Nei giorni scorsi, su alcuni organi di stampa, è apparsa la notizia secondo cui l'organizzazione non governativa spagnola “Open Arms” avrebbe denunciato, sia alla Procura della Repubblica presso il tribunale ordinario di Roma, sia a quella presso il tribunale militare, il sommergibile della Marina militare italiana Pietro Venuti, "che nell'agosto 2019 aveva intercettato e resocontato le sue attività nel Mediterraneo". 1
La vicenda
Quest’ultima circostanza era emersa, ad inizio di questo mese, nel processo palermitano in cui è imputato l'ex ministro dell'Interno dell'epoca ed attuale ministro delle Infrastrutture, Matteo Salvini, accusato di sequestro di persona e rifiuto di atti d'ufficio per avere bloccato 147 migranti sulla nave della suddetta Ong nell'agosto di tre anni fa quando era, appunto, alla guida del Viminale.
Ebbene, in tal contesto, durante l’udienza del 2 dicembre scorso, era stato acquisito al fascicolo del dibattimento “il materiale audio, fotografico e video relativo alle operazioni svolte dalla nave Open Arms, ad agosto 2019, appunto, durante il soccorso di un barcone carico di migranti, frutto di attività integrativa d'indagine della Procura di Palermo.(...) Le riprese, effettuate da un sommergibile l'1 agosto del 2019, e i file di conversazioni che coinvolgono l'equipaggio della Open Arms erano stati messi a disposizioni delle parti dagli inquirenti e facevano parte del fascicolo del pm. (…) I giudici hanno anche disposto la trascrizione dei file audio acquisiti. Al fascicolo del dibattimento è stata acquisita anche una consulenza disposta dalla Procura sullo stato dell'imbarcazione soccorsa l'1 agosto del 2019 dalla nave Open Arms. La consulenza è stata realizzata sul materiale video e foto girato prima del soccorso e attesterebbe le precarie condizioni del barcone carico di profughi”2.
Naturalmente, l’attività svolta dall’unità della marina militare italiana era stata riportata in una apposita relazione, avente ad oggetto l’Evento occorso in data 01 agosto 2019 - Recupero naufraghi (circa 50) in area S.A.R. libica a bordo di n. 1 barca in legno a circa settantotto miglia al largo delle coste libiche e recuperati, appunto, dalla nave denominata “OPEN ARMS”, della Ong Proactiva. Resoconto attività di servizio, ed inoltrata, peraltro, a diverse procure della Repubblica, ivi compresa quella presso il Tribunale militare di Roma.
La denuncia dell’Ong spagnola
Ebbene, secondo gli avvocati della Ong spagnola in questione, che già all’indomani dell’udienza di cui sopra, aveva annunciato la possibile denuncia, il sommergibile in questione "si limitò a documentare con filmati e foto le operazioni di soccorso, senza fornire aiuto e senza segnalare alle autorità competenti la presenza di un'imbarcazione in difficoltà".
Inoltre "Dalla relazione tecnica disposta dalla procura è apparso chiaro come l'imbarcazione di legno soccorsa dalla Open Arms e ripresa dal sottomarino, fosse in condizioni precarie e di sovraffollamento e costituisse dunque un pericolo per la vita delle persone che vi erano a bordo. Come stabiliscono le Convenzioni internazionali, la Legge del Mare, il testo nazionale del Sar e lo Iamsar Manual, qualunque imbarcazione, anche militare, che incontri un'altra imbarcazione che si possa considerare in una situazione di distress, ha l'obbligo di soccorrere".
In assenza della documentazione completa riguardante i fatti in questione, è chiaro che non si possa esprimere un parere sulla vicenda: quello che, però, si può mettere in evidenza, con riferimento alla sola, ipotizzata, omissione di soccorso da parte dell’unità della marina militare italiana, e, lo si ripete - in assenza di altri elementi - è che, proprio nella relazione suddetta, viene riportato che "In ordine agli aspetti strutturali della barca usata dai migranti, si fa rinvio all'allegato carteggio fotografico. Tuttavia, anche alla luce dell'esperienza maturata sul campo, la presenza, come evidenziato, di n. 2 motori fuoribordo, ne conferma una capacità propulsiva significativa, idonea, altresì, a fronteggiare situazione di emergenza e/o avarie alla stessa propulsione. Aspetti, questi ultimi, di cui non si ha nessuna evidenza nel caso di specie."
Da quanto sopra, si evincerebbe che, almeno nella percezione dell’equipaggio del sommergibile italiano, la barca in questione non fosse in alcun pericolo, stante anche le condizioni del mare (calmo, come si desumerebbe dal materiale video e fotografico che, richiamato nella relazione di cui sopra, è stato, almeno parzialmente, pure divulgato su alcuni organi di stampa) e dal fatto stesso che, ad ogni modo, le persone su di essa imbarcate stavano comunque ricevendo soccorso dalla nave della Open Arms.
Si rimane, naturalmente, in attesa degli esiti giudiziari, ma, quanto sopra, si ritiene fosse doveroso aggiungere e richiamare alla memoria, per una analisi della vicenda che, stante anche la delicatezza della stessa, rischia di gettare discredito sull’operato del Venuti e, quindi, della marina militare italiana: sul primo, verrebbe facile dire che, ove la barca dei migranti in questione fosse davvero stata in pericolo o, comunque, fosse stata percepita in tal situazione, non vi sarebbe stato alcun dubbio che lo stesso (sommergibile) si sarebbe prontamente prodigato per prestare il proprio soccorso; sulla seconda, essa non può certo essere tacciata di non essersi spesa, negli anni, nello spasmodico salvataggio di migranti in mare.
Al netto di altre considerazioni di natura politica, che esulano però dal fine di questo articolo.
1 Il Giornale, 25 dicembre 2022, https://www.ilgiornale.it/news/attualit/non-forn-aiuto-open-arms-denuncia-sommergibile-marina-2098935.html
2https://tg24.sky.it/palermo/2022/12/02/processo-open-arms-matteo-salvini
Immagini: Marina Militare / Quarta Repubblica (Mediaset)