Per capire quello che sta succedendo in queste ore tra India e Pakistan, dobbiamo fare un passo indietro, al giorno di San Valentino. Il 14 febbraio un convoglio di forze di polizia, poste sotto il ministero degli Interni indiano, fu oggetto di un attacco suicida che provocò 40 morti tra le forze dell’ordine. A seguito di una rivendicazione, l’attentatore fu identificato come Adil Ahmad Dar, un residente dei territori del Kashmir occupati da Nuova Delhi e membro del gruppo islamista - con base in Pakistan - Jaish-e-Mohammed. Si tratta del quinto attentato di questo tipo condotto da militanti islamisti nella regione dal 2015.
Secondo molti autori, tra cui Ahmed Rashid1 e Bruce O’Riedel2, “l’Armata di Maometto” (questo il significato del nome) è una diretta emanazione del ISI (Inter-Services Intelligence), i famigerati servizi di sicurezza del Pakistan. Tra i suoi maggiori attacchi, ricordiamo quelli a Mumbai, capitale finanziaria dell’India, il 26 novembre 2008. Si tratta di un’organizzazione terrorista singolare, in quanto più volte “protetta” da sanzioni ONU e/o americane niente di meno che dalla Cina, probabilmente in quanto elemento destabilizzante della rivale asiatica, l’India. Insomma, Jaish-e-Mohammed si colloca proprio al centro del Big Game asiatico.
Gli investigatori hanno comunicato che la macchina trasportava più di 300 chilogrammi di vari esplosivi, inclusi 80 kg di RDX, un nitrato - altamente detonante - e ammonio, la cui origine non è stata ben chiarita.
Il governo indiano non ha tardato ad agire: ha revocato lo status di nazione più favorita concesso al Pakistan e ha innalzato il dazio doganale su tutte le merci pakistane importate in India al 200%, quindi ha compiuto i primi passi per mettere i rivali sulla lista nera per riciclaggio. Il danno economico è marginale: lo scambio commerciale fra i due giganti del subcontinente indiano è da… prefisso telefonico.
Quattro giorni dopo l’attacco, le forze di sicurezza indiane - perdendo altri quattro uomini - sono riuscite a uccidere il reclutatore del terrorista e altri fiancheggiatori. Sono emersi così i primi, per così dire, passaporti pakistani.
Il 26 febbraio 10 Mirage si sono levati per colpire un campo di addestramento di Jaish-e-Mohammed ben indentro al territorio pakistano, forse causando la morte di 350 terroristi.
Anche se i media internazionali hanno dato risalto solo all’abbattimento di due caccia dell’Air Force indiana, nelle ultime 24 ore si sono moltiplicati gli scontri tra opposti contingenti, le incursioni dei jet di Islamabad contro postazioni in territorio indiano e forte bombardamento, segnalati in altre zone del confine, tutti segnali di una violenta escalation delle tensioni tra India e Pakistan.
Ricordiamo ai lettori che India e Pakistan hanno, complessivamente, quasi 300 testate nucleari: Islamabad, a differenza di New Delhi, non ha mai adottato nella sua dottrina il principio del no-first-use.
Vi terremo aggiornati nelle prossime ore. Continuate a seguirci.
1Descent into Chaos, Penguin UK, 2012
2Deadly Embrace, Brookings Institution Press, 2012
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