Vilnius chiama, Minsk risponde. Così, si possono riassumere le (ennesime) convulse ore nei rapporti fra la piccola ma audace Lituania e gli ultimi regimi ex (neo?) sovietici in Europa.
Ma andiamo con ordine. Il mese era cominciato, come i lettori ricorderanno, con la Duma russa che voleva disconoscere l’indipendenza della Repubblica di Lituania ed era proseguito col blocco del transito delle merci sottoposte a sanzioni e diretta all’oblast russo di Kaliningrad in treno e camion attraverso lo stesso stato baltico.
Il presidente lituano Gitanas Nauseda prima del weekend ha chiamato la NATO a prendere una presenza più visibile nei Paesi baltici per contrastare la minaccia che la Russia pone attraverso la Bielorussia. I cambiamenti avvenuti proprio a Minsk sono enormi e rendono la Lituania più vulnerabile a un rapido attacco russo. Per questo, richiedono un cambiamento nelle disposizioni di sicurezza della regione. La Bielorussia odierna non è altro che una provincia in più dell’impero di Putin dove l'esercito russo può fare ciò che vuole per spostare le forze, per dispiegare l'equipaggiamento. La nuova realtà non ci lascia tempo per reagire, perché le truppe russe potrebbero essere facilmente schierate molto vicino al nostro confine e non ci sarà tempo per i rinforzi. Al di là del singolo caso della Lituania, ciò che è più importante per i paesi baltici è avere assicurazioni molto chiare dagli alleati su una presenza militare avanzata della NATO più visibile.
In merito alla guerra, non si è posto nemmeno il dubbio amletico dei nostri politici se si possano fornire armi all’Ucraina per la sua difesa: ha, anzi, sostenuto che dobbiamo fare di tutto per l'Ucraina, fornendole ogni forma di sostegno, comprese (anche e soprattutto) armi pesanti, rapidamente e in quantità significative. Il tempo e i numeri contano in questa guerra. Ha specificato, infine, che dobbiamo agire così perché il Cremlino mira ad attaccare i valori occidentali, a tagliare i legami transatlantici e a sottomettere l'Europa alla volontà della Russia.
Non poteva mancare la risposta di Minsk, tirata in causa per prima, oltre che di Mosca, che non nasconde di considerare Vilnius il suo avversario principale in Europa.
L’autoproclamatosi presidente bielorusso Lukashenko - lo ricordiamo: la sua ultima rielezione è stata considerata una vera farsa da molti governi non solo occidentali - durante la riunione di oggi a San Pietroburgo con l’omologo russo Putin ha definito una vera e propria dichiarazione di guerra da parte della Lituania l’aver isolato l’oblast russo di Kaliningrad e ha offerto al Cremlino di contrapporsi all’occidente anche attraverso la Bielorussia. Così, Putin ha colto la palla al balzo e ha annunciato il prossimo schieramento di missili ipersonici - su cui possono essere montate testate convenzionali e nucleari, ha specificato - nel territorio bielorusso.
Si è fatto sentire anche Patrushev, il segretario del Consiglio di sicurezza russo ma soprattutto la vera eminenza grigia (o anima nera, se preferite…) del Cremlino: La Russia risponderà sicuramente a tale azione ostile, adotterà misure che avranno un grave impatto negativo sulla popolazione della Lituania. E pensare che da noi, anime belle, c’è chi si preoccupa per l’impatto delle sanzioni sulla popolazione civile russa…
A rendere nervosi i Russi è anche il fatto che circa la metà delle truppe e degli equipaggiamenti presenti fino a pochi mesi fa a Kaliningrad sono stati spostati in Ucraina. Gli Stati Uniti, al contrario, hanno potenziato le forze NATO in Lituania, con circa 700 soldati americani attualmente in rotazione nel paese per integrare un contingente regolare di 1.150 soldati tedeschi, 250 olandesi e 200 norvegesi.
Né vale la minaccia di tagliare le forniture di gas, perché nel farlo i Russi lascerebbero senza anche gli altri clienti baltici, ma soprattutto troverebbero la Lituania collegata alla rete europea.
Fra tante tensioni e musi lunghi, almeno una buona notizia per la comunità russa di Kaliningrad è emersa: le sanzioni già annunciate sulla vodka russa non entreranno in vigore fino al 10 luglio. Per altre due settimane, una bevuta sarà assicurata: poi, si vedrà…
Foto: U.S. Army