Enduring Freedom, 7 ottobre 2001: una operazione navale

(di Tiziano Ciocchetti)
08/10/19

La caratteristica principale della guerra condotta dalla coalizione a guida americana in Afghanistan contro il regime dei Talebani - in seguito agli attentati di New York e di Washington dell’11 settembre 2001 - è rappresentata dal fatto che si è trattata di un’operazione prettamente navale.

Quando l’Amministrazione Bush decise di attaccare l’Afghanistan, gli Stati Uniti non disponevano di basi terrestri nei Paesi limitrofi. Alcuni governi appoggiavano la guerra contro il regime dei Talebani, ma non volevano consentire che i loro territori venissero usati per lanciare attacchi. Comunque, anche se avessero concesso l’uso delle basi aree, non sarebbe stato sufficiente, in quanto i velivoli da combattimento necessitano di una logistica complessa.

Infatti, per poter svolgere missioni prolungate, che prevedano la condotta anche di un piccolo numero di sortite, occorre poter disporre di infrastrutture per la manutenzione e le riparazioni, nonché di parti di ricambio. Inoltre campagne aeree prolungate richiedono grandi scorte di sistemi d’arma e di equipaggiamenti di supporto.

I sostenitori accaniti del potere aereo hanno sottolineato che i velivoli sono in grado di volare direttamente dagli Stati Uniti ad aeroporti situati a grande distanza grazie al rifornimento in volo. Tuttavia, una volta arrivati a destinazione, non dispongono del supporto necessario. Anche la vicinanza di porti e di navi da trasporto richiede tempo per predisporre adeguatamente infrastrutture di supporto.

Una eccezione poteva essere rappresentata dalle nazioni che possedevano gli stessi modelli di aerei utilizzati dall’USAF, come ad esempio l’Arabia Saudita con gli F-15, anche se le capacità specifiche possono non essere compatibili.

Le forze navali consentono di evitare questi problemi. Esse sono autosufficienti, compreso il necessario per condurre operazioni prolungate (almeno entro certi limiti). Un Carrier Battle Group di solito dispone di rifornitore di squadra che può distribuire carburante e sistemi d’arma, estendendo nel tempo la durata delle operazioni.

È altresì vero che il limite dell’autosufficienza nel caso di una portaerei è rappresentato dai quantitativi di carburante e armamenti che possono essere imbarcati, quindi le operazioni non possono essere condotte a lungo senza rifornimento. Una volta stabilita una base sulla terraferma, questa dispone di capacità sufficienti per essere rafforzata onde poter supportare operazioni protratte nel tempo.

D’altronde, una volta che una base è stata predisposta e rifornita, è necessario molto tempo perché le sue infrastrutture possano soddisfare una diversa necessità strategica.

Il paragone fra portaerei e basi terrestri è molto simile a quello fra il Corpo dei Marines e l’U.S. Army.

I primi sono caratterizzati per loro natura da un’elevata mobilità strategica. Le unità anfibie di cui dispongono conferiscono al Corpo capacità di autosufficienza.

Le unità dell’Esercito sono, in genere, significativamente più pesanti, e quindi molto meno mobili, ma dispongono di una superiore potenza di fuoco.

Le Forze Speciali sono di gran lunga più leggere dei Marines, e di conseguenza dispongono di inferiori capacità di resistere a forze di terra nemiche, e spesso anche molto meno mobili una volta dispiegate.

Il fatto di essere leggere rende relativamente facile il dispiegamento dal mare di unità delle forze speciali.

Quando la guerra all’Afghanistan sembrava prossima, un alto ufficiale russo commentò che gli Stati Uniti si sarebbero trovati in grande difficoltà, in quanto non disponevano di basi aeree nei pressi dei confini di quel Paese. Per tale motivo egli riteneva che le forze americane non fossero in grado di attaccare in modo massiccio, ma solo di effettuare un limitato numero di sortite mediante l’impiego di velivoli basati in America o sull’isola di Diego Garcia.

L’ufficiale russo non aveva preso in considerazione una delle opzioni principali a disposizione del Pentagono: il Golfo Persico. La differenza fondamentale tra la situazione tipicamente russa (ex sovietica) e quella americana era rappresentata dalla potenza navale a tutto spettro.

Potendo contare su un sufficiente numero di velivoli d’attacco imbarcati, gli Stati Uniti furono in grado di organizzare efficaci attacchi aerei. In Afghanistan il problema era rappresentato dall’individuare correttamente i bersagli. Spesso il valore di particolari obiettivi risultava evidente solo a chi si trovava sul terreno. La soluzione migliore era quella di inserire team di forze speciali, in profondità, nelle aeree controllate dai Talebani.

Tuttavia, come nel caso dei velivoli, i distaccamenti delle forze speciali non potevano essere infiltrate dalle nazioni che confinano con l’Afghanistan.

Seguendo l’esempio dell’attacco aereo, la soluzione fu quella di utilizzare come base un’unità navale. La portaerei Kitty Hawk (foto) venne svuotata dalla maggior parte dei velivoli imbarcati, sostituiti da elicotteri delle forze speciali (sembrerebbe che a bordo ci fossero anche gli incursori del GOI). Il territorio afghano era al limite dell’autonomia operativi degli elicotteri, ed il Governo pakistano acconsentì che questi venissero riforniti nelle proprie basi aeree.

I Marines a bordo delle grandi unità anfibie dislocate nel Golfo Persico rappresentavano una forza terrestre più pesante (ma sempre autosufficiente e mobile), in grado di essere trasportata direttamente in Afghanistan.

Quando la situazione tattica sulla terraferma divenne sufficientemente fluida, i Marines attrezzarono una base, denominata Camp Rhino. Da qui hanno avuto la possibilità di operare come una forza di terra convenzionale, sia in maniera indipendente sia in collaborazione con le forze anti-talebane dell’Alleanza del Nord, come ad esempio nella battaglia di Kandahar.

Tutte queste componenti, i velivoli, le Forze Speciali e i Marines imbarcati, hanno fatto si che quella dell’Afghanistan fosse una guerra essenzialmente navale, anche se il paese non ha sbocchi sul mare.

La guerra in Afghanistan ha impartito molti insegnamenti, due dei quali specifici per le operazioni condotte con le portaerei.

Il primo è che la distanza è importante, e le portaerei, in molte situazioni, possono rappresentare l’unico strumento a disposizione per sfruttare la potenza aerea americana. In Afghanistan è emersa la necessità di raggiungere in volo aree distanti dal mare indipendentemente da quanto una portaerei si può avvicinare ad una costa.

Il secondo è che la capacità di trasportare elevati carichi bellici è ancora importante, la precisione non può sostituire un bombardamento massiccio.

In conclusione, non ci sono dubbi che il successo degli Stati Uniti (almeno iniziale) nella condotta delle operazioni in Afghanistan sia stato merito delle sue capacità navali.

Foto: U.S. Navy / U.S. Air Force