Nel novembre del 2019 un UAV Reaper dell’Aeronautica Militare è stato abbattuto sui cieli della Tripolitania (v.articolo), molto probabilmente da un sistema superficie-aria KBP Pantsir S-1.
Caratterizzato da notevoli prestazioni, il Pantsir equipaggia l’Esercito della Federazione Russa, nonché alcuni paesi mediorientali, come Iraq, Iran, Siria ed Emirati Arabi Uniti (ma anche nordafricani come l’Algeria).
La gestazione del Pantsir è assai lunga e parte dagli anni ’70 dello scorso secolo, allorquando l’Esercito sovietico richiese un nuovo sistema di difesa aerea a corto raggio destinato ad accompagnare i reparti corazzati/meccanizzati. L’intento era quello di produrre un sistema ognitempo, capace di eseguire in maniera autonoma e indipendente l’intera sequenza operativa (dall’acquisizione del bersaglio al tiro). Causa la fine della Guerra Fredda e la conseguente dissoluzione dell’Unione Sovietica, il programma Pantsir venne messo in naftalina, per poi essere ripreso sul finire degli anni ’90 e definitivamente concluso nel 2007.
Si tratta dell’unico sistema terrestre da difesa aerea ibrido, ovvero associa armi convenzionali con missili ad elevate prestazioni a corto/medio raggio. Tali sistemi d’arma sono integrati e gestiti da un unico apparato di controllo multibanda (con processamento digitale dei segnali) che permette la scoperta/acquisizione del bersaglio e il suo inseguimento, il calcolo delle variabili per ottenere i suoi parametri dinamici e quindi la selezione del sistema d’arma da impiegare nonché la modalità di fuoco.
Questo significa che il Pantsir ha un’autonomia operativa pressoché totale, in quanto ciascun complesso ha la propria capacità di scoperta del bersaglio, di tracking e di ingaggio.
La sua grande versatilità operativa si traduce nella possibilità di contrastare efficacemente tutti i tipi di missili/proiettili guidati (con una velocità fino a 1.000 m/s), provenienti da differenti direzioni, in un settore verticale compreso tra 0° e 10° e 60° e 70°, velivoli con una velocità superiore a mach 1,6, UAV ed elicotteri, oltre a bersagli terrestri come veicoli blindati.
Il Pantsir, grazie alla sua architettura modulare, può essere integrato su molte piattaforme, al contempo, avvalendosi del suo sistema d’armamento ibrido, può continuare l’ingaggio del bersaglio con fuoco continuato dalla distanza massima di 20 km, a quote che vanno dai 5 ai 15.000 metri.
Il sistema Pantsir è composto essenzialmente da tre elementi: il complesso integrato radar/elettro-ottico, le due mitragliere e i missili.
L’armamento convenzionale è costituito da due cannoni da 30 mm (30x165) 2A38M installati ai due lati della torretta. Le armi, alimentate a nastro, hanno un settore di puntamento in verticale da -6° a +80°. La cadenza di tiro si aggira intorno ai 2.000 colpi/min. con una gittata massima di circa 4.000 metri.
La riserva delle munizioni (1.400 colpi) è ubicata nella parte posteriore della torretta, includono granate ad alto esplosivo/incendiarie HE-I e ad alto esplosivo traccianti HE-T, entrambe le munizioni sono dotate di spoletta a doppio effetto (impatto/tempo) A-670.
Per quanto concerne il sistema missilistico, il Pantsir è stato equipaggiato con l’iperveloce 57E6 (9M335) - con sistema di guida del tipo CLOS (Command to Line of Sight) - il quale ha un raggio d’azione compreso tra i 1.200 e 20.000 metri, a quote comprese tra 15 e 15.000 metri. Costituito da due stadi, il primo ha un tempo di funzionamento di 2,5 secondi, dopo di che viene abbandonato, il secondo, un intercettore del diametro di 90 mm, raggiunge la velocità di quasi mach 4, trasportando una testata bellica del peso di 20 kg. La dotazione di bordo dovrebbe essere di 8-12 missili.
Inizialmente progettato per fornire copertura, contro i velivoli d’attacco occidentali, alle divisioni corazzate e meccanizzate sovietiche, in un eventuale conflitto con la NATO, il Pantsir S-1 si è rivelato un formidabile killer per quei sistemi non pilotati che vengono sempre di più impiegati nei teatri di guerra.
Immagini: MoD Fed. Russa