Il valore del soldato: Amedeo di Savoia-Aosta

(di Francesco Sisto)
13/01/21

Nel corso della storia il valore del soldato italiano è stato incommensurabile (e lo è ancora oggi). Numerosi sono stati coloro, che nei vari conflitti a cui hanno partecipato, hanno dato dimostrazione di forza, coraggio e spirito di sacrifico.

Purtroppo è impossibile elencarli tutti, specie quando si tratta di scrivere un breve intervento, e come spesso accade si è costretti a scegliere.

In questo caso ho deciso di porre all’attenzione un generale di cui, per dovere di cronaca, se ne sente parlare e scrivere assai raramente: Amedeo di Savoia-Aosta, conosciuto anche come il duca di ferro o eroe dell’Amba Alagi.

Amedeo nacque a Torino nel 1898, figlio di Emanuele Filiberto secondo duca d’Aosta e di Elena di Borbone-Orléans. A 15 anni, nel 1913, si iscrisse al Collegio militare della Nunziatella di Napoli.

Con l’entrata dell’Italia, nel 1915, nel primo conflitto mondiale il giovane cadetto partì come volontario. Venne assegnato al reggimento di artiglieria a cavallo Voloire.

Terminò il conflitto con il grado di capitano; nei tre anni di guerra ricevette una medaglia di bronzo al valor militare e una d’argento.

Dopo la guerra Amedeo andò in Somalia (Africa Orientale) con suo zio Luigi Amedeo duca degli Abruzzi, e nel 1921 si recò nel Congo belga. Una volta tornato in Italia proseguì gli studi, e frequentò la facoltà di giurisprudenza a Palermo. Nello stesso tempo riprese la carriera militare e con il grado di tenente-colonnello, nel 1925, venne inviato in Libia dove assunse importanti incarichi di comando. Nel territorio libico rimase molto tempo, infatti in Italia tornerà in maniera definitiva solo nel 1931. In quegli anni otterrà il brevetto da pilota.

Nel 1932, con il grado di colonnello, passò dal Regio Esercito alla Regia Aeronautica.

In seguito all’invasione e alla conquista dell’Etiopia da parte dell’Italia nel 1936, Amedeo fu nominato prima vicerè della colonia e, l’anno dopo nel 1937, governatore generale dell’Africa Orientale italiana.

Nel gennaio del 1940 venne promosso a generale d’armata aerea. Durante la Seconda guerra mondiale guidò le truppe italiane contro i britannici in Africa Orientale. Il suo nome è legato, soprattutto, alla strenua difesa dell’Amba Alagi (montagna nell’Etiopia settentrionale, nella Regione dei Tigré) tra l’aprile e il maggio del 1941.

In quella battaglia il duca d’Aosta con gli ultimi soldati rimasti, 7.000 fra italiani e truppe indigene, resistettero all’assedio delle truppe britanniche, circa 40.000, guidate dal generale Alan Cunningham. Il 16 maggio il generale britannico invitò il duca d’Aosta ad arrendersi; dopo tre giorni, in seguito a varie trattative, il duca e i suoi soldati cessarono di combattere e si arresero. I britannici, però, riconoscendo il coraggio e il fervore che dimostrarono le truppe italiane nei combattimenti gli concessero l’onore delle armi. Con il 19 maggio, di fatto, termina la guerra in Africa Orientale. Da sottolineare che le truppe italiane del generale Guglielmo Nasi, ritirate sulle alture di Gondar, riuscirono a resistere fino al novembre del 1941.

Dopo la sconfitta dell’Amba Alagi al duca d’Aosta gli fu conferita la medaglia d’oro al valor militare. Amedeo fu prigioniero prima in Sudan e poi in Kenya. Nell’inverno del 1942 si ammalò di malaria, e il 3 marzo del 1942 si spense nell’ospedale militare di Nairobi. Venne sepolto nel cimitero militare di Nyeri in Kenya e la sua salma, ancora oggi, riposa lì.

Il 4° stormo caccia dell’Aeronautica Militare è intitolato al duca di ferro.

Quello che è successo all’Amba Alagi è un esempio di quello che ho scritto all’inizio: Il valore del soldato. E qualche volta è giusto ricordarli.

Foto: web