L'Esercito su 2 ruote: Il successo delle moto “Palpitando Irrompo”

(di Gianluca Celentano)
24/10/22

Gli appassionati la riconoscono per il suo regale passaggio accompagnato dalla musica del suo motore bicilindrico magari un 850cc a V, ma anche i monocilindrici palpitavano con un suono deciso e inconfondibile e il doppio scarico spesso traeva in inganno sul numero di cilindri.

Il legame della casa di Mandello del Lario con le Forze Armate è forte, infatti, dopo un periodo all’Isotta Fraschini come collaudatore, Carlo Guzzi si arruolò come maresciallo motorista nella Regia Marina e qui strinse amicizia con il pilota del servizio aereo Giovanni Ravelli. Insieme ad altri soci appassionati di moto nacque l’idea di creare la Società Anonima Moto Guzzi, ma Giovanni Ravelli scomparve prematuramente per un incidente aereo nel ‘19. L’azienda prese comunque vita nel ‘21 e, in memoria dell’amico Ravelli, nel logo Moto Guzzi venne introdotta l’aquila ad ali spiegate analoga a quella che gli aviatori navali portavano sulle maniche della giacca.

Moto Guzzi iniziò la collaborazione militare intorno al 1930 con le GT17 e GT20, ma già prima aveva militarizzato per le necessità belliche alcune sue versioni civili. Le motociclette di quel periodo erano tutte monocilindriche anche se Guzzi già nel ‘33 aveva prodotto una 500 bicilindrica a V laterale per le corse.

Mai tramontata

La Guzzi ancor oggi ha lo storico privilegio di un canale aperto verso le forniture di motocicli per le Forze dell’Ordine, ma nonostante questa garanzia si è sempre confrontata (soprattutto per passione) per migliorarsi nel competitivo e agguerrito mercato del motociclo risultando una delle indiscusse icone mondiali delle due ruote.

La GT 17

È stata la prima moto gran turismo ad entrare nelle caserme con il suo monocilindrico di 500 cm³ da 13 cv con distribuzione ad aste e bilancieri. Il comando del cambio era a mano a tre marce con frizione a dischi multipli e fu prodotta anche biposto. In base al reparto d’assegnazione era predisposta per il trasporto di fucile o mitragliatrice Breda da 6,5 mm e, da quanto si apprende, accompagnò i nostri soldati nella guerra d’Etiopia. È stata sostituita dalla famiglia delle Guzzi Alce, sicuramente più performanti.

Alce

Simpatica la scelta dei nomi dei modelli di casa Guzzi con la camaleontica Alce ideata nel 1938 per l’impiego militare e dai cui sono derivate Alce V (una via di mezzo del restyling), l’Alce Veloce AV che diventò SA, cioè Super Alce e il Tri Alce un motocarro. Oltre alle neo specialità dei bersaglieri motociclisti, fu assegnata a tutti i reggimenti come mezzo da ricognizione e guida-colonna. Le due posti abbastanza lunghine, avevano un secondo manubrio posteriore per il trasportato il quale, non doveva sorreggersi al conduttore mantenendo un assetto operativo.

Le più recenti versioni della Super Alce non hanno più la leva del cambio ma la pedana a bilanciere apparendo più vicine al concetto odierno di motocicletta.

Lo schema tecnico riprendeva in parte quello della GT20, ma le novità erano diverse. Un motore da 500cc orizzontale con il classico volano esterno che erogava 14 cv.

La frizione multidisco era lubrificata dai vapori d’olio e il cambio era a 4 marce e veniva introdotto il paragambe, una novità anche questa.

Per permettere l’utilizzo di benzine poco raffinate le versioni militari avevano un rapporto di compressione più basso.

“Palpitando Irrompo”

L’Alce si dimostrò subito molto robusta grazie al suo telaio che fu messo a dura prova durante la seconda guerra mondiale nel deserto libico e nella gelida Russia dai nostri bersaglieri motociclisti. In effetti, già nel ’31 il 2° reggimento bersaglieri a Trastevere aveva una compagnia motociclisti sperimentale con tre plotoni operativi più uno adibito a comando e servizi. Il suo motto era eloquente: Palpitando irrompo.

Oltre a Gilera e Frera le moto in questo caso erano le Guzzi Alce 500 monoposto per le quali nacque la figura del motomitragliere, una specialità dentro la specialità. Le sue prerogative dovevano riguardare un’ampia competenza nelle armi e come ricognitore, oltreché spiccate doti da motociclista.

