Ricorderete nel 1997 l’astuta, ma efficace purificazione mediatica messa in campo da Mercedes Benz successivamente al ribaltamento della "Baby Benz", ossia la prima serie di Classe A. Sotto la lente finirono una serie di slalom stretti denominati test dell’Alce, ideati e svolti proprio in Svezia dove le collisioni con i grossi ruminanti non sono poi così rare. In quell’occasione il danno all’immagine della casa di Stoccarda fu stimato - fonte La Repubblica - nell’ordine dei 100 milioni di marchi, più o meno cinquanta milioni di euro, cifra necessaria per aggiornare le vetture già vendute e quelle in produzione. Non fu una trovata pubblicitaria e senza ipocrisie Mercedes Benz fece mediaticamente un mea culpa, sostenendo con umiltà e imbarazzo che l’incidente sarebbe servito come ulteriore incentivo a migliorarsi.
Peccato, facendo un paragone, che la stessa trasparenza non sia stata sostanzialmente adottata in Italia da Iveco Defence Vehicles, quando a ribaltarsi a 50 km/h erano i VTLM Lince prima serie magari muniti di torretta. Era più conveniente dare la colpa ai militari, peraltro a lungo inascoltati nei loro giudizi.
Le problematiche del "San Lince" LMV le abbiamo già affrontate parecchie volte e, da quanto riportano le notizie, avvallate in ambiente militare, la seconda serie è stata modificata dal punto di vista delle prestazioni e in particolare negli ammortizzatori, mentre esisterebbe una sorta di terza serie ex novo che rappresenterebbe l’optimum che militari e cittadini contribuenti si sarebbero aspettati sin da subito, nel 2006, da Light Multirole Vehicle antimina. Ma così non è stato…
D'altronde Iveco ha già molta visibilità e forse al di là di qualche competizione, non le interessa più di tanto enfatizzare le caratteristiche di robustezza dei propri mezzi, come avviene sul web da parte di rinomati brand dei mezzi pesanti.
Fu invece apprezzatissimo, per spezzare una lancia a favore di Iveco, il riscontro mediatico durante le prime spedizioni Overland World Truck Expedition a bordo degli storici Iveco 330.30 ANW e VM90. Un viaggio nel passato che rievocherà sicuramente negli appassionati del settore le motrici 190 Turbostar.
Insomma, a parte le pubblicità sui nuovi mezzi come per IVECO S-WAY, il brand italiano non sembrerebbe essere particolarmente incline ai social e sicuramente non per limitazioni economiche. D'altronde è un’azienda che cade sempre in piedi anche per l’abilità di saper liquidare i prodotti; in particolar modo quando il committente è la pubblica amministrazione.
Una provocatoria sfida a nostro avviso realizzabile
Far partecipare un Lince alla Parigi Dakar non sarebbe male come idea, anche se prima bisognerebbe crearne una versione civile ad hoc. D'altronde tutto è possibile all’interno dell’anticonformista Rally Dakar, più conosciuto come Parigi-Dakar, la durissima competizione che dopo 42 edizioni ha fatto il suo debutto sulle dune dell’Arabia Saudita, una nazione dove il nome Iveco Difesa è conosciuto anche dal soprannome STI, Steyr-Daimler.
Sicuramente ci sarebbe spazio anche per il nostro LMV, basta volerlo, se consideriamo che un alter ego di Astra ACTL (e in certo senso anche del VTMM) è presente con il Trakker del PETRONAS Team De Rooy, che ha instancabilmente gareggiato con concorrenti del calibro del team russo KAMAZ Master Truck della RedBull piuttosto che il team BUGGYRA Racing di TATRA o la new entry, sempre bielorussa MAZ del team Sportauto che ha corso con un mezzo musone 6440 RR da 9 ton complessive e circa 900 cavalli di potenza. È da ricordare che questi marchi producono, senza uscire troppo dagli schemi tecnologici e forme civili, anche mezzi militari.
Per Iveco, sarebbe soprattutto un appagante modo, nell’indiscutibile era social, per togliere di dosso al buon VTLM Lince tutti i preconcetti acquisiti con la prima serie, viste le sue anomalie stradali e off road.
Chissà se Iveco Defence Vehicles valorizzerà la sfida affiancando ai suoi partecipanti Trakker e Powerstar 4x4 Cursor 13, anche il felino militare? Una sfida utilizzando magari dei piloti militari?
