La Vespa fu anche anticarro

(di Gianluca Celentano)
08/11/21

Prima di raccontarvi di una gloriosa e “atipica” due ruote che non ha mai visto i nostri piazzali d’Armi, ricordiamo con un certo imbarazzo che anche le Forze Armate hanno fatto qualche “flop” sugli acquisti dei mezzi. Tra questi c’è stato anche stato un “triciclo”, il quale senza riuscirci, voleva soppiantare i simpatici e fedeli muli. Era il Mulo meccanico 3x3 della Guzzi adottato dalle truppe Alpine e con un raffinato e invidiabile sistema di trazione sulle tre ruote e un peso non indifferente, 1000 kg. Ma se curiosiamo in casa Piaggio qualche sorpresa la troveremo...

Infatti, a parte l’aereo bimotore turboelica P180, la casa di Pontedera ha dato vita a un vincente triciclo, la mitica Ape seguita dal suo derivato, il Piaggio Poker, un quadriciclo. Fu invece il surrogato Porter, un quattro ruote però, a indossare le stellette in Aeronautica e, pensate un po', ad essere sviluppato in versione blindata per la Benemerita come sostituto del Fiat 900 T. “Chissà che tenuta di strada…”

Intramontabile Vespa

Il marchio Piaggio è stato tra primi a motorizzare con la sua due ruote l’Italia, dopo la presentazione della Vespa a Torino, avvenuta il 24 marzo del 1946. Un veicolo che in breve tempo è diventato la motocicletta o, se preferite lo scooter, più famoso al mondo arrivando a vendere milioni di esemplari.

Una “moto” bizzarra con un rumore inconfondibile e adatta ai pigri che non dovevano scavalcare la sella per salirci sopra, oppure indovinata per le signore con le lunghe gonne.

Un mezzo molto pratico e robusto, con le ruote avvitate al cerchio senza raggiera e un motore monocilindrico instancabile con una trasmissione senza catena, una novità assoluta.

La sua linea morbida richiamava il caratteristico insetto, pur essendo ispirata alle fusoliere aeronautiche. Forse risultava un po' scomodo o indelicato associarla a una motocicletta per la presenza della carrozzeria al posto della carena o a soluzioni naked del tempo.

L’armoniosa conchiglia che custodiva il vano motore e la ruota posteriore, proseguiva nella pedana e poi nello scudo anteriore, un particolare simile ai monopattini. Per questo motivo il mercato inglese la battezzò con il soprannome scooter, dal verbo "to scoot", pattinare.

Vespa 150 TAP, l'anticarro

Il motoscooter di Pontedera divenne ben presto celebre anche nelle pellicole cinematografiche, dove si associava quasi sempre libertà e spensieratezza alla guida della Vespa. Non ci fu mai un suo battesimo militare, seppur la Piaggio converti la sua produzione durante i due conflitti mondiali per l’approvvigionamento bellico dando inoltre vita al veivolo bimotore P32.

Non credo che l’idea sia arrivata ai cugini d’oltralpe dopo una nottata di champagne, ma la Vespa si militarizzò a tutti gli effetti fuori casa, diventando un vero mezzo tattico con armi anticarro.

Infatti la Ateliers de Construction de Motocycles et Automobiles, più nota come ACMA, società associata alla Piaggio per l’assemblaggio dei componenti, rivoluzionò il concetto pacifico della Vespa, elaborando inquietanti e cervellotiche modifiche alla struttura.

Durante la guerra d'Indocina nel’50, l'Armée de terre necessitava di un mezzo agile per il trasporto dell’artiglieria anticarro e in grado di essere aviolanciato dai C-119 Boxcar degli alleati USA. La Francia uscì sconfitta dal conflitto indocinese, ma replicò l'esperimento in Algeria e qui la Vespa 150 TAP ebbe modo di farsi apprezzare.

Appositamente colorata in livrea desertica oppure in verdone, il modello TAP (Troupes Aéro Portées) in dotazione ai parà, era allestito sulla versione commerciale 150 da cui presero vita in due annate distinte, la 56 e la 59 con cilindrata di 150 cc.

La Vespa 150 TAP prevedeva di essere utilizzata come treppiede del cannone M20 senza rinculo da 75 mm che alloggiava sotto la sella, ma pare sia una leggenda quella di poter far fuoco con l’arma alloggiata nella sua sede di trasporto.

La versione TAP prese vita con la modifica della Vespa 150 e ha riguardato importanti irrobustimenti strutturali, l’adozione di un paraurti perimetrale che fungeva anche da maniglia, protezioni in acciaio al carter motore e marmitta, adattandola al tempo stesso allo shock di un aviolancio. Alcune parti della carrozzeria vennero ridotte, come i parafanghi, per renderla più adatta ai percorsi sterrati. Il portapacchi davanti allo scudo anteriore conteneva due taniche, mentre sei proiettili erano fissati lungo i fianchi della struttura.

Il suo peso a vuoto si attestava ai 115 kg e la sua lunga sella poteva trasportare due soldati, inoltre era previsto anche un rimorchio sorretto da un carrello monoruota. Il motore era il caratteristico due tempi con miscela al 2% che spingeva la Vespa a 60 Km/h con un autonomia di 200 km e il suo cambio era con il caratteristico comando a manopola a tre marce e ingranaggi a scalata con dischi a bagno d’olio.

Le sabbie algerine però, crearono qualche problema alle piccole ruote e, in certi tratti, bisognava scendere per condurla a mano.

UNO SCOOTER RISOLUTORE

L’utilizzo del cannone M20 sulla Vespa TAP fu scelto per valorizzare il ruolo tattico della Vespa anticarro. Infatti era leggero e ben gestibile anche se superato, ma soprattutto in grado di perforare blindature nell’ordine dei 100 mm, come quelle dei carri T-34.

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