Benché il fucile a tracolla risultasse poco pratico e creasse problemi di equilibrio e lentezza nell’impiego, sul manubrio si creò un supporto per far fuoco a moto ferma e la compagnia di bersaglieri diventò una vera e propria élite del regio esercito in grado di arrivare velocemente a sorpresa nelle trincee nemiche e fare fuoco da punti strategici incrociati.

Il Falcone, inizia la regressione

Era la fine degli anni ‘80 e nel magazzino automezzi del mio battaglione trasmissioni sono certo che ci fossero, sotto un telo che parzialmente le nascondeva, almeno tre Guzzi. Non osavo scoprirle ma dal parafango posteriore dedussi che potessero essere Falcone o Airone, credo la prima però.

Il Falcone era nato nel dopoguerra come sostituto della G.T.W ma, militarmente, diede il cambio alla gloriosa Alce. Anche il Falcone montava il monocilindrico ad aste e bilancieri da 500cc orizzontale e il cambio era ormai un consolidato quattro marce a pedale. Questa motocicletta non entrò nel mercato civile forse a causa della concorrente diffusione di propulsori più piccoli e veloci, ma in ambito militare e tra le forze di polizia era molto apprezzata tanto che nel ’67 Guzzi ne fece un restyling proponendo il Nuovo Falcone con continui aggiornamenti: viene coperto il disco del volano e sparisce il carter a secco dell’olio, mentre nelle serie civile si aggiunge l’avviamento elettrico e il contagiri e la sua velocità dichiarata è di 140km/h.

Il reggimento corazzieri dell’Arma, oltre ad Alce, Super Alce, Astore, ha utilizzato anche il Falcone e successivamente le v7.

Anche la Guzzi Airone (foto) nel ’52 ebbe un trascorso militare interessante pur distinguendosi dalla precedente massiccia produzione bellica per avere una cilindrata di 250cc. Ne furono vendute (fonte Moto Guzzi) 29.926 unità.

La serie V7 da 700 cc e 50cv possedeva un’innovativa linea creata dell’ingegner Lino Tonti con motore bicilindrico a V, la serie civile debuttò nel ‘65, prima della versione militare, e sviluppò le versioni California, Sport e Special riscuotendo consensi in tutto il mondo.

Curiosità - nel ‘75 forse per far ancor più breccia nel mercato a stelle e strisce, la casa di Mandello del Lario realizzò la V1000 I-Convert, la prima moto europea con il convertitore di coppia, frizione e due marce manuali: a tutti gli effetti un semi automatico del periodo. Molto veloce 170 km/h, ma con pochissimo freno motore. Guzzi rimediò potenziando l’impianto frenante con la frenata integrale Brembo.

Nelle caserme

Avrete compreso che le due ruote hanno contribuito alla motorizzazione dell’Esercito italiano a fianco dei primi autoveicoli autocarretta OM 36, Fiat-SPA CL39, Lancia Ro tanto che nel 1927 venne istituito l’Ispettorato tecnico automobilistico del Regio Esercito. Tuttavia, l’impiego dei motocicli subì una drastica contrazione dopo la seconda guerra mondiale.

Negli autodrappelli delle caserme erano parcheggiate centinaia di moto gradualmente sostituite dalle autovetture e da veicoli ad uso promiscuo. In occasione di esercitazioni esterne o servizi di collegamento era possibile incontrare qualche motocarrozzetta con a bordo ufficiali piuttosto che soldati che svolgevano il servizio di giro posta.

Quasi tutte sono state vendute nei bandi di gara perché le necessità operative della forza armata di leva erano radicalmente cambiate. Già da prima del ‘70 i mezzi più circolanti erano gli autocarri ACM 52, ACP 62/70, ACM80/90 e le jeep Fiat AR59/76. Solo nel ’50 Guzzi creò per gli Alpini il Mulo meccanico (vedi articolo), un triciclo risultato in realtà poco pratico, pesante e per molti versi inutile sulle strette mulattiere.

Con l’avvento della digitalizzazione e di internet, anche il servizio del giro posta andò scomparendo e negli anni novanta le moto rimasero un ricordo come le compagnie motociclisti, anche se…

Leggi la prima parte "L’Esercito su due ruote: dalla bicicletta alla motocicletta"

Leggi seconda parte "L’Esercito su 2 ruote: la motorizzazione si espande"

Leggi la terza parte: "L’Esercito su 2 ruote: ruoli logistici per le moto"

(segue terza parte)

Foto: web