Non è una novità: nel 1952 Fiat e Alfa Romeo iscrissero 2 vetture alla 1000 miglia ALFA AR51 “MATTA” e AR51 CAMPAGNOLA e i suoi conduttori appartenevano alle Forze Armate (foto).
L’idea arriva da Ulisse Cecchin, esperto di guida off road e docente di scuola guida
Cecchin sostiene una teoria: “Se un autocarro da 12 tonnellate lanciato a più di 100 km/h (raggiugono anche i 150 km/h!) sulle dune di sabbia decolla ritornando a terra senza problemi, non vedo come non possa farlo un LMV Lince che pesa la metà e possiede addirittura un baricentro più basso di un camion”.
Da quanto apprendo dai suoi appassionati appunti, sosterrebbe una previsione di restyling del Lince dove si enfatizzi maggiormente la carreggiata utilizzando magari dei cerchi con off-set negativo per renderli più scampanati. Sintetizzando il concetto, mi scrive: “…Ma il Team Petronas Iveco De Rooy che corre alla Dakar il rally raid più impegnativo al mondo con un Iveco Powerstar e un Iveco Trakker che non pesano meno del Lince, che ammortizzatori montano? Eppure volano sulle dune e quando atterrano non rimbalzano, ma rimangono in aderenza”. Un concetto a suo dire, che potrebbe vedere l’utilizzo di ammortizzatori a gas da gara con regolazione a doppio effetto.
Un alpino, così come un paracadutista, non sono mai ex e Cecchin, da buon ufficiale degli alpini della riserva, ricorda la propensione al ribaltamento del Mulo meccanico - già trattato da Difesa Online (v.articolo) - e dei motocarrelli Fresia F18 e, tenendo conto di queste problematiche, sostiene che il sistema sospensivo del Lince a quattro ruote indipendenti con molle elicoidali McPerson e ammortizzatori coassiali, sono tipici dei Quad e in grado di adattarsi fedelmente al terreno, riprendendo un concetto forse già conosciuto sui motocarrelli Fresia F18.
Considerazioni e ricordi
A proposito dell’assetto del Lince, Cecchin rammenta le vittime dei numerosi incidenti per ribaltamento, tra cui quello dell’ottobre 2009 avvenuto presso Herat a una squadra del 4° rgt alpini paracadutisti, piuttosto che nel 2012 sull’Aurelia nei pressi di Tarquinia, ma anche il rovinoso ribaltamento a Trieste o sulla A4 in località Ospitaletto Bs, dove la vittima non era un militare ma un tecnico civile di Iveco Difesa.
Sempre Cecchin sottolinea che la sicurezza ha un limite anche quando si è convinti di essere al riparo in una cellula corazzata, ma incapace di assorbire gli urti - ma solo le esplosioni - poiché sprovvista di una carrozzeria a deformazione programmata.
Conclude, oltre a un chiaro invito a utilizzare sempre le cinture di sicurezza e l’elmetto, che il VTLM era nato come mezzo da 3,5 ton (forse il riferimento è al FIAT OLTRE, v.articolo) ed è normale che una frenata seguita da una brusca schivata d’ostacolo generino un limite alla tenuta di strada.
Ho avuto la possibilità di provare l’unico prototipo civile non commerciale del Lince - non da 7 ton - e, se ricorderete quanto riportato nell’articolo, la prima impressione che ho avvertito è stata la netta percezione di guidare un autocarro 4x4 e non un SUV o un fuoristrada.
Curiosità
Tacita T Rally è la prima moto enduro elettrica che ha partecipato alla Parigi Dakar, in grado di percorrere circa 200 km erogando una coppia di 100 Nm, 60 cavalli con un interessante cambio a cinque marce, una novità per una total green. C’è anche un SUV 4x4, Odyssey 21 da 400 kW con tecnologia da formula E, oltre a un Truck ibrido prodotto da Renault il C460 Hybrid.
Con impeto e ferreo cuore oltre l'ostacolo
La rete è piena di diari di viaggio di coloro che per avventura o competizioni hanno scelto di attraversare il deserto in motocicletta, con un fuoristrada o un truck, come quelli (ex militari) attrezzati da Alessandro Pozzani. Fermo restando la formazione ufficiale della FIF, Federazione Italiana Fuoristrada, le testimonianze su questa impresa non mancano di certo e ho voluto unire diverse impressioni in un sintetico racconto.
