Prende il nome da Ippocrate, colui che rivoluzionò il concetto di medicina e la stabilì come professione, l’operazione umanitaria del contingente militare italiano in Libia. A presentarla, alle commissioni riunite Esteri e Difesa di Camera e Senato, il ministro della Difesa, Roberta Pinotti insieme al ministro degli Esteri, Paolo Gentiloni.
“Oggi siamo pronti per avviare lo schieramento presso l’aeroporto di Misurata di una struttura ospedaliera da campo completa di personale medico e infermieristico, comprensiva della necessaria protezione e supporto logistico, per un totale di circa 300 unità – ha dichiarato il ministro Pinotti -. Una missione umanitaria, che deve essere alquanto tempestiva”.
Come tempestivo, ha spiegato il ministro, è stato l’iter che ha portato alla decisione di collaborare con la Libia. L’8 agosto scorso, infatti, il presidente libico Serraj aveva indirizzato al presidente Renzi la richiesta di strutture ospedaliere militari per curare i feriti. A seguito di questa, il 15 agosto, la Difesa aveva effettuato una prima ricognizione sanitaria per verificare quanto già presente in Libia di strutture sanitarie e quanto necessario, vista la presenza a Misurata di un ospedale. Il 23 agosto una seconda ricognizione e, successivamente a una specifica richiesta inviata dal ministro della difesa libico alla Pinotti, è stato inviato un nucleo di collegamento presso il ministero della difesa libico con compiti di coordinamento delle attività tecnico-umanitarie.
Operazione Ippocrate: ripartizione delle unità e attività
300 uomini suddivisi in tre unità: la prima, con funzione sanitaria vera e propria, sarà composta da 65 medici e infermieri; la seconda, composta da 135 uomini, avrà funzione di supporto logistico generale (manutenzione dei mezzi e delle apparecchiature, addetti alle comunicazioni, gestione amministrativa, organizzazione e direzione attività); la terza, composta da 100 unità (agenti su tre turni), sarà la Force Protection.
Nello stesso aeroporto di Misurata sarà schierato un C27-J, velivolo con funzione di evacuazione strategica, in caso di necessità e si prevede lo stazionamento di una nave della missione Mare Sicuro, già presente a largo delle coste libiche, con compiti di supporto e di protezione aggiuntiva.
Nella primissima fase iniziale, la capacità operativa dell’ospedale garantirà il triage, il primo soccorso con trattamento di codice rosso, le visite ambulatoriali, la stabilizzazione e le trasfusioni di sangue, il laboratorio di analisi, 12 posti letto e la preparazione dei pazienti per l’eventuale evacuazione aero-medica con il relativo team specializzato. Sempre nella fase iniziale sarà garantito un team chirurgico di supporto composto da sei unità che si affiancherà immediatamente al team di medici libici per incrementare le capacità dell’ospedale di Misurata, che pur con buone sale operatorie, non ha tutte le specializzazioni necessarie.
“La capacità finale – ha concluso il ministro - sarà raggiunta dopo circa tre settimane e fornirà oltre a quanto previsto nella fase iniziale, ricovero e trattamento fino a 50 pazienti comprensivi di due degenze a terapia intensiva, trattamento in pronto soccorso di codici rosso e giallo, la diagnostica per immagini, la farmacia e la chirurgia salvavita. A regime l’ospedale da campo opererà in piena sinergia e complementarità con quello civile di Misurata”.