Ultimo ed Alfa ricordano Nassiriya: la loro denuncia

(di Avv. Marco Valerio Verni)
15/11/21

Si è celebrata venerdì scorso la Giornata del ricordo dei Caduti militari e civili nelle missioni internazionali per la pace, istituita con la legge n. 16 del 12 novembre 2009, in memoria del fatidico giorno in cui, oramai diciotto anni fa, ebbe luogo, in Iraq, la strage di Nassiriya.

All’epoca, i nostri militari, erano impegnati nell’operazione “Antica Babilonia” che, iniziata dopo quella denominata “Iraqi Freedom”, con la quale la coalizione a guida U.S.A., nel contesto di contrasto al terrorismo internazionale, aveva condotto alla caduta del regime di Saddam Hussein, per l’appunto, in Iraq, aveva lo scopo di “Concorrere, con gli altri Paesi della coalizione, a garantire quella cornice di sicurezza essenziale per un aiuto effettivo e serio al popolo iracheno e contribuire con capacità specifiche alle attività d’intervento più urgente nel ripristino delle infrastrutture e dei servizi essenziali”1.

Ebbene, il 12 novembre 2003, alle ore 10:40 ora locale, un camion cisterna pieno di esplosivo scoppiò davanti all'ingresso della base MSU (Multinational Specialized Unit) italiana dei Carabinieri “Maestrale”, provocando successivamente l'esplosione del deposito munizioni della base.

L'attentato provocò ventotto morti (19 italiani - tra cui 12 carabinieri, 5 militari dell'esercito, 2 civili - e 9 cittadini iracheni) e ventuno feriti, scuotendo tremendamente la nostra opinione pubblica, quasi come se le vibrazioni di quella roboante e così letale esplosione fossero giunte, percorrendo sottoterra le migliaia di chilometri di distanza che li separavano, da quella caserma martoriata nel deserto iracheno fino al nostro Paese.

Da allora, al di là dei buoni propositi, delle inchieste giudiziarie che ne seguirono, della stessa legge prima menzionata, che ha elevato quella data a simbolo per ricordare, come detto, le vittime di tutte le importanti operazioni internazionali di peace-keeping, quello a cui, purtroppo, sembra assistersi, in un clima - c’è da dire - di generale decadenza culturale e valoriale, è un atteggiamento al rimembrare sempre più stereotipato e sempre meno diffuso: sporadiche, infatti, le commemorazioni nei Comuni, nelle scuole,nelle università, così come nei luoghi della politica.

In un’atmosfera, peraltro, permeata dalla sensazione di una beffa atroce, se solo si consideri gli attuali e recenti accadimenti internazionali (vedasi, tra tutti, l’abbandono - perché di questo, al dunque, si è trattato - dell’Afghanistan, di cui pure, più oltre, si dirà) che sembrano aver reso inutili le morti subite ed i sacrifici, sotto tutti i punti d vista, svolti in anni ed anni di duro lavoro dalla comunità internazionale e dal nostro stesso Paese. Senza contare - altro lato drammatico della vicenda - le speranze tradite di chi, proprio in costoro (comunità internazionale e nostro stesso Paese) aveva riposto.

D’altronde, lo stesso 12 novembre scorso, al netto di uno stordimento generale dovuto oramai ad una univoca, costante e spesso contraddittoria campagna mediatica (e non solo) votata solo e soltanto alla tematica “Covid 19 e green pass”, la sensazione percepita è stata quella finora descritta, complice anche, forse, il concomitante impegno della nazionale di calcio, impegnata, la stessa sera, contro la rivale elvetica, nell’epico incontro-scontro valido, essendo le suddette dirette antagoniste per l’accesso ai prossimi mondiali del Qatar.

A far eccezione, la commemorazione svoltasi presso la Tenuta della Mistica, a Roma, dove si trova la casa famiglia gestita dai “Volontari del Capitano Ultimo”, nome con il quale è passato alla storia l'ufficiale dei carabinieri, Sergio De Caprio (oggi colonnello in pensione) che, il 15 gennaio 1993, durante l'operazione “Belva”, condotta in Italia dal R.O.S.- Raggruppamento Operativo Speciale dell'Arma, ebbe ad arrestare Salvatore Riina, temuto e pericoloso boss di Cosa Nostra.

