Oltre ai racconti storici, chi non ha in mente le cruente immagini del film “Salvate il soldato Ryan” del 1999, una tra le opere cinematografiche più realistiche su quel 6 giugno del ’44?
L’operazione di sbarco sulle coste della Normandia per la liberazione dell’Europa, denominata Overlord, iniziò alle 6.30 sotto la guida del generale Dwight Eisenhower, al costo di migliaia di morti, molti dei quali caddero poco dopo che le imbarcazioni da sbarco LCVP - Landing Craft Vehicle Personnel - abbassarono la sponda anteriore verso la spiaggia. La sponda era sicuramente in acciaio, la struttura forse in legno e alluminio. Arrivare frontalmente era imperativo.
Bunker e incognite
Sulle dune costiere e nelle retrovie del ventoso Canale della Manica, caratteristica di per sé già disorientante, dalle feritoie di fortificazioni semisferiche in cemento armato ben mimetizzate tra l’ambiente circostante e disseminate ovunque, partivano le raffiche della Maschinengewehr MG42, che alternativamente ma senza sosta (solo per raffreddare la canna nell’olio) sparavano devastanti 7,92x57, contro giovanissimi soldati, forse ignari di quanto li aspettasse quella mattina. Ad affiancare le micidiali MG c’erano anche lanciarazzi e carri armati che dovevano garantire l’impenetrabilità della costa francese.
Si potrebbero trarre diverse conclusioni sullo sbarco in Normandia, nonostante la lunga pianificazione americana del D Day che ha visto l’utilizzo anche dei Rupert - i manichini paracadutati – come elemento disorientante e di dissuasione, ma probabilmente potremmo sostenere che, se allora si fossero potuti impiegare mezzi anfibi corazzati, il numero delle vittime sarebbe stato molto più contenuto.
In mare con un moderno anfibio corazzato
“Dai vetri periscopici quando sei ancora a bordo della nave ma sigillato dentro il corazzato, il tuo sguardo osserva l’orizzonte che congiunge il mare al cielo subito dopo la rampa”.
Sei in mare aperto e l’istinto di sopravvivenza ti suggerisce tante cose, ma sai che devi innestare la posizione di marcia del cambio, alzare il pedale del freno e lanciarti verso quell’orizzonte inquietante insieme alla tua squadra. Una sensazione che per certi versi ricorda i primi salti con il paracadute, quando a luce verde accesa è ormai tardi per porsi delle domande...
Lo fai per la patria, questo è il miglior antidoto anche verso l’indifferenza qualunquista. Sei un militare, un eroe, questo è certo!
Dopo un’accelerata per dare slancio alle 25 tonnellate dell’AVC, avverti che sotto di te manca qualcosa, sprofondi e senti il tonfo con il mare che subito dopo ti fa ondeggiare di diversi gradi in tutte le direzioni e forse pensi che la struttura potrebbe non galleggiare o ribaltarsi.
La squadra è in comprensibile silenzio, non sarebbe corretto per dei soldati parlare di ansia anche perché le procedure sono ormai chiare, istintive perché ripetute costantemente. Dal posto guida passi la presa di forza dalla guida all-terrain a quella natante e le doppie e potenti eliche cominciano a stabilizzarti alzando leggermente la prua e portandoti al largo della nave, fino a poco prima la tua terraferma. Ora è il joystick il tuo volante. Ecco, queste potrebbero essere le dinamiche pratiche e le sensazioni psicologiche di uno sbarco in mare aperto per un moderno corazzato.
AVC-P Personnel Carrier Variant
Il massimo tra efficienza tattica e versatilità o meglio, un mezzo speciale ruotato in variante trasporto truppa e da prima linea viste le caratteristiche di protezione. Dopo diverse edizioni di Eurosatory molti si saranno domandati osservando la concorrenza come mai il colosso Iveco Defence Vehicles, società della holding CNH, non avesse ancora in cantiere un anfibio tattico.
La risposta è arrivata alla grande e in collaborazione storica tra Iveco Defence Vehicles e Leonardo ma anche con un grande nome dell’industria inglese, la BAE Systems. Con accordi siglati presumibilmente nel 2010 con la società inglese si è risposto a una precisa richiesta del Corpo dei Marines americani riconducibile al programma Marine Personnel Carrier -MPC-. Un connubio che ha portato, dopo una gara, alla sottoscrizione di importanti risultati per l’industria italiana a cui si aggiungerebbero altri ordini sempre per la fornitura dei super anfibio 8x8 con varianti top secret da destinare al Corpo dei Marines statunitensi.
Dalla base del VBM Freccia parte il nuovo AVC-P 8x8 una sorta di variante del SuperAV Surface Performance Amphibious Vehicle, ma senza torretta e cannone adibito alle truppe da sbarco. Una macchina che qui da noi potrebbe tra l’altro sostituire gradualmente il cingolato AAV7.
Trasmissione, motore e caratteristiche
I dati tecnici sono davvero pochi a differenza di altre rinomate case produttrici di veicoli per la Difesa (ad esempio Mercedes) che puntano anche sull’immagine di back stage come product promotion, durante e dopo il lancio di un mezzo. Tuttavia lo scafo dovrebbe contenere uno schema di trasmissione del moto ad H, tipo Freccia e Centauro, ovvero due alberi di trasmissione posti ai lati, una soluzione che garantisce una buona abitabilità interna riducendo i rischi di perforazione dello scafo in seguito a un’esplosione.
