Lo stress, i ritmi di vita frenetici e la precarietà lavorativa del nuovo millennio potrebbero essere le cause che spesso contribuiscono alla disattenzione verso le regole e il senso civico di buona convivenza anche sulle strade. Certo non è tutta colpa di chi viaggia. Tutti sappiamo che la rete stradale nazionale andrebbe modernizzata per garantire la sicurezza, ma anche per far fronte a un traffico senz’altro aumentato e ai cambiamenti climatici in atto, responsabili di improvvise e catastrofiche precipitazioni.
La cronaca ci racconta quasi quotidianamente eventi drammatici riconducibili alle infrastrutture incluse quelle ferroviarie, un degrado che, come pubblicato da “La Repubblica,” costa ben 40 miliardi all’anno di soldi pubblici per i rimborsi annessi agli incidenti, soldi che potrebbero essere meglio e più economicamente investiti in un'attenta manutenzione. Questa è la situazione con cui il Ministero dei Trasporti deve confrontarsi per mettersi in linea con i Paesi europei più evoluti e dove, nonostante gli sforzi governativi, le due parole d’ordine provenienti da Bruxelles sono spesso: austerità e sanzioni al bel paese.
L’autobus sotto il Tombone a Trento, infrastrutture?
Durante la riuscita manifestazione del raduno degli alpini a Trento, alla quale ha preso parte anche il capo dello Stato Mattarella, sui social è rimbalzata velocemente la notizia di un autobus dell’Esercito che, al termine dell’evento, si è incastrato sotto il Ponte del Tombone di Trento, in via Fratelli Fontana. Sono spiacevoli sinistri che, in mancanza di esperienza costante alla guida dei mezzi pesanti, possono verificarsi, anche se raramente per fortuna.
L’immagine di Google Earth non sembra lasci intravedere segnali di divieto ma solo le bandierine metalliche - sonore - nere e bianche poste in alto e forse questo elemento avrebbe ingannato il conduttore dell’autobus Sitcar dell’Esercito che ricordiamo avere un’altezza di 3.820 metri.
Esperienza e tranquillità
Prerogative indispensabili per il mestiere dell’autista dove non si è mai bravi e mai va data confidenza al mezzo, tuttavia in ambito civile sento di dover esprimere una sensazione che diverse volte si percepisce quando si trasportano persone esterne al mondo della “guida pesante”. Può capitare soprattutto quando si viaggia con gruppi di adulti, che qualcuno magari un po' più animato di altri, esclami con convinzione quale sia la strada migliore o addirittura dia consigli di guida all’autista, nonostante abbia solo la conoscenza di guida per le autovetture o furgoni.
I conti potrebbero tornare se associamo questi comportamenti, non proprio isolati ed educati verso il lavoratore, ai fatti di cronaca ai danni degli autisti e statisticamente rispetto all’Europa, l’Italia non sembra avere disposizioni chiare verso i viaggiatori “poco composti”.
Per far fronte a questa realtà a cui si associano le problematiche del traffico, la sola scuola guida non basta per formare un autista e probabilmente neppure quella militare. Lo abbiamo già scritto in altri articoli che il mestiere dell’autista non deve essere svolto saltuariamente ma semmai costantemente e sempre con mezzi grossi e di uguale misura, solo così la professionalità del conducente può progredire.
La parola ai conducenti con o senza le stellette
Ogni giorno si prodigano per un utile servizio al Paese, con autobus e camion, ma sono ben consapevoli dei comportamenti più a rischio che incontrano quotidianamente sulle strade e che spesso rimangono impuniti.
I comportamenti più pericolosi segnalati – che come autista di bus confermo – non sembrerebbero essere i limiti di velocità (più facili da sanzionare…) ma semmai i seguenti:
- spostarsi all’ultimo secondo per uscire da una tangenziale, attraversando diagonalmente le tre corsie magari senza guardare lo specchietto destro e creando nel migliore dei casi rallentamenti;
- sostare in una corsia di marcia dopo un tamponamento senza feriti, sicuri che il giubbino giallo indossato sia il lascia passare per qualsiasi iniziativa;
- viaggiare nella corsia centrale quando quella di destra è libera ostacolando la marcia dei veicoli pesanti i quali non possono utilizzare la corsia interna per il sorpasso ma anche le soste selvagge o i fenomeni che marciano contromano, piuttosto di coloro che dopo una sosta all’autogrill si immettono in corsia direttamente senza guardare lo specchietto sinistro.
