Joseph Kabila, presidente della Repubblica Democratica del Congo incontra Papa Francesco al Vaticano. Il vertice, deciso da tempo, segue di poche ore le violenze scoppiate a Kinshasa costate la vita a circa 100 persone.
Solo ad agosto Papa Francesco si era espresso con sdegno circa i massacri silenziosi che continuano senza soluzione di continuità nel Paese africano.
Joseph Kabila, figlio del Kabila che nel 1996 liberò il Congo dal giogo di Mobutu tra massacri e violenze di ogni genere, è l’attuale leader di un Paese devastato da venti anni di guerra. Su di lui piovono da più parti accuse di violazione di diritti umani e genocidio.
Nonostante il discusso intervento della MONUC (Mission de l'Organisation des Nations Unies en République démocratique du Congo) con i suoi 17000 effettivi, l’ex Zaire non ha trovato più pace.
Finita la prima guerra civile, solo con la Seconda Guerra del Congo (a inizio millennio una galassia di milizie ribelli dell’est appoggiate dai regolari di Uganda, Ruanda e Burundi si scontrarono con gli eserciti di Congo, Angola, Ciad e Zimbabwe) si contarono quasi 3 milioni di morti tra decessi diretti e indiretti. Con le successive ribellioni nel Kivu si parla di altre centinaia di migliaia di morti e sfollati.
Dopo un breve periodo di apparente stallo, la perenne crisi politica che divide Kinshasa dalle regioni orientali si è di nuovo incancrenita. Il cuore dell’Africa appare di nuovo sull’orlo dell’ecatombe.
(foto: FarodiRoma-FARDC)