Solo 17 capi di stato africani, secondo il conteggio della Russia, si sono presentati al vertice di San Pietroburgo; meno della metà dei 43 leader che hanno partecipato al primo vertice Russia-Africa nel 2019. Ufficialmente l’evento si pone l’obiettivo di promuovere gli sforzi per rafforzare la cooperazione globale e paritaria tra la Russia e le nazioni africane in tutti i settori della società, tra cui politica, sicurezza, relazioni economiche, scienza e tecnologia e sfera culturale e umanitaria.
Putin ha dichiarato che “La Russia e i paesi africani chiedono ora congiuntamente la formazione di un giusto ordine mondiale multipolare basato sui principi dell'uguaglianza sovrana dei paesi, della non interferenza nei loro affari interni, del rispetto del diritto dei popoli di determinare il proprio destino”. Ha inoltre affermato che la Russia continuerà ad aiutare i paesi africani anche “nella lotta contro il terrorismo e l'estremismo, contro le pandemie e la carestia, nell'affrontare le questioni della sicurezza ambientale, alimentare e dell'informazione”.
Tema principale del summit di quest’anno è quello del grano. Il presidente russo ha detto che la Russia consegnerà da 25.000 a 50.000 tonnellate di grano gratuito ciascuna al Burkina Faso, alla Repubblica Centrafricana, all'Eritrea, al Mali, alla Somalia e allo Zimbabwe nei prossimi tre o quattro mesi.
L’uscita della Russia dall’accordo del grano la scorsa settimana ha suscitato una protesta globale, in particolare tra i leader africani che, di fronte a pressioni interne e temendo una possibile reazione civile causata dall'aumento dei prezzi dei cereali, non hanno preso bene l'uscita della Russia dall'accordo. Korir Sing'Oei, capo del ministero degli affari esteri del Kenya, ha dichiarato su twitter: “La decisione della Russia di uscire dall'iniziativa del grano del Mar Nero è una pugnalata alle spalle ai prezzi globali della sicurezza alimentare e ha un impatto sproporzionato sui paesi del Corno d'Africa già colpiti dalla siccità”.
“Atomi per la pace e lo sviluppo”. Nel programma nel summit si è parlato anche di tecnologie nucleari per lo sviluppo della regione africana. Viene affermato che uno dei compiti strategici chiave che ogni stato deve affrontare nel mondo contemporaneo è l'uso di tecnologie che assicurino la sicurezza energetica, garantiscano lo sviluppo sostenibile di vari settori economici e aumentino la capacità scientifica e umana del paese. Un gran numero di paesi africani ha già rivolto la propria attenzione alle tecnologie nucleari decarbonizzando l'economia e facilitando il raggiungimento degli obiettivi di sviluppo sostenibile.
Intanto in Niger va in scena l’ennesimo colpo di stato nel continente africano... Mohamed Bazoum, ex ministro dell'Interno, diventato capo dello stato nel 2021, considerato uno dei leader più filo-occidentali nel Sahel è stato destituito.
Mercoledi sera il colonnello Maj Amadou Abdramane, dopo aver fatto irruzione nel palazzo presidenziale ed aver destituito il capo dello stato, ha letto un comunicato in diretta tv annunciando di aver posto fine al governo di Bazom motivando il golpe con “il continuo deterioramento della situazione della sicurezza e la scarsa governance economica e sociale”. Tra i nove militari comparsi in televisione c’era anche Abdourahmane Tchiani, il fedelissimo dell’ex presidente Issoufou che l’attuale presidente voleva rimuovere dal suo incarico.
Ieri, 28 luglio, il generale Tchiani si è presentato alla tv nazionale del Niger e ha letto una dichiarazione in qualità di “presidente del Consiglio nazionale per la salvaguardia della patria”. Tchiani, già a capo della guardia presidenziale, si è presentato come il nuovo leader del Paese e ha giustificato l'ammutinamento e la destituzione di Bazoum facendo riferimento al “deterioramento della situazione della sicurezza” in Niger, afflitto dalla violenza dei gruppi jihadisti.
L’autoproclamato nuovo leader di Niamey chiede poi ai Paesi “partner tecnici e finanziari” del Niger di “comprendere la situazione specifica” e fornire “tutto il supporto necessario per consentirci di affrontare le prossime sfide”.
Come ormai in tutto il Sahel, il gruppo russo Wagner è molto presente in Niger e qualcuno afferma un suo diretto coinvolgimento nel golpe.
La Comunità economica degli stati dell’Africa occidentale (Ecowas) ha condannato il golpe e ha incaricato Patrice Talon, presidente del Benin, di recarsi in Niger per negoziare con l’esercito.
Il capo delle Nazioni Unite Antonio Guterres ha chiesto giovedì che Bazoum venga rilasciato “immediatamente e incondizionatamente”, dicendo ai soldati di "smettere di ostacolare la governance democratica del paese e rispettare lo stato di diritto”.
Foto: Cremlino / web