Generalmente gli autoveicoli ad uso promiscuo presenti nelle forze armate sono quelli più sfruttati e che hanno percorso molti più chilometri. Che essi siano in versione autovettura, autobus o autocarro, sono le loro dimensioni che li hanno resi preferibili nei servizi di caserma e gli spostamenti non operativi, questo anche per ragioni di costi. Una logica che mette al centro l’importanza di come investire le poche risorse per i mezzi e il ruolo della motorizzazione militare, oggi più che mai chiamata a fare "ottimizzazioni".
Fiat Ducato
Dal 1981 è il più diffuso autoveicolo commerciale multitasking per antonomasia che ha spopolato anche nelle caserme dopo aver dato il cambio al meno fortunato Fiat 242. Un vero camaleonte alla pari del più robusto fratello maggiore Iveco Daily dal quale lo separano sostanzialmente i valori di portata, la trazione e un’impostazione più automobilistica, seppur votata al lavoro.
Nel corso dei molteplici restyling anche motoristici avvenuti durante le sue cinque generazioni, la scocca portante e modulare e la trazione anteriore hanno permesso di ottimizzare ancor più l’area di carico rendendo il Fiat Ducato un autoveicolo di interesse e utilizzo globale.
Si aggiungono le serie gemelle Citroën Jumper e Peugeot Boxer e il Dodge RAM ProMaster 1500 per i mercati nord americani.
In caserma
In ambito militare ha sempre svolto il ruolo di automezzo (comunemente definito furgone) ad uso promiscuo, ma sono i tanti allestimenti ad affibbiargli ruoli specifici anche al confine dell’operatività soprattutto dopo l’introduzione della trazione integrale con la seconda serie.
Chi ha fatto il militare negli anni ‘80 lo ricorderà in versione autobus oltreché nella sua conformazione basilare di “furgone” o cassonato per il minuto mantenimeto piuttosto che ufficio mobile o antisommossa per le F.o.
Motori e meccanica a parte, la qualità iniziale di Fiat Ducato nato durante il boom economico dell’epoca, non era delle migliori seppur lodevole era l’investimento nel design; l’utilizzo di lavorati plastici per gli interni non era dei migliori e riecheggiava quelli della contemporanea Fiat Ritmo. Nelle prima serie la leva del cambio posta sulla colonna dello sterzo risultava abbastanza imprecisa e non era difficile che rimanesse tra le mani, mentre la gommosità del cambio, posizionato successivamente sul cruscotto, migliorò con i restyling.
Seppur fosse percepibile il rivoluzionario studio sull’ergonomia del posto guida sino a prima un aspetto abbastanza sconosciuto nell’automotive commerciale, gli interruttori, le chiusure, l’illuminazione e i sedili non rendevano giustizia al blasonato veicolo che qualcuno associava a una Fiat Uno iper vitaminizzata. Ottime le doti automobilistiche, la brillantezza dei motori a benzina, mentre i diesel hanno dovuto attendere l’introduzione della sovralimentazione.
Ford Transit
Nella Bundesheer è il più anziano Ford Transit nato nel ‘53 ad essere il concorrente più diretto di Fiat Ducato, il quale nell’anno del suo debutto doveva gareggiare anche commercialmente con un rivale tedesco giunto già alla terza generazione.
Il Transit riprendeva il concetto di un Van USA europeizzato e la sua affidabilità, il comfort e la componentistica non erano paragonabili al neo furgone italiano.
All’epoca il Ford Transit adottava un concetto strutturale meno automobilistico quindi più solido e simile a un autocarro considerando l’utilizzo del telaio portante, balestre e trazione posteriore.
Sono diversi gli allestimenti e gli utilizzi militari impiegati dalla Deutsches Heer su questa piattaforma, ma ancor di più quelle offerte da Mercedes, icona militare...
Mercedes T 1 /818D
Pochi lo ricordano perché piaceva o lasciava indifferenti, ma anche lui è stato un icona militare oltreché dei veicoli commerciali grazie anche a una linea innovativa e antesignana del futuro Sprinter.
Il debutto arriva nel 1977 e un po' come il Transit abbracciava il concetto di dover essere più grande (e più largo) e potente di un furgone, ma più leggero e maneggevole di un autocarro.
Allestito su un telaio portante la sua semplicità strumentale e raffinatezza trovavano il giusto e pratico equilibrio. Interessante l’interruttore a ruota per le luci derivato dalle lussuose berline a tre punte, la leva singola per tergicristalli e indicatori o la spia per il blocco del differenziale posteriore opzionale. È stato tra i primi commerciali ad offrire il sistema frenante ABS e servosterzo e ci sono addirittura versioni anni ‘70 4x4 part time ex Deutscher Feuerwehrleute.
Davvero molte le configurazioni per l’aeronautica, l’esercito e gli impieghi civili, e sulla stessa meccanica ha preso vita qualche operativo marchiato UNIMOG a sua volta, con ancor più configurazioni tra cui per gli interventi anti incendio boschivo o specialistico per gli interventi manutentivi sui binari ferroviari.
