"Dovete adunque sapere come sono dua generazioni di combattere: l’uno, con le leggi; l’altro, con la forza. Quel primo è proprio dello uomo; quel secondo, delle bestie. Ma perché el primo molte volte non basta, conviene ricorrere al secondo..." (Niccolò Machiavelli)
Mentre qualcuno pensa che la guerra all'orizzonte sia un problema di armi (e di denaro per acquistarle), di organici (e di denaro per reclutarli o non farli fuggire), e di fondi (e di denaro per pagare interessi che già oggi non riusciamo a coprire...), le persone semplici, soprattutto quelle che hanno vissuto l'esperienza di un combattimento, hanno ricordi ben differenti da quello che si racconta comunemente.
I non "addetti ai lavori" più onesti hanno una visione della guerra, se non romantica, certamente stereotipata. C'è chi ha letto molti libri è sa persino che nella realtà non esiste alcuna "bella morte" sul campo di battaglia... Già perché in guerra non è solo questione di morire (facile), bensì di uccidere. C'è chi lo farà a 5.000 chilometri di distanza di fronte ad uno schermo, ma una parte dei soldati dovrà assolverlo guardando negli occhi "se stesso" e togliere una vita. Un lavoro "maledetto" ma, in frequenti momenti della Storia, necessario.
Uomini e donne abituati da decenni a lavorare come "impiegati" nella Difesa, sono davvero pronti?
Uomini e donne abituati per anni a fare da piantoni o accompagnatori di agenti di pubblica sicurezza, sapranno capaci di brutalizzare la propria anima per compiere un sia pur sacro dovere?
Aver trasformato una missione in un "impiego", sarà stato il sabotaggio peggiore per la Difesa italiana?
La retorica, i bei discorsi letti (e quasi mai scritti di propria mano!!!) o le lacrime di coccodrillo, sazieranno le risposte che un giorno potrebbero venir - a furor di popolo - pretese e non "concesse"?
Ne discuteremo serenamente mercoledì 24 aprile alle 21.00 assieme al generale Marco Bertolini.
Vi aspettiamo!
Foto: X - Ukraine MoD