Il generale Figliuolo in Serbia e Bosnia Erzegovina

(di COVI)
21/06/24

Il generale di corpo d’armata Francesco Paolo Figliuolo ha fatto rientro ieri mattina in Italia dopo una breve missione in Serbia e Bosnia Erzegovina. Prima a Belgrado, poi a Sarajevo, il comandante operativo di vertice interforze (COVI) ha incontrato gli ambasciatori italiani Luca Gori e Marco Di Ruzza, i vertici militari dei due Paesi e, a Camp Butmir, ha salutato gli oltre 180 militari italiani del contingente schierato in Bosnia per la missione a guida Unione Europea “Althea”.

Accompagnato da una delegazione del COVI, è stato accolto all’aeroporto “Nikola Tesla” di Belgrado dal NATO military liaison officer italiano, il generale di brigata Giampiero Romano e dall’addetto militare per la Difesa, il colonnello Stefano Girobono. 

La lunga serie di visite istituzionali è iniziata presso la sede della Nunziatura Apostolica, per un incontro con monsignor Santo Gangemi, poi il trasferimento alla caserma “Banjica-2”, sede dello stato maggiore della Difesa serbo. Ricevuto con gli onori militari da un plotone in armi delle Forze Armate serbe, il comandante del COVI è stato accolto dal generale Milan Mojsilovic, chief of defense. Tra i temi di confronto, la generale situazione di sicurezza nella regione balcanica e nel resto del mondo, e vari aspetti della collaborazione bilaterale nel campo della difesa tra Italia e Serbia.

Prima di raggiungere Sarajevo, nel tardo pomeriggio di mercoledì, il generale Figliuolo ha incontrato l’ambasciatore italiano Luca Gori presso la residenza diplomatica.

Ad attendere invece la delegazione del COVI nella capitale bosniaca, c’era l’ambasciatore d’Italia a Sarajevo Marco Di Ruzza e il vicecomandante di EUFOR Althea, generale di brigata Lorenzo Dal Maso i quali, insieme al generale Figliuolo, sono stati accolti a Camp Butmir dal comandante della missione europea, il maggior generale ungherese Làszlò Sticz. Quest’ultimo ha aggiornato il comandante del COVI sull’andamento della missione, elogiando in particolare la postura con la quale i soldati italiani assolvono al proprio mandato: “Oltre a essere bene equipaggiati e conoscitori delle procedure di impiego”, ha riferito il generale Sticz, “i militari italiani sono molto disciplinati”.

In serata, il generale Figliuolo ha portato i saluti del ministro della Difesa Guido Crosetto e del capo di stato maggiore della Difesa ammiraglio Cavo Dragone ai 180 militari italiani del contingente nazionale, in particolare: alle due task unit italiane della combined task force ISR (Intelligence Surveillance and Reconnaissance), unità italo-francese guidata dal tenente colonnello Salvatore Piazza; agli specialisti del field Humint team provenienti dal 13° reggimento HUMINT dell’Esercito; ai carabinieri dei liaison observation team, del liaison coordination centre, agli ufficiali di collegamento presso le Law Enforcement Agencies, ai militari dell’Arma inquadrati nella International Military Police. Presenti anche i circa 120 militari della compagnia di manovra italiana. Composta prevalentemente da lagunari del reggimento “Serenissima” dell’Esercito, con rinforzi del reggimento logistico “Pozzuolo del Friuli” e del 3° reggimento genio guastatori, questa unità è stata schierata in Bosnia Erzegovina nel dicembre dell’anno scorso, per incrementare le capacità operative del dispositivo.

“Ho piena fiducia in questo contingente che dispone di competenze di altissimo livello in quanto composto da personale motivato con giovani ben addestrati  e veterani che ben conoscono l’area balcanica e che possono portare un valore aggiunto a questa missione”, ha detto il comandante del COVI. “Da italiano e da vostro comandante sono estremamente soddisfatto di quello che state facendo e di come lo fate. Dalle parole che mi sono state riferite dal comandante di EUFOR e dal nostro ambasciatore ho avuto l’ulteriore conferma che qui c’è tanta voglia di Italia e di italianità, perché sappiamo interpretare queste missioni con fermezza, correttezza ma anche con un grande tratto umano. Noi siamo ben consci di essere ospiti in questo Paese e come tali ci sappiamo comportare, pur essendo consapevoli di avere una missione da portare a termine”.

Il comandante del COVI ha infine ricordato un episodio che ha visto coinvolta la compagnia di manovra italiana lo scorso aprile, quando, su richiesta del Ministero dell’Interno bosniaco, era stata attivata per la ricerca e il soccorso di due turisti tedeschi dispersi in un’area montana al confine con il Montenegro. Intervenuti a bordo di elicotteri ungheresi, i lagunari italiani avevano individuato e tratto in salvo i due malcapitati. Un’operazione perfettamente riuscita che ha evidenziato la fiducia delle Istituzioni bosniache verso EUFOR e una concreta sinergia tra i diversi assetti multinazionali della missione.