La sua evoluzione attuale si chiama Vario, un automezzo ancor più robusto ma non possiamo inserirlo tra i furgoni anche se nella Bundesheer questa fascia interessante di veicoli è molto ampia e professionale come nel caso dell’818 D.
Personalmente ricordo di aver guidato un T 1 versione autobus 35 posti, un po' duro e legnoso il motore diesel aspirato, meglio il benzina, ma il concetto racchiuso in questa idea di quarant’anni fa non si incernierava sulla velocità ma sull’incondizionata efficienza.
Volkswagen T
Nella flotta della Bundeswehr il ruolo dei furgoni è stato sempre molto ampio e integrato ai veicoli tattici grazie alle tante conformazioni e tra queste c’è il T25 che deriva dal simpatico Transporter Type2.
Rispetto ai modelli già descritti, il T25 è probabilmente il più automobilistico seppur nasca come veicolo commerciale e per il tempo libero/camping.
Una delle sue caratteristiche è la singolare posizione posteriore del motore boxer (deriva dalla VW Maggiolino) che libera spazio sull’anteriore. Volkswagen proprio su questo serie ha voluto offrire l’opzione 4Motion, ossia il sistema 4x4 full-time inserito sui veicoli a motore longitudinale dove, un differenziale Torsen -Torque Sensing - a slittamento limitato garantisce sempre la trazione sulle ruote in presa.
Raffinatezze meccaniche a parte i T25 sono molto spartani ma per gli usi militari o come optional possiedono i riscaldatori aggiuntivi Eberspächer e sospensioni più robuste per il lavoro fuoristrada. Nel mondo dei collezionisti sono le ex versioni posto comando e stazione radio ad essere ricercate per il basso chilometraggio e l’ottima conservazione.
Renault Master
I cugini dell’ Armée Français hanno senz’altro investimenti maggiori per il comparto della difesa e gli stessi veicoli ad uso promiscuo ricoprono spesso compiti anche operativi.
Il Renault Master coetaneo di Ducato, debutta nel ‘81 e grazie alla sua affidabilità e una linea muscolosa si fa velocemente strada tra gli autoveicoli commerciali. Generalmente chi guida il Master è un po' ostile al Ducato.
Insieme al Peugeot Boxer e alla Citroën Jumper (i Ducato francesi) lavora come veicolo multiruolo leggero e specializzato (BM1104x4) all’interno della Armée Français, ma è il Renault Master ad apparire più poliedrico tra i concorrenti.
I Master risultano molto apprezzati anche dai sapeurs-pompiers con ruoli di ambulanza (generalmente tra i primi allestimenti di un furgone), supporto logistico, cbrn e soccorso stradale.
Un’interessante particolarità di Renault Master è la scelta tra versioni con trazione anteriore o posteriore, con ruote singole o gemellate.
Anche Renault possiede una linea specialistica militare grazie a Renault Trucks Defense; qui la produzione osserva le piattaforme dei veicoli medi e pesanti civili con feedback eccellenti.
Successivamente vengono militarizzate collocandosi per tipologia agli standard Nato e in base all’allestimento anche blindate.
Fiat 127 Fiorino
Può sembrare bizzarro ma è tra gli autoveicoli che ha avuto più successo in assoluto per la sua ambiguità nel rivestire le dimensioni di un’autovettura associata a un interessante volume di carico posteriore.
L’idea di segmentare un veicolo metà auto e metà furgone arriva dagli USA e Fiat ha proposto questo concetto con misure europee e inizialmente su meccanica 127, poi Fiat dell’analoga Uno CS (versione brasiliana della Uno).
Questa tipologia di veicolo viste le dimensioni ridotte e la sua popolarità, permetteva una guida automobilistica intuitiva e quasi nessuno lo chiamava furgone ma affettuosamente “il Fiorino”.
Grazie alla balestra trasversale posteriore al posto delle molle e gli ammortizzatori idraulici, era molto robusto offrendo una buona tenuta di strada anche se lo sterzo non era tra i più morbidi.
Tra i multitasking delle nostre forze armate c’è soprattutto lui il Fiorino, con i suoi allestimenti molto apprezzati (anche dalla ex telefonica Sip) negli aeroporti militari, dai gruppi cinofili e dalla Marina Militare per i trasferimenti sui moli dei porti o in uso alla Guardia Costiera.
Se già prima degli anni ‘80 i modelli di autoveicoli avevano una loro forte personalità, con il finire del secolo scorso il design è andato sempre più a uniformarsi (un po' troppo), rendendo più complicata l’identificazione mentre più lampante il marchio esposto in calandra. Molte piattaforme (così come i motori) sono oggi condivise tra case automobilistiche e, per effetto delle normative di sicurezza e degli standard progettuali, non si dissociano molto l’uno dall’altro. Anche le riparazioni e gli interventi meccanici hanno subito una svolta importante che ha uniformato i protocolli d’intervento privilegiando la sostituzione rispetto alla riparazione.
Foto: web