La guida con l’autocisterna militare: STRALIS e ASTRA
Nelle composte colonne militari, che oggi posso viaggiare anche in piccoli gruppi, può di incrociare qualche motrice con una cisterna di carburante al traino o vere e proprie scorte tecniche coordinate dall’Esercito.
Chi ha svolto il servizio militare in qualche reparto di manovra degli autieri, avrà conosciuto questi grossi camion deputati al trasporto di carburante dalle raffinerie ai depositi militari o dai depositi ai reparti. Tra le cisterne, alcune speciali sono invece adottate per il trasporto dell’acqua potabile durante le calamità, come è avvenuto ad esempio a Messina nel 2015.
Il trasporto carburanti, una realtà che per l’ottimizzazione delle spese potrebbe essere svolta da vettori civili è una specialità verso cui la Difesa, a ragion veduta, preferisce mantenere una sua linea indipendente.
Attualmente è il gasolio che va per la maggiore sui veicoli militari euro 5 e 6, sempre più veloci ed equiparabili ai motori a benzina. Per riconoscere il tipo di idrocarburi trasportati basta osservare la targa arancione che, se riporta i numeri 1202, significa che il carico è di gasolio.
Le motrici, o meglio i trattori stradali deputati al traino dei semi rimorchi con cisterna, sono le stesse utilizzate per il traino dei Leopard e le più recenti sono gli Stralis 450/ 480/500 per i trasporti non operativi e gli Astra SMH 66.45, con livrea operativa a tre colori, nero, ruggine e verde Nato.
L’Iveco Stralis, nonostante spesso abbia diverse spie d’allarme che impongono il reset batterie, è comunque uno dei migliori truck al mondo come affidabilità e prestazioni.
Ho avuto a che fare con una versione 450 per circa sei mesi e le soddisfazioni alla guida non mancavano. Ricordo ancora sulle colline del varesotto, la sua potenza in salita con carico, una potenza che, se non controllata, faceva intervenire il sistema ASR.
È equipaggiato con il divertente cambio “ZF a schiaffo” con 12 marce (6+6) e il rallentatore retarder per alleggerire lo sforzo sui dischi dei freni; guidarlo facendo le doppiette (ovviamente facoltative ma consigliate) dà una grande soddisfazione e padronanza del mezzo anche se non eguaglia come prestazioni l’antenato completamente “analogico” Iveco Turbostar 190/48 che adottava il cambio Eaton Fuller, un camion probabilmente ancora in forza in qualche caserma e rimasto nel cuore di tantissimi autisti, anche militari.
Un anziano maresciallo ricorda: “prima di ogni altra cosa dimenticati di guardare il contagiri e impara ad ascoltare il motore, perché solo così facendo si impara a cambiare al giusto numero di giri”.
Oggi molti Stralis adottano come cambio il moderno EUROTRONIC 12 AS 1800, il robotizzato di Iveco e Astra, tuttavia nell’Esercito gli ACTL “pesanti” sono più diffusi con lo ZF idraulico. Un sistema comodo nell’uso quotidiano, ma che, come tutti gli “automatici”, limita le capacità del suo conduttore.
I più anziani ricorderanno gli ancora funzionanti “Baffone” FIAT 682 T4 - trattore stradale- in versione militare o gli Astra BM 64.42 6X4 ma anche gli ACP 70 T che hanno contribuito alla storia italiana e militare del trasporto anche di pesacarri armati.
Quando la cisterna è a metà carico
Per gli autisti la buona guida è una sola ma con la cisterna ci vuole ancor più delicatezza e anticipo, un po' come sui pullman.
Infatti sono gli spostamenti delle masse generati dal trasporto dei liquidi a creare le difficoltà maggiori a ogni rallentamento o movimento dello sterzo, schivate, curve e rotonde.
