Entro un mese, i circa 400 soldati delle forze francesi dell’operazione “Sabre” dovranno lasciare il territorio del Burkina Faso. Un portavoce del Ministero degli Esteri francese ha confermato che il governo burkinabè ha inviato una richiesta scritta affinché le truppe francesi lascino il proprio territorio, "rispetteremo i termini dell'accordo onorando questa richiesta" ha aggiunto. Le forze speciali di stanza a Ouagadougou molto probabilmente verranno ridistribuite nel vicino Niger che ospita già quasi 2000 uomini mentre in tutto il Sahel sono circa 3000.
È la stessa scena già vista in Mali e Repubblica Centraficana. L'operazione "Barkhane" è terminata la scorso anno in Mali dopo nove anni di guerra e 58 soldati uccisi, lasciando quel Paese in mano a jihadismo e al gruppo Wagner. Il 15 dicembre 2022 , invece, l'esercito francese, ha lasciato la Repubblica Centrafricana.
Il Burkina Faso, dopo non uno ma ben due colpi di stato lo scorso anno, ha visto numerose manifestazioni di piazza anti-francesi e ha intrapreso un’intensa cooperazione con la Russia che sembra ricalcare le orme maliane anche se la presenza francese in quel Paese era molto più consistente.
Le tensioni tra la Francia e il Burkina Faso si sono moltiplicate recentemente. A novembre manifestazioni popolari hanno preso di mira l’ambasciata francese a Ouagadougou e, a dicembre, il governo burkinabè ha chiesto l’allontanamento dell'ambasciatore francese, Luc Hallade, dopo osservazioni ritenute offensive. Già a luglio, prima del colpo di stato di Ibrahim Traorè, durante un’audizione, l’ambasciatore Hallade aveva riferito che "parte della popolazione si ribella contro lo stato e cerca di rovesciarlo" ed anche se gli organi diplomatici avevano cercato un chiarimento in merito, il rapporto tra Parigi e Ouagadougou subì un brutto colpo.
La salita al potere a settembre del capitano Traorè ha condotto il Burkina Faso a diversificare le loro relazioni internazionali in particolar modo per quanto riguarda la lotta la jihadismo.
In una valutazione del marzo 2022, il Centro per la sicurezza e gli studi internazionali (CSIS) ha dichiarato che i fallimenti francesi nell'avviare profonde riforme di governance hanno "contribuito ad alimentare l'espansione della violenza jihadista dal nord del Mali alla regione centrale, nonché al Niger, al Burkina Faso e ai confini settentrionali del Benin e della Costa d'Avorio.”
L’inefficacia dell’operazione “Barkhane” ed il generale fallimento francese nel Sahel nella lotta all’estremismo islamico ha esasperato il sentimento anti-francese. L’incapacità di contrastare JNIM (Gruppo per il sostegno dell'Islam e dei musulmani) ed ISGS (Stato Islamico nel Grande Sahara) ha suscitato molta delusione rispetto alle eccessive aspettative iniziali.
L’operazione “Sabre” è iniziata su richiesta del Burkina Faso ma ha operato, sul campo, raramente. Tuttavia il malcontento generale per la politica francese in Africa non è sicuramente recente ma si è amplificata anche sulla sempre più importante presenza russa nel Sahel.
L'ambasciata e gli istituti francesi a Ouagadougou, la capitale, e Bobo-Dioulasso, la seconda città più grande del paese, sono stati incendiati dai manifestanti in autunno. All'indomani delle violenze subite dalle strutture francesi, il consolato generale dell'ambasciata aveva deciso di sospendere l'elaborazione delle domande di visto sui passaporti diplomatici e di servizio, indirizzando i richiedenti burkinabé verso un fornitore privato motivando la mossa come causa del saccheggio degli uffici e delle attrezzature del servizio consolare. Più di recente, sospetti jihadisti hanno rapito circa 60 donne che erano alla ricerca di cibo nel nord del paese e, all'inizio del mese, sono stati trovati corpi di 28 persone che erano state uccise nella città nord-occidentale di Nouna. Da allora le donne sono state rilasciate.
La Russia incentiva il sentimento anti-francese? La sfiducia nei confronti della Francia continuerà a diffondersi così rapidamente nelle ex colonie?
Foto: Ministère des Armées