“Devi essere come un aliscafo per poter galleggiare sulla sabbia fine, la temibile fech fech dalla consistenza paragonabile al borotalco, un insidioso avversario simile all’acqua quando ti copre il parabrezza e con altrettanta facilità scivola via. Solo dopo l’umidità della notte possiede una leggera crosta superficiale che ti permette più guidabilità. Il panico lo devi mettere in preventivo nonostante i sistemi di geo localizzazione, ma dopo qualche ora il tuo istinto nel vuoto umano e nell’assoluto silenzio ti consiglia di uscire da quell’incubo. La tua compagnia è il rumore del motore o le parole dei tuoi compagni. Se hai la fortuna di seguire dei solchi lo fai consapevole che non sei l’unico, non sei solo, diversamente ci sei tu e il mare di sabbia esteso quanto un’interminabile nazione. Il motore deve girare al regime di coppia massima e la trasmissione in 4x4 mentre davanti a te la linea dell’orizzonte si spezza con cielo. Sei ad alta velocità e non puoi nascondere a te stesso che in qualsiasi istante potrebbe avvenire una rottura o, peggio, incagliarsi violentemente in una roccia a filo del soffice manto sabbioso. Poi ad un tratto, quella che da lontano sembrava una leggera cunetta, si materializza davanti a te come un condomino di otto piani. Ci siamo, è arrivata la duna. L’istinto ancora una volta si fa vivo, e ti invita a togliere il piede dal gas, anche perché al superamento dell’enorme dosso non sai cosa troverai, seppur non vi siano ostacoli creati dall’uomo. Ad un tratto sei inclinato verso l’alto, vedi solo il cielo e sei cieco fin quando arrivi all’apice della duna dove una sensazione di vuoto ti sale dal basso, forse un po' come l’immersione a filo d’acqua del SuperAV anfibio quando si lancia in mare abbandonando l’hangar della nave. Subito dopo la sensazione è seguita da un tonfo a terra e allo scuotimento del tuo mezzo che devi mantenere dritto per non ribaltarti. Ritorni a vedere l’orizzonte interrotto dal cielo, appena sei in piano, ma non farai mai l’abitudine a non farti condizionare dal tuo istinto e solo con la fermezza dell’impeto getterai ancora una volta il cuore oltre l’ostacolo o, oltre la duna”.
Evitare l’affondamento
Forse può sembrare insolito ma sulla sabbia consumi di più a bassa velocità. Infatti è l’affondamento del mezzo a basse velocità che distribuisce maggior attrito al sottoscocca; i veterani delle attraversate desertiche in 4x4, sostengono che la pressione dei pneumatici è fondamentale. “Maggiore è la pressione del pneumatico più alto sarà il solco”. Infatti al diminuire della pressione, diminuisce anche l’aderenza, ma avviene una compensazione con l’allungamento longitudinale dell’impronta a terra delle ruote. Quindi durante un raid in 4x4 interagire con la pressione è fondamentale.
I militari sui tattici - anche sul Lince - utilizzano un sistema centralizzato di pressione comandato dal posto guida. È importante raggiungere una velocità di planata o galleggiamento per contrastare la resistenza della sabbia. Le sterzate devono essere dolci e larghe anche per evitare resistenze e, seppur con il motore a regime di coppia massima, in velocità meglio utilizzare marce alte che scongiurano rotazioni di coppia che scaverebbero nel terreno. Un buon manometro e passerelle metalliche sono essenziali nel deserto e quest’ultime rappresentano anche l’attrezzo ideale per appoggiarsi in caso di sostituzione di una ruota.
Fermo in salita sulla duna
Situazione poco allegra ma abbastanza diffusa e dove le manovre istintive posso peggiorare la situazione. L’inclinazione è davvero molta, all’interno tutto scivola all’indietro e il veicolo per gravità scivolerà a valle. Una titubanza del pilota e una velocità poco sostenuta sono le cause principali. Il mezzo deve scendere rimanendo assolutamente dritto, diversamente se prende velocità ti ribalti. Farlo scendere frenando o a frizione schiacciata sono errori da non commettere mai, si perderebbe la direzionalità; utilizzare invece il freno motore dopo aver inserito la retromarcia ridotta e non accelerare fin quando non sia arriva a valle.
Quanta adrenalina, vero? Pensate un attimo ai nostri Militari per i quali, si aggiunge anche la tensione di essere colpiti durante un allontanamento o incappare in una IED.
Chissà se qualcosa di quanto prospettato si potrà mai avverare in Italia? Nel frattempo io e il tenente Cecchin, un pensiero per il Rally Dakar lo facciamo...
Dedico l’articolo alla prestigiosa Arma di Cavalleria.
Foto: Difesa / web