In corrispondenza di ogni singola ruota, tramite un rinvio, è ingranato un semi asse che raggiunge la ruota, mentre le otto sospensioni regolabili, scendono all’interno di una corazza cilindrica sino al braccio oscillante. Osservando le immagini, questa dovrebbe essere la configurazione ufficiale.
La struttura sulla base è a intercapedine, proprio per garantire un fondo piatto adatto alla navigazione e anti mina; in campo automotive potremmo definirla a sandwich, un motivo in più per confermare la sicurezza data dall’isolamento degli organi di trasmissione. Anche se ben insonorizzato, in base alle necessità, il conduttore a bordo dialoga con la squadra utilizzando cuffie audio come sugli elicotteri. Oltre ai primi due assi sterzanti non è da escludere che lo sia anche il terzo per ridurre gli spazi di manovra, oppure che disponga della funzione a ragno; traslazione laterale, sicuramente una mobilità superiore e più rapida di un cingolato.
Monta un cambio automatico ZF a sette rapporti con riduzione, rallentatore e convertitore di coppia escludibile poco dopo la partenza, una consuetudine sui “pesanti” per mantenere sempre in presa il motore con la struttura - come avviene con i robotizzati a doppia frizione - nei rilasci di acceleratore.
Come motore è stato allestito il top di gamma per usi industriali di Iveco, ovvero un 6 cilindri in linea CURSOR 13 portato a 700 CV, un propulsore che tra l’altro piace molto negli USA e per usi civili dispone anche dell’alimentazione Natural Gas. Si tratta di un sei cilindri a ventiquattro valvole comandate in coppia con un turbocompressore geometria variabile. Posta anteriormente, possiede una grossa griglia come presa d’aria laterale per l’impiego su terra, mentre in navigazione l’atmosfera viene bypassata in uno snorkel posto sulla sopra la linea di galleggiamento e in grado di estendersi in base alle condizioni del mare.
Quattro uscite, 3 botole e una pedana di servizio posteriore sono contenute nelle sue misure di quasi otto metri di lunghezza per tre di larghezza, con un’altezza di poco superiore ai due metri e trenta. Interessante è la funzionale luce del sotto scafo pari a quarantacinque centimetri, che in off road entra in una versatile sinergia con gli ampi angoli di attacco e d’uscita. Qui la potenza non manca e la coppia è alle stelle, quindi nonostante la sua pesante mole corazzata, all-terrain ricorda la versatilità del VTMM ORSO. Potrebbe essere battezzato come un sicuro “Orso di Mare”, affiancandosi nelle nostre FFAA, tra sane abbreviazioni e soprannomi, al San Lince.
Per cronaca devo aggiungere che esiste anche la versione a 6 ruote denominata VBTP-MR Guaraní. 3 botole pedana posteriore 4 uscite
Un motoscafo a 8 ruote
Alzando la barriera frangiflutti anteriore e commutando la potenza del suo Cursor 13 alle eliche, il nostro ACV con grande disinvoltura può prendere il largo o, come abbiamo già detto, tuffarsi in mare aperto anche a più di 12 miglia dalla costa. Non è chiaro se abbia luci di navigazione, ma è molto probabile, quello che è certo è che grazie alla sua velocità di almeno 8 nodi è in grado di avanzare anche con mare a forza 3 e oltre.
La struttura a svaso concentrata nel centro, come una chiglia, garantisce alla massa stabilità sia su strada sia in mare aperto. Come si potrà comprendere può far ingresso in bacini allagabili o essere avio trasportato. Al suo interno c’è posto per 13 soldati seduti su appositi sedili rialzati e tre operatori tra cui il conduttore. Su strada le prestazioni del SuperAV registrano un’autonomia di 800 km e una velocità autolimitata che può superare i 100km/h.
Poi arriva la notizia
Avrei voluto sviluppare qualcosa di interessante sui pneumatici Runflat con anima interna e regolazione della pressione, evidenziando come lo sviluppo dei corazzati e anfibi abbia fatto la differenza e sicurezza dal lontano giugno 1944 nel Canale della Manica. Ma proprio domenica 10, mentre ero al pc, visualizzo tre flash alert , una dello SMD e le atre due dalle agenzie Adnkronos e ANSA. Quasi in corrispondenza con un giorno che non possiamo dimenticare, il 12 novembre 2003, strage di Nassiriya, cinque nostri ragazzi sono vittime di una tremenda esplosione IED in Iraq e prontamente soccorsi da un’efficiente MEDEVAC. Ho quindi preferito interrompere il pezzo per rispetto ma anche per rendere un omaggio ai nostri eroi in servizio sia al 9° Col Moschin, sia nel GOI, gli incursori di Marina. Non so quanto se ne parlerà e non propongo commenti; per tutti i riservisti sono però fratelli, anche i miei.
Dedico l’articolo:
Ai nostri eroi del 9° Reggimento d’assalto Paracadutisti Col Moschin “dalla Folgore l’impeto”; Raggruppamento Subacquei ed Incursori della Marina Militare GOI "E fluctibus irruit in hostem".