Martedì scorso due bombardieri B-52 della U.S. Air Force hanno sorvolato, per la seconda volta in meno di 30 giorni, le aree del Mar Cinese Meridionale sulle quali Pechino rivendica la propria sovranità.
I due velivoli sono partiti dalla base Anderson di Guam, come ha spiegato un portavoce della U.S. Air Force, e hanno condotto una “missione addestrativa di routine” che si inserisce nell’ambito delle attività che il (recentemente rinominato) Comando Indo-Pacifico1 svolge nella regione dal 2004 “sulla base di quanto consentito dal diritto internazionale, allo scopo di preservare la libertà di navigazione”.
L’ultimo evento riferito al sorvolo di bombardieri nell’area risale al 27 settembre scorso, quando due B 52 avevano attraversato la Air Defense Identification Zone che Pechino ha dichiarato in modo unilaterale, per poi andare a operare - scortati da jet di Tokio - sulle isole giapponesi Senkaku, nel Mar Cinese Orientale.
In tale circostanza, Pechino aveva definito come “provocatorie” le manovre di Washington aggiungendo che sarebbe stata intrapresa “qualunque opzione, e ricorso a qualsiasi mezzo per tutelare i propri interessi e diritti nell’area”.
Pechino rivendica circa l’80% del Mar Cinese Meridionale sulla base di una linea di demarcazione (nine dash line) unilateralmente dichiarata, e ha in essere contese territoriali con Vietnam, Filippine, Brunei, Taiwan e Malaysia. Motivi di contesa sussistono anche con il Giappone, per la sovranità sulle isole Senkaku che coprono circa 81.000 miglia quadrate nel Mar Cinese Orientale.
L’evento di martedì scorso rischia di condizionare notevolmente il summit dei paesi ASEAN2 che si apre oggi a Singapore, nel corso del quale USA e CINA confermeranno verosimilmente le posizioni di reciproca chiusura che caratterizzano ormai da tempo il nuovo corso delle relazioni tra i due giganti.
(foto: U.S. Air Force)