di auto da ricognizione in area di conflitto?
La Land si congeda
Come forse molti di voi sapranno già che dal 2016 la storica Land Rover Defender è uscita di produzione pur lasciando enormi quantità di ricambi per i longevi modelli in circolazione. A questo proposito dal quartier generale inglese, non sono ancora pervenute notizie alla stampa sul successivo modello ma esistono on line solo alcuni prototipi peraltro molto interessanti.
Dovendo congedare prima o poi gli AR 90 da 2.4cc, che ritengo essere la motorizzazione più azzeccata, ricordo che il Defender non è passato comunque indenne da numerose critiche obbiettive da parte dei militari. È da chiedersi quindi se l’Italia possa, o debba, optare ancora per una multiruolo anglosassone, piuttosto che ricorrere ai marchi di FCA o magari vedere nel comparto di Fiat professional un’alternativa valida, come potrebbe essere l’allestimento militare della nuova Fiat Full Back 4x4?
Flyer, un’idea non solo americana
Non è da considerarsi una novità vera e propria il Flyer 60 e 72 se non in certe sue particolarità tattiche e forse nella vestibilità delle superfici a seconda dell’impiego. Al di là infatti dei Dune Buggy (americano ma di concezione Volkswagwen), veicoli simili sono stati prodotti dalla Polaris Industries piuttosto che dalla Panhard Francese con il VBL o il turco Ural ma anche dalla KIA con il KLTV.
In una certa misura la facoltà di scelta sul veicolo più idoneo al lavoro, potrebbe essere estesa - magari con un sondaggio - ai sottufficiali e ai graduati in Spe i quali, stando più di altri a contatto con i mezzi operativi tutto il giorno, avrebbero sicuramente la giusta professionalità e le idee più chiare per consigliare l’individuazione di un 4x4 ideale. Forse che al 9° reggimento Col Moschin stia avvenendo proprio questo?
Informazioni difficili
Quello che mi stupisce di più è osservare come in altri Stati europei, tra cui la Svizzera, ma anche gli Stati Uniti, a una richiesta di informazioni di libero dominio viene subito inoltrata una risposta quasi lusingata per l’interesse loro dimostrato. D'altronde le stesse aziende pubblicano on-line quasi tutte le notizie - anche quelle militari non classificate - mentre in Italia, purtroppo, nonostante una qualità senza paragoni della produzione nazionale, avviene spesso il contrario negli ambienti civili, assistendo a scarica barile o ricevendo magari informazioni fuorvianti...
Gianluca Celentano
Da sempre sono particolarmente legato alla brigata paracadutisti Folgore, consentitemi un affettuoso saluto a tutti i ragazzi in servizio, in special modo ai fanti dell’aria del 9°!
(foto: ministero della difesa / General Dynamics / web)