La guerra della Cina contro i passeri: quando Pechino perse la ragione e quasi morì di fame…

(di David Rossi)
03/10/19

I social media sono una strana bestia: scrivi un editoriale storico-politico su Greta Thunberg e ti accusano di non aver citato le fonti.

Come se la vicenda del periodo caldo medievale fosse una leggenda metropolitana: quando cito Napoleone, non faccio riferimento al suo certificato di nascita!

Scrivi sulla Cina rampante del nuovo imperatore Xi Jinping e ti accusano di… aver offeso Mao, definendone il governo del Regno di mezzo “scellerato” e colpevole di aver “ridotto al lumicino la ricchezza” di quel Paese1.

Imperterrito, eccomi qui a parlare di una guerra intrapresa dalla Cina dello stesso Grande timoniere sul finire degli anni Cinquanta: quella contro i passerotti. Nel senso dei “passeracei di piccola taglia, con becchi conici robusti ed appuntiti, ali ampie e smussate, e code relativamente corte; la colorazione del piumaggio si presenta in varie combinazioni di marrone, beige, grigio, bianco e nero, talora anche giallo”, rubando la definizione da Wikipedia.

Come sarebbe a dire… la guerra ai passeri? I comunisti non erano impegnati a fare la lotta di classe? Tra un contadino ucraino e un pope russo, avevano anche il tempo di dedicarsi allo sterminio dei volatili? E poi… perché?

Andiamo per gradi…

Parliamo del regime di Mao Zedong, l’autore dei più grandi massacri della storia dell’uomo:

  • Fra i 2 e i 5 milioni di “controrivoluzionari” uccisi tra 1950 e 1952 (oltre a 6 milioni spariti nei campi di “rieducazione”);
  • Un numero incalcolabile di morti per il primo piano quinquennale (1953-1958), comunque nell’ordine delle decine di milioni;
  • 52 milioni di morti per fame durante il catastrofico Grande balzo in avanti (1959-1962), per non parlare dei milioni di morti ammazzati tra chi osava protestare contro il regime dell’uomo “quattro volte grande” capace di distruggere un quarto del PIL cinese in due anni;
  • Fra 5 e 10 milioni di morti durante la disastrosa Grande rivoluzione culturale proletaria (1966-1976), durata fino alla morte del leader e costata la completa paralisi politico-economica del Paese2.

Parafrasando le parole del Petronio di Sienkiewicz all’imperatore Nerone: Nascere sotto il governo di Mao era una...beffa atroce, ma morirvi di una morte naturale che non fosse la fame doveva essere una gioia.

Possiamo perdonargli d'aver assassinato il popolo e devastato l’economia, distrutto una cultura millenaria e ammorbato il mondo col lezzo della sua ideologia fallita...ma una cosa non possiamo perdonargli: l’inutile strage di piccoli volatili, la sua ridicola giustificazione, la sua amministrazione incapace.

Mao doveva attenersi alle sue assolute specialità: l'omicidio di massa e le persecuzioni, i campi di concentramento e il terrore. Doveva mutilare i tuoi simili, ma non cercare nemici di classe tra gli animali.

Invece, Mao questo fa: dato che il passero comune europeo si nutre di frumento e evidentemente in Cina mancava la manodopera per cacciarlo dai campi, ecco la brillante idea: nel 1958 l’uccellino fu proclamato “agente reazionario al servizio del capitalismo”3 e fatto oggetto di una campagna di sterminio condotta in modo militare, quando non direttamente dai militari.

Fu ordinato di distruggere i nidi, di impedire ai passeri di posarsi a terra per riposare in modo tale che crollassero uccisi dallo sfinimento, di romperne le uova… Soldati, studenti e operai furono mobilitati per questo4 come un sol uomo.

Fonti dell’epoca raccontano questa storia così: “All'alba, un giorno della scorsa settimana, è iniziato il massacro dei passeri a Pechino, proseguendo una campagna che dura da mesi nelle campagne. L'obiezione ai passeri è che, come il resto degli abitanti della Cina, hanno fame. E così divisioni di soldati schierate per le strade di Pechino, i loro passi soffocati da scarpe da ginnastica con suola di gomma. Studenti e dipendenti pubblici in tuniche dal colletto alto e scolari che trasportavano pentole e padelle, mestoli e cucchiai, presero tranquillamente le loro stazioni. La forza totale, secondo Radio Pechino, era di 3 milioni”5.

Quando le ambasciate straniere (sì, proprio le legazioni diplomatiche… non è un modo di dire) diventavano asilo per i poveri pennuti, decine di migliaia di attivisti si schieravano con tamburi e pentole a far rumore per impedire ai passeri di posarsi a terra e farli morire di stanchezza. I dipendenti delle rappresentanze straniere portavano via i corpi dei volatili a secchi ogni giorno…

Dopo quasi due anni gli scienziati cinesi riuscirono a ottenere udienza e spiegarono che i passeri si nutrono di insetti infestanti e senza di loro il raccolto del riso sarebbe stato aggredito dai parassiti. Peccato che il consiglio arrivò dopo un crollo della produzione del 10 e del 15%...

Guerra perduta, a costo di uno sterminio inutile, anzi dannoso, di una mobilitazione di massa che tolse forze alla produzione e di uno scempio della ragione degno solo… del regime di Mao.

1 In vero, insieme alle “guerre civili”, periodo storico che va dal 1927 al 1950: qualche lettore fantasioso ha scritto che avremmo dimenticato la Seconda guerra mondiale. Cari eurocentrici, considerate che quella che per noi è tale, per il resto del mondo ha definizioni ben diverse. Per i Russi, per esempio, è la Grande guerra patriottica.

2 Un lettore ha lodato il modo “liberale” con cui la Cina gestisce le minoranze etnico-linguistiche: vogliamo parlare dei 600.000 monaci buddisti tibetani uccisi dopo il 1950? Meglio di no, per stavolta…

3 Non è una battuta: questa fu la definizione ufficiale e presa molto sul serio.

4 Oltre che per combattere i ratti, le mosche e le zanzare…

5 The Times, 5 maggio 1958.

Foto: web