73 anni dalla storica battaglia di Filottrano

(di Giusy Federici)
12/07/17

Filottrano ha ricordato i “suoi” paracadutisti della divisione Nembo, a 73 anni dalla storica battaglia dei luoghi, con una serie di eventi curati dall’Associazione nazionale paracadutisti d’Italia ANPd’I di Ancona e dal comune della cittadina marchigiana.

Una cerimonia significativa, quella dell’8 luglio a Filottrano, dove i parà si sono ritrovati, hanno ricordato i loro fratelli caduti, hanno condiviso le emozioni e naturalmente i lanci. Perché non importa se si è ancora in servizio attivo oppure no: chi si guadagna le ali una volta le porta per tutta la vita, attaccate addosso. Non può essere altrimenti, se sei un paracadutista. E se sei un paracadutista sei anche un fratello, per sempre, senza soluzione di continuità. E fratelli sono i paracadutisti della Nembo che, insieme alle forze polacche, nei primi giorni di luglio del ’44, sacrificando la propria vita come spesso hanno fatto le forze armate italiane, fecero in modo che la popolazione civile non subisse ulteriori, inutili sofferenze.

Proviamo per un attimo a immaginare quale fosse la situazione, in quel luglio 1944, nel settore adriatico: i tedeschi stavano ripiegando sulla linea Gotica e intendevano resistere come a Cassino, nell’idea di tenere il più possibile lontana la guerra dal territorio germanico e con la famosa “ritirata combattuta”, per ritardare il più possibile l’avanzata degli angloamericani, sbarrando gli accessi al nord Italia. Gli alleati, dal canto loro, stavano avanzando, con sempre maggiori difficoltà logistiche nel rifornire le loro armate a Napoli, Bari e Taranto e avevano bisogno di conquistare porti importanti per uno sbocco sul mare, in questo caso Ancona per l’Adriatico, come Livorno sul versante tirrenico. I tedeschi resistevano, così gli alleati pensarono di radere al suolo il paese con bombardamenti aerei, senza considerare minimamente la popolazione civile. É a questo progetto di distruzione totale che si opposero i nostri paracadutisti della Nembo, in testa il comandante Giorgio Morigi. Dieci giorni di combattimenti casa per casa, un tributo di sangue altissimo, 135 i soli militari italiani caduti, decine le vittime civili. Un tributo che Filottrano non ha dimenticato.

Alla cerimonia, nel 73esimo anniversario della battaglia, dove ha preso parte anche il sottosegretario alla Difesa Domenico Rossi, militari e civili hanno ricordato quel periodo e quei ragazzi, insieme al sindaco di Filottrano Lauretta Giulioni, ad amministratori di comuni limitrofi come Poggio Rusco e Arezzo, alle sezioni Anpd’I di Ancona, Arezzo e Rimini.

C’erano i reduci Vincenzo Tommasi, 95 anni e Luigi Tosti, 97. Ad altri due reduci, al ten. Piero Gravellini, medaglia d’argento al valor militare e al paracadutista Alvaro di Domenico, Croce al valore per merito di guerra, è stata conferita la cittadinanza onoraria. A onorare i caduti anche il console polacco, una rappresentanza di parà francesi, i comandanti dei reggimenti 183° e 185° R.A.O. e, naturalmente, il picchetto d’onore del 183° reggimento paracadutisti Nembo, gli eredi dell’omonima, eroica divisione. Un evento ricordato, oltre che con la cerimonia militare e la deposizione della corona di alloro al monumento dedicato, anche con una serie di aviolanci, sia fune di vincolo che caduta libera, da parte di paracadutisti militari e civili, fin dalla mattina.

Primo alla porta e a lanciarsi, dando il via ufficiale alle cerimonie, è stato il col. Sergio Cardea, oggi in servizio al Comando di Vertice interforze C.O.I, già comandante del 183° reggimento paracadutisti Nembo.

Ogni singolo momento della manifestazione è stato importante, unico. Come l’inaugurazione del Museo della Battaglia, realizzato grazie alla ricerca continua di alcuni cittadini di Filottrano che hanno raccolto materiale e testimonianze e a Giovanni Saltarelli, che ha pubblicato un libro dedicato alla battaglia e che cura lo spazio museale, allestito con la collaborazione dell’avvocato Marco Cercaci del Mibat.

Giulio Morigi,  il figlio dello storico comandante della Nembo, ha donato il medagliere del padre al comune di Filottrano.

La serata si è conclusa con altri lanci, quelli di atleti paracadutisti in caduta libera atterrati sul piccolo stadio e quello con la formazione di canopy relative work del presidente dell'Anpd’I di Ancona Marco Andreani con il paracadutista esperto Renzo Carlini. Infine, il campione mondiale dell’Esercito, ten.col. Paolo Filippini, è atterrato con una bandiera di 200 metri quadrati.

Dire che chi ama la Patria indossando un’uniforme abbia come retropensiero la fede a un giuramento e la difesa della popolazione, non è frase fatta, né vuota forma. È il sacrificio che prende vita, è quella generosità che chi porta degnamente l'uniforme conosce e fa propria, è il sentirsi figli profondi di quella terra dei padri - per questo è Patria - che è suolo ma anche sangue, quello del proprio sacrificio per il bene comune.

La battaglia di Filottrano è stata importante, per vari motivi: il primo, per il grande sacrificio di giovani vite che non hanno esitato un attimo a morire per salvare la popolazione indifesa, che già aveva pagato tanto in termini di vittime e distruzioni, come anche per contribuire a cacciare i nazisti dall’Italia. Il secondo motivo è strategico, perché la vittoria di Filottrano da parte degli alleati ha consentito lo sbocco al porto di Ancona, aiutando a definire le sorti della guerra. L’ultimo, riguarda l’onore di un popolo, quello italiano che, nel momento in cui serve, è capace di tirare fuori i suoi elementi migliori di cui andare fieri, “orgogliosi del nostro passato, sempre degni del nostro immancabile avvenire”, come lo sono stati i paracadutisti della divisione Nembo.