L’immagine di un veicolo che prende fuoco, riscuote sempre una certa suggestione da parte degli spettatori e media, risultando un’esperienza traumatica per il malcapitato conduttore e i suoi trasportati. Ancor più avviene quando il mezzo in questione è più grande di una comune automobile, ad esempio un pullman o un camion.
È un po' come la risonanza di una tragica notizia circa la caduta di un aereo e le sue numerose vittime, una condizione che non osserva gli aerei come i mezzi statisticamente più sicuri rispetto alla realtà dei quotidiani bollettini di guerra sugli incidenti stradali e automobilistici.
Traffico indisciplinato a danno dei professionisti
Nonostante il lavoro degli operatori di polizia stradale, in particolare nei frenetici capoluoghi, è percepibile un sostanziale menefreghismo per le regole di comune civiltà e sicurezza in ambito stradale.
L’ingresso con prepotenza nelle rotatorie o gli spostamenti di corsia senza guardare gli specchietti esterni e attendendo il proprio turno, sono solo esempi di una interminabile lista, a cui si aggiungono i portelloni aperti ad altezza d’uomo. Il controllo della velocità assume infatti solo in parte un aspetto deterrente, traducendosi invece in un infallibile strumento per sanzionare. Un fattore che allontana popolarmente il cittadino dalle istituzioni nonostante un suo palese torto, facendolo sentire successivamente giustificato nell’andar a volte contro ad opinabili regole.
Le sanzioni andrebbero applicate analizzando il quadro sociale attuale e, seppur la patente a punti abbia riportato in autoscuola molti automobilisti, è la mancanza di educazione civica e la presenza di troppi “virali tuttologi del volante” a ledere la sicurezza loro e di altri sulle strade, oltreché lo stress della moderna società.
Sempre colpa del "mezzo pesante"?
Molto spesso i professionisti sono vittime degli errori altrui (un cambio corsia improvviso o peggio un'inchiodata senza motivo di un auto) e la tagliola mediatica, se non è aperta un’inchiesta, ricade sul mezzo più grosso, elemento più facile da condannare sulla pubblica piazza.
L’ho già ripetuto in altri articoli, auto furgoni, camioncini non hanno nulla a che vedere con un mezzo pesante; un conto è avere una patente superiore in tasca e fare diverse mansioni lavorative tra cui condurre il “camioncino”, un conto è essere sulla strada e guidare tutto il giorno conoscendo bene il proprio mezzo pesante e le sue reazioni.
Nel comparto dei trasporti i conduttori si suddividono con un po' d’umorismo in: patentati, gira volante e autisti.
Sugli incendi
Tema molto “caldo” e ricorrente soprattutto riguardo ai bus di linea. Un meccanico in pensione (di un importante azienda di mobilità) mi confidò una sua spiegazione: il telaio della grossa ventola di raffreddamento mossa con olio idraulico, a furia di un quotidiano susseguirsi di vibrazioni e sussulti, prenderebbe un certo gioco che farebbe andare fuori asse perno e pale della girante, a questo punto in grado di tranciare i tubi idraulici. L’olio fuoriuscendo sui collettori si incendierebbe nonostante la presenza dei sistemi antincendio che finora hanno evitato vittime.
Sotto alla lente del problema c’è quindi la manutenzione e le risorse al comparto, nonché strade sdrucciolevoli al posto di un asfalto sicuro. Aggiungo doverosamente che anche “l’olfatto” dell’autista ha un ruolo professionale…
C’è anche un altro fattore da tenere in considerazione quando un anomalo incendio si sviluppa su un bus. È da capire a quale categoria (sopra citata) appartenga il conduttore, e se conosca davvero bene il mezzo.
Basta un rallentatore elettromagnetico tirato inavvertitamentedi uno scatto dei cinque previsti per l’arresto completo, e magari un teorico relè che non funziona, per generare su una lunga percorrenza un enorme calore. Una temperatura che poi risale il differenziale, il semiasse e il cerchione, surriscaldando l’aria del pneumatico e facendolo esplodere e incendiare.
Il "rallentatore" è un ausilio che permette di rallentare il mezzo senza utilizzare il freno a pedale causando il classico fading. Furgoni e similari non ce l’hanno. Un sistema che può prendere diversi nomi, tra cui retarder, intender nel caso sia idraulico, oppure rallentatore elettromagnetico.
Ascoltando dei colleghi di bus, ci sarebbero poi i fusibili o le gocce di olio sul catalizzatore, ma sono tutte supposizioni di problematiche analizzate ad ogni ogni revisione.
I bus come i treni, sono comunque i mezzi di terra più sicuri in assoluto per viaggiare collettivamente, e le normative, spesso onerose, (come la qualificazione conducente e le licenze) garantiscono la professionalità del conducente e del veicolo durante viaggi o noleggi.
L’esercito, un esempio di formazione e sicurezza
Ne abbiamo già discusso, ma sul tema è bene ritornarci: la formazione militare è e deve rimanere ferrea e selettiva, prevedendo investimenti di ore ed ore per la familiarità con i mezzi pesanti assegnati.
Seppur la vita di un conduttore militare possa essere più leggera rispetto a quella di camionista, i patentati con le stellette, così come i professionisti civili del settore, sono una garanzia per la sicurezza collettiva.
Ma c’è dell’altro per quanto riguarda i militari, gli investimenti dell’Esercito su formazione e sicurezza del proprio personale, che si ripropongono anche quest’anno ufficialmente nell’off road.
Il 7 luglio sul percorso complesso di Cervasca, Cuneo, il 2° rgt alpini della brigata Taurinense grazie alla consolidata collaborazione tra il Gruppo Merlo e l’Esercito italiano, ha rinnovato il feedback dei suoi conduttori, la loro affidabilità, accrescendo in essi le tecniche e le manovre estreme con i veicoli Vtlm Lince, VM90 e cingolati articolati Bv.
Foto: Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco / Polizia di Stato / web / Esercito Italiano