Presenti alla cerimonia oltre, naturalmente, allo stesso Capitano Ultimo, anche il Comandante Alfa, nome in codice del co-fondatore del G.I.S. - Gruppo Intervento Speciale dei carabinieri, alcuni familiari delle vittime di allora, diverse associazioni d'arma e di volontariato, oltre a numerosissimi altri partecipanti, tra comuni cittadini, rappresentanti di Ordini Cavallereschi, carabinieri in congedo2.

Unanime, nelle riflessioni di tutti, l'amarezza proprio per quanto accaduto di recente in Afghanistan, con la disastrosa ritirata, prima ricordata, del contingente Nato che, in men che non si dica, ha fatto riprecipitare quel Paese nel caos più totale, vanificando, in poche settimane, il lavoro ventennale lì svolto e, soprattutto, le vite sacrificate per cercare di ricostruire una società, provata dal regime talebano di allora ed adesso ripiombata, come se nulla fosse stato, nella medesima situazione che si era tentato di cambiare.

Al netto, naturalmente, di altri discorsi come lo sfruttamento energetico e di risorse di quella regione che, secondo alcuni, sarebbe stato, sin da subito, il vero motivo ispiratore della campagna militare lì condotta (non è un caso che, all’indomani dello scellerato abbandono di quella regione da parte delle forze occidentali, vi si siano subito affacciati altre potenze, come la Russia e la Cina) ed iniziata all'indomani di un altro grave attentato, ossia quello alle Torri Gemelle, a New York, nel 2001, a seguito del quale, l'allora presidente statunitense George W. Bush dette il via ad una "worldwide and permanent war on terrorism".

"Noi siamo qui in una delle periferie più abbandonate di Roma - ha detto Ultimo - dove vi è il confine tra il degrado e la dignità, ed è qui che è giusto combattere. Oggi siamo al cospetto delle autorità più alte, le mamme, le spose,i figli dei nostri Caduti, che testimoniano il coraggio dei loro cari senza nulla chiedere. A loro, chiediamo scusa per l'indifferenza di tanti. Insieme a loro abbiamo raccolto le uniformi dei nostri Caduti e riprendiamo e portiamo avanti quella stessa battaglia".

"Oggi - ha continuato il colonnello De Caprio - del mondo delle Istituzioni, vi è solo il presidente di un municipio, del sesto municipio, Nicola Franco, e nessun altro. Ce ne ricorderemo. Ed è qui con noi, un altro combattente, il Comandante Alfa, costretto a difendersi dopo aver servito il Paese in giro per il mondo".

Commosso anche il ricordo proprio del Comandante Alfa: "Per me, oggi, è una giornata triste, anche perchè molti di quei Caduti li conoscevo. Ma, nello stesso tempo, sono felice, perchè vedo tanta gente, qui, adesso, a ricordare quegli eroi che dovrebbero essere onorati sempre, tutti i giorni, e non solo in questa circostanza. Noi, lì, abbiamo portato pace ed umanità, come in Afghanistan, dove non abbiamo fallito noi militari, ma la politica. Abbiamo illuso quei popoli".

Gli eroi di Nassiriya

Di seguito, i nomi di coro che caddero in quel vile attentato: i carabinieri Massimiliano Bruno, Giovanni Cavallaro, Giuseppe Coletta, Andrea Filippa, Enzo Fregosi, Daniele Ghione, Horacio Majorana, Ivan Ghitti, Domenico Intravaia, Filippo Merlino, Alfio Ragazzi, Alfonso Trincone; i militari dell'esercito Massimo Ficuciello, Silvio Olla, Alessandro Carrisi, Emanuele Ferraro, Pietro Petrucci; i civili Marco Beci, cooperante, e Stefano Rolla, regista.

A loro il nostro doveroso ricordo, accompagnato qui, così come è accaduto l'altra sera, dal suono del “silenzio”, che è ben diverso da quello, assordante, di chi non c'era, di chi non ha ricordato, di chi ha preferito un'altra Italia.

E, per la cronaca, a partire dal maggio del prossimo anno, proprio l’Italia, succedendo alla Danimarca, sarà chiamata a guidare la “Nato mission in Iraq”.

1 Così recita l’art. 1 della legge 1 agosto 2003, istitutiva della missione in questione.

2 Il video integrale degli interventi è disponibile al link: https://fb.watch/9h2LnuLJlN/.