Il 9 maggio è arrivato: analisi sullo stato e le prospettive della guerra

(di David Rossi)
09/05/22

Chi si aspettava che Putin avrebbe, per lo meno, potuto annunciare sul serio ai Russi la neutralizzazione del reggimento Azov e la totale sottomissione della città di Mariupol è rimasto deluso: nella conferenza stampa di oggi, i resistenti, asserragliati nell’impenetrabile fortezza dell’Azovstal (vedi articolo) si sono fatti beffa di chi, un giorno sì e l’altro pure, li dava per spacciati, annunciando la stima di 2.500 soldati russi morti - inutilmente, è proprio il caso di dirlo - per cercare di annientarli.

Ma non è questa apparizione dei resistenti ucraini, sani e salvi, l’unico campanello d’allarme per Putin, nel giorno che, secondo i piani iniziali, avrebbe dovuto glorificare la celebrazione della definitiva sconfitta dell’“anti-Russia” di Kiev e la creazione della “Nuova Russia” nell’Ucraina centro-meridionale.

Cerchiamo di fare un rapido sunto dei motivi di allarme per il Cremlino.

  • È in atto una controffensiva ucraina, molto efficace ancorché ai minimi termini quanto a uomini e mezzi impiegati, partita all’incirca una settimana fa dalle parti di Kharkiv, che negli ultimi due giorni ha visto scontri persino nelle vicinanze di Izyum, nell’oblast di Zaporizia, ancora dalle parti di Kherson e, ultima ma non meno importante, sull’Isola dei Serpenti, dove la base militare e navale dei Russi è stata a dir poco annientata. Non abbiamo mai avuto conferme - anche solo ufficiose - di un attacco ucraino ai danni della nave "Admiral Makarov": di conseguenza, è da ritenere che ci sia stato un corto circuito mediatico, con gli attacchi nelle acque dell’Ucraina sud-occidentale presi per qualcos’altro. Ma è presto per dire l’ultima parola, anche perché il Cremlino, che pure ha smentito l’attacco, non ha fatto vedere in alcun modo filmati sulla nave e sul suo stato attuale.

  • Non si è verificato nessun significativo avanzamento delle forze russe negli ultimi giorni: appena oggi gli Ucraini hanno abbandonato il villaggio di Popasna per occupare posizioni meglio difendibili, i Russi si sono trovati sotto i colpi dell’artiglieria di Kiev nel momento stesso in cui hanno tentato di guadagnare la posizione. Il paradosso è che i territori recuperati da Kiev nelle ultime due settimane eccedono come superfice quelli occupati dai Russi all’inizio della “grande offensiva” (che grande non è: vedi articolo) l’11 aprile.

  • L’aeronautica di Kiev si è dimostrata tutt’altro che battuta: pur impiegando piccoli numeri (al massimo 2-4 velivoli), è stata capace di infliggere danni significativi alle forze di terra russe fisse e in movimento, dimostrando ancora una volta l’assenza di una effettiva superiorità aerea russa e confermando che piloti ben addestrati, con migliaia di ore di volo, possono facilmente avere la meglio anche su nemici ricchi di mezzi ma poveri di addestramento. Non dimentichiamo anche che gli occidentali stanno passando agli Ucraini pezzi di ricambio e, probabilmente, anche interi aerei ex sovietici.

  • L’ennesima maskirovka russa - vale a dire la charada delle manovre militari in Bielorussia e della “minaccia” da parte dei 1.300 (!!!) soldati russi in Transnistria - non stanno mettendo in allarme i satelliti e le intelligence occidentali: è probabile, quindi, che sia fallito il tentativo di “distrarre” truppe ucraine dai fronti più caldi.

  • L’emergere di sempre più segnali di azioni di lotta partigiana e di sabotaggio, in territorio russo, dietro alle quotidiane esplosioni negli oblast russi lungo il confine con l’Ucraina: si tratta, probabilmente, di un fronte interno in cui si sono saldati elementi ucraini di origine vicini agli interessi della Madre patria, russi oppositori della dittatura putiniana, russi e stranieri della riserva che non desiderano diventare carne da cannone per il Cremlino e russi degli apparati di sicurezza in perenne lotta fra di loro. Il risultato è che la catena logistica e dei rifornimenti va a singhiozzo.

  • Le conferme circa la difficoltà di reperire pezzi di ricambio e componenti “pregiati” per i sistemi d’arma e di sorveglianza: per esempio, il sempre più frequente impiego di dotazioni dei ministeri degli interni e delle emergenze, nonché delle forze di polizia, testimonia l’estrema difficoltà di produrre per l’industria militare. Se prima della guerra la dipendenza della Russia da Taiwan e dalla Sud Corea per i chip era già un problema e la Russia stava lottando per le sue forniture, adesso Mosca è tagliata fuori dai moderni semiconduttori in quanto non ha una propria industria avanzata e può solo importare chip di fascia bassa dalla Cina. Tuttavia, come afferma l’analista Michael Orme, "i chip di fascia alta sono vitali anche per i sistemi d'arma avanzati di oggi”. Amen.

  • Il problema costante del bassissimo morale delle truppe e della necessità di esporre gli alti ufficiali per condurre soldati di per sé incapaci di prendere l’iniziativa emerge da tante conversazioni intercettate: la guerra è servita solo a dimostrare che il re - la fanteria russa - è nudo e che, a parte l’arsenale nucleare, la Russia non ha niente che giustifichi la sua auto-percezione di grande potenza globale.

  • Infine, rimane il problema della scarsa precisione dell’artiglieria e soprattutto dei missili, ora abbattuti con maggiore efficacia dai sistemi antimissili ucraini. La campagna di “terrore aereo” è stata tanto feroce quanto inutile: è possibile che non abbia portato alcun vantaggio strategico apprezzabile e sia servita solo, come se non fossero bastate le stragi a Kiev e Mariupol, a gettare sulle forze russe una vergogna che non potranno levarsi di dosso per secoli.

Non pensate che tutto questo significhi che la Russia, indebolita militarmente, sarà indotta a cercare una soluzione diplomatica seria e accettabile per l’aggredito e l’aggressore: la soluzione negoziale esiste solo nella mente degli ottimisti a tutti i costi.

Le decisioni a Mosca vengono prese solo sulla base del rancore: non appena lo “zar” si sente minacciato, respinto o offeso, agisce di conseguenza, certo che la Russia non perde mai, è sacra e immortale.

Questa è una guerra condotta per motivi completamente irrazionali, in modo illogico, diretta spesso da persone terrorizzate o asservite, e può degenerare in un conflitto ancora più devastante, indipendentemente dal fatto che lo “zar” vinca o perda. Basta solo che lui “senta” di dover difendere la Russia.

Foto: MOD Fed. Russa