Oggi è l'82° anniversario della battaglia di El Alamein, e da ex paracadutista della Folgore fedele alla costituzione e alle istituzioni democratiche, osservo il paese attuale, un paese di anziani e analfabeti funzionali, con un futuro ancora da scrivere ma segnato dall'incapacità di chi da decenni governa questo paese di saper cogliere la vera essenza di concetti come "bene comune" e interesse nazionale, appiattiti in piccole operazioni di bottega a favore di pochi rapaci e, senza scrupoli, piccoli potenti di provincia attenti solo a saccheggiare quello che rimane di uno splendido paese, l'Italia.
L'Italia è un paese di anziani, e non perché gli italiani non vogliano fare figli, ma perché non ci sono davvero le condizioni per farlo. Parliamoci chiaro: chi ha il coraggio oggi di mettere su famiglia in un sistema che sembra fare di tutto per rendere le cose più difficili?
Gli asili nido scarseggiano, le scuole arrancano, e il mondo del lavoro non premia certo le donne che decidono di diventare madri. È come se lo Stato ti dicesse: "Fai figli, ma arrangiati!" E allora, chi ci sta? Per non parlare della mancanza di vere politiche di conciliazione tra famiglia e lavoro. Nuove regole per proteggere le mamme? Non pervenute.
E mentre il paese invecchia, i giovani si trovano a fare i conti con un mercato del lavoro che non perdona e che penalizza chi decide di investire nel futuro: i figli. È qui che ci rendiamo conto che, più che un problema demografico, è un problema di scelte politiche.
E vogliamo parlare della scuola e dell'università? L'Italia non investe abbastanza. Mancano le residenze per gli studenti non realizzate per favorire pochi proprietari di immobili, mancano i fondi per la ricerca, e le nostre università stanno precipitando nelle classifiche internazionali. I ragazzi che eccellono negli studi, quando entrano nel mercato del lavoro, si trovano davanti a offerte che non valorizzano affatto le loro competenze. E così, si guardano intorno e scoprono che altrove, all'estero, le loro capacità non solo vengono riconosciute, ma anche ben pagate.
E poi c’è il voto. Sempre meno italiani si recano alle urne: meno della metà degli aventi diritto ha fiducia nella politica. Molti rinunciano a esprimere la propria volontà, convinti che non serva a niente. Ma qui sta il punto: disertare le urne significa consegnare il potere nelle mani di pochi, quelli che sono organizzati, spesso con l'appoggio di reti mafiose. È una scelta che costa cara a tutti, perché lascia campo libero a chi non ha affatto a cuore l’interesse comune.
Un altro tema fondamentale che sta minando i fondamenti della nostra democrazia è la propaganda: quella politica e militare, diffusa attraverso i media e i social, è diventata uno strumento di manipolazione dell’opinione pubblica, che dovrebbe essere la base di una società democratica. Chi controlla i canali di comunicazione spesso non si limita a informare, ma plasma le convinzioni, orienta i voti, semina paura e diffidenza.
In una democrazia, l'opinione pubblica dovrebbe essere formata su basi razionali, grazie a un'informazione plurale e indipendente. Ma in Italia, come altrove, assistiamo a una campagna costante di disinformazione, dove gli interessi economici e politici di pochi condizionano la visione del mondo della maggioranza. La propaganda non solo polarizza la società, ma crea un senso di impotenza diffusa, facendo percepire come inutili il dibattito e il confronto. Così, i cittadini, già stanchi e disillusi, finiscono per allontanarsi dalla politica, rafforzando il potere di chi sa come manipolare le emozioni, anziché promuovere la partecipazione e la critica costruttiva.
La verità è che l’Italia sta diventando il paese dei giovani che se ne vanno e degli anziani che restano, un paese governato da politici senza responsabilità. Anche quando sono travolti da scandali o pesanti giudizi morali, continuano a gestire la cosa pubblica come se fosse casa loro, senza vergogna e senza un minimo di autocritica.
È sbagliato arrendersi, è sbagliato far finta di nulla, è sbagliato voltarsi dall'altra parte, è sbagliato far prevalere l'istinto sulla ragione, è sbagliato non rispettare le regole o far credere che le regole non servano, è sbagliato rinunciare al diritto di un futuro migliore.
Da ex paracadutista, da cittadino Italiano, mi impongo di non rinuciare ad un mondo migliore e più giusto, è questo il dovere e il diritto di un cittadino.
Quei ragazzi allora fecero il loro dovere fino in fondo, nonostante il deserto di indifferenza in cui miserabili li avevano mandati a morire senza acqua cibo e munizioni. Quell'esempio di sacrificio, e i numerosi altri esempi portati avanti da tanti Italiani come Mattei, Dalla Chiesa, Libero Grassi, Peppino Impastato, Falcone, Borsellino e tanti tanti altri, ci sia di insegnamento a non rassegnarci, a non cedere, e a continuare a fare il nostro dovere di cittadini con onestà.