“I russi non hanno la capacità di entrare nei tunnel dell’Azovstal... Quello non è solo un tunnel normale, quello è un complesso di tunnel profondi... e i Russi non hanno l'addestramento, le attrezzature o la volontà di entrare... perderebbero migliaia di soldati”. Parola di John Spencer, il maestro del modern urban warfare che già abbiamo citato esattamente un mese fa (v. articolo)
È inutile che ci riempiamo la testa dei comunicati del ministero della difesa russo o degli articoli sui micidiali bombardamenti e sugli incessanti attacchi da terra: come sostenuto dallo stesso Spencer, non puoi bombardare le aree urbane sperando così di sottometterle. Non puoi nemmeno bombardare i soldati ben trincerati puntando così alla loro sottomissione. Tutta la storia militare dimostra che alla fine devi accorciare le distanze per prendere quello che vuoi.
Di che cosa parliamo?
Intendiamoci bene: l’Azovstal non è solo un complesso di capannoni industriali e di tunnel, ma uno dei più colossali e fortificati bunker del mondo: i sei piani - tutti interrati - di stanze, magazzini e passaggi, costruiti per ospitare 12.000 persone (avete letto bene: dodicimila!) hanno pareti e soffitti che, nei punti più sottili, scendono fino a otto metri di spessore. È stato costruito negli anni di Breznev per resistere a un attacco nucleare diretto e ristrutturato dopo il 2014 per renderlo adatto allo scopo per cui serve adesso. Insomma, le bombe convenzionali più potenti in dotazione alle forze armate russe non lo scalfiscono.
Al momento, secondo le nostre stime, ospita più di mille resistenti ucraini, fra militari e paramilitari, tutti con alle spalle anni di addestramento e di esperienza di combattimento, la maggior parte dei quali ancora validi per tenere testa alle truppe e ai mercenari russi. Non è dato di sapere quante derrate alimentari e munizioni contenga al suo interno, ma all’inizio dovevano essere abbastanza da stare negli spazi a disposizione per quattro quinti dei 12.000 ospiti potenziali.
Ricordiamolo: un bunker antiatomico non è come un tram in cui si sta in piedi in attesa di uscire, ma uno spazio polifunzionale in cui le migliaia di ospiti potenziali possono trovare cibo, riposo e aree per sgranchirsi le gambe. Insomma, l’Azovstal sottoterra è grande quanto uno stadio di medie dimensioni, ma con pareti spesse più della distanza fra i pali delle porte.
Che cosa stanno facendo i Russi?
Contro tutto questo, i Russi come possono averla vinta? Lo ricordiamo: è costruito per resistere a un attacco nucleare diretto, il ché significa che già entrare - con la forza - è un’impresa devastante, per chi ci prova.
Decriptiamo le notizie che ci arrivano: parlano di vittime CIVILI degli attacchi dei Russi. Sì, avete capito bene, le forze di Putin stanno dissanguandosi per combattere nelle aree esterne dello stabilimento ma non nel suo “cuore” ben protetto: è nella “crosta”, infatti, che hanno trovato rifugio alcuni abitanti di Mariupol. Per tentare di guadagnare l’accesso al complesso ipogeo, devono andare tremendamente vicino ai combattenti ucraini. Lo devono fare in spazi stretti e pericolosi, che i resistenti conoscono bene e che tu scopri solo appena ci entri. Lo devono fare senza avere alcun vantaggio dall’uso dell’aviazione o dell’artiglieria, anzi rischiando in ogni momento la vita per il fuoco amico, che in spazi molto angusti amico non è mai.
Abbiamo visto video di soldati russi in ritirata dal complesso, impegnati a portare in salvo i feriti: abbiamo notato come i feriti, alla fine dei video, fossero ormai morti, perché durante i combattimenti infernali in un ambiente così pericoloso, l’ora magica di tempo fra la ferita e il decesso scorre molto alla svelta.
Un viaggio impossibile all’inferno
Avete capito - nevvero? - che fino a questo punto abbiamo parlato di combattimenti FUORI dal bunker? Ebbene, nell’ipotesi che voi - sì, provate a mettervi nei panni di Ivan Ivanov, il tipico soldato russo - vi trovaste, finalmente, all’ingresso del gigantesco bunker, che cosa fareste? Non avete una mappa della struttura: anche se un traditore vi avesse gentilmente fornito qualche informazione, vallo a sapere se sono accurate e se gli spazi sono riconoscibili durante il combattimento.
Già, il combattimento! Tunnel, ampie camere e locali stretti: devi guadagnare ogni palmo di spazio a prezzo della vita, tua e dei tuoi compagni, con scarse possibilità di comunicare col comando e con poche possibilità di salvezza se rimani ferito.
Come e più che all’esterno, i difensori conoscono ogni anfratto, possono tenderti agguati, possono aver messo trappole infernali ovunque. E poi cosa ti aspetti di trovare: forse porte in compensato? Oppure divisori fatti di molteplici strati di metallo per avere la meglio delle quali occorrono macchinari e munizioni da far arrivare, di nuovo, a prezzo della pellaccia?
Hai in mente di suggerire al tuo generale di far soffocare o affogare o chiudere là dentro i difensori ucraini? Prima di tutto, assicurati che il generale non abbia già rimesso la sua, di pelle, accompagnandoti là dentro perché tu, da bravo soldato russo, non sei capace di prendere l’iniziativa, anzi ti hanno sempre insegnato che non devi mai farlo. Poi, credi che il complesso sotterraneo dell’Azovstal abbia un solo ingresso come una chiesetta? Credi che non abbia un sistema di ventilazione e generatori elettrici in grado di funzionare per settimane? Davvero credi che un bunker costruito di fronte al mare non abbia un sistema di porte stagne per impedire all’acqua di riempirlo?
Insomma, per avere la meglio sui coraggiosi combattenti ucraini lì asserragliati, devi essere disposto a morire. Anzi, devi sacrificare soldati in gran numero, perché i gruppi tattici di battaglioni delle forze russe non sono assolutamente utili nel combattimento urbano e, anzi, arrivano solo al disfacimento se impiegati in questi compiti terribili.
Sì, avete capito bene: la guerra continua e probabilmente anche se Putin colpisse con un attacco nucleare il complesso non otterrebbe risultati. O meglio ne otterrebbe solo uno: farebbe morire i suoi stessi uomini. Ma quello già sta facendolo…