Una cisterna a metà del suo carico, nonostante la presenza dei frangiflutti interni, creerà per il movimento del liquido contenuto, un’onda in grado di spostare il baricentro del mezzo. Non è difficile infatti leggere notizie di cisterne che si sono ribaltate anche a basse velocità e per questo motivo sono dotate sulla superfice superiore di piccoli roll bar che evitano la rottura e lo schiacciamento delle botole di carico con relativa fuoriuscita del liquido.
I pericoli. Provate a pensare le conseguenze se il nostro autoarticolato trasportasse un Leopard da più di 40 tonnellate e qualche imprudente automobilista inchiodasse l’autovettura davanti al mezzo pesante o gli tagliasse la strada.
Le catene che bloccano il pesante carro Leopard si spezzerebbero in caso di frenata brusca dell’autoarticolato e il nostro Leopard finirebbe nei peggiori dei casi in cabina - con le conseguenze che potete immaginare-. Solo nei migliori dei casi si adagerebbe lateralmente. Situazioni simili ma non così drammatiche, sono all’ordine del giorno per gli autisti di pullman e camion in costante battaglia nel traffico, e spesso un’opinione pubblica priva di garantismo e ricca di pregiudizio, punta il dito accusatorio sul mezzo pesante il quale molte volte è vittima non carnefice.
Eroi con la spada di Damocle sulla testa
È bene ricordare un esempio del 2013 passato alla cronaca, dove Ion Purice, autista di 29 anni, mise a protezione dell’autostrada il proprio mezzo pesante (foto) sopraggiungendo dopo un grave incidente e contribuendo a salvare la vita a una bambina insieme ai volontari della Croce Rossa Italiana.
Spesso oltre alla precarietà e disoccupazione, si parla purtroppo di “morti sul lavoro” ma molto poco dei morti tra i conducenti di mezzi pesanti, anche loro cittadini e contribuenti di in Paese dove la forbice tra ricchi e poveri è sempre più ampia, come le disuguaglianze...
Ben vengano i controlli verso le aziende non in regola, tuttavia le sanzioni vengono spesso percepite come un metodo per far cassa sicura anziché come una necessità rivolta alla prevenzione. Eppure il ruolo di chi guida un mezzo di trasporto collettivo è di grande responsabilità e utilità e impedisce in particolare nelle città d'arte il sovraffollamento delle auto private.
Affiancamento e formazione
L’Esercito investe molte risorse per la sicurezza e la formazione e lo abbiamo già sottolineato in altri articoli, tuttavia il sentore percepito è che servirebbe un percorso di sburocratizzazione verso alcune norme che lascerebbero più spazio a graduati e marescialli per formare unicamente conduttori di mezzi pesanti adibiti esclusivamente a questa mansione; come avviene in altri eserciti.
Degno di nota è il nucleo scorta tecnica dell’Esercito che provvede al trasferimento di materiali e mezzi - quando l’attività non è affidata a esterni - che eccedono nei pesi e misure (carri armati, sommergibili, imbarcazioni) previste dal Codice della Strada. Qui, studiando caso per caso ogni tipologia di trasporto, i calcoli ingegneristici e i sopralluoghi preventivi sui percorsi sono la base.
Vivendo come conducente, ahimè precario, la realtà disordinata del traffico, va segnalato l’impegno di molti comuni - Milano in primis - per alleggerire la congestione di città e tangenziali incentivando l’uso del trasporto pubblico locale Tpl, sempre secondo al traffico privato. Mezzi pubblici efficienti e con manutenzione (vedi i casi di Roma) e fondi regionali a parte e opinabili, sono da ricordare i parcheggi di interscambio, dove oltre ai bus privati, sono presenti anche gli autobus militari per la linea giornaliera e serale con le caserme... “Quanti ricordi durante la leva!”
Saluti e ringraziamenti
Desidero salutare tutti i militari in Spe della TRAMAT e i giovani, ragazze e ragazzi non ancora stabilizzati ma anche, se me lo permettete, i miei colleghi autisti civili.
Un ringraziamento all’utilissimo lavoro della TRAMAT, al reggimento di Manovra Interforze, al reggimento Gestione Aree di Transito (RSOM) e al glorioso reggimento logistico "Taurinense